Cambiamenti climatici, agricoltura e dieta alimentare: l’Italia nel mirino
La sicurezza alimentare e nutrizionale sarà fortemente minata dagli effetti dei cambiamenti climatici, soprattutto nel lungo periodo. Lo studio della rivista medica The Lancet prevede che 155 Stati nel 2050 vedranno un innalzamento dei tassi di mortalità della popolazione proprio a causa dell’aumento dei fattori di rischio per la salute legati all’alimentazione. L’Italia si posiziona al dodicesimo posto nella black list.
Il modello econometrico su cui si basa la ricerca stima che entro il 2050 i cambiamenti climatici avranno forti conseguenze sul settore agricolo a livello mondiale con ricadute sull’offerta alimentare e relativa riduzione media pro capite in disponibilità di cibo del 3,2% (99 kcal al giorno), di frutta e verdura del 4% (14,9 grammi al giorno) e di carne rossa dello 0,7% (0,5 grammi al giorno). Tali variazioni nella disponibilità e nell’assunzione di cibo sono strettamente legate ad un aumento dei fattori di rischio sull’alimentazione; con riferimento ai 155 Stato oggetto dello studio, queste variazioni potrebbero essere responsabili di circa 529.000 morti in più nel 2050 rispetto ad un modello che non include nelle variabili il fenomeno dei cambiamenti climatici.
I dati sull’eccesso di mortalità legato al clima sono sorprendenti, soprattutto alla luce di un’opinione pubblica diffusa secondo cui i cambiamenti climatici sono un fenomeno quasi estraneo al continente europeo.
In Grecia nel 2015 ci saranno circa 124 “vittime climatiche”per ogni milione di abitanti, diventando così il terzo Paese più colpito dietro Cina e Vietnam. Questi ultimi due Paesi in cima alla classifica confermano l’analisi dei dati aggregati secondo cui è previsto che la maggior parte di decessi legati al clima si verifichi nell’area del Sud Est Asiatico; difatti quasi la metà di queste morti avverrà in Cina (247.910) con 230 decessi per milione di abitanti.
Nella classifica l’Italia è al 12° posto con 4.630 morti sulla popolazione totale; la Siria, al contrario, registrerà solo 320 decessi, 840 in meno rispetto la Grecia. Oltre a Siria, Libia, Congo e altri Paesi colpiti da guerre civili e situazioni sociali instabili, ci sono Paesi europei tra cui Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo che registreranno un eccesso di mortalità legato ai cambiamenti climatici superiore sia a livello aggregato sia a livello pro capite. La Francia è 23° nella lista dei decessi totali con 1.960 casi, 26° il Regno Unito con 1.510, 30° la Romania con 1.330 morti, 34° la Germania con 1.200 e la Grecia 36° con 1.160 morti.
Germania, Francia e Regno Unito si sono classificati alti nel numero di decessi a livello aggregato a causa della numerosità della popolazione, ma, in termini pro capite, si trovano circa a metà della classifica (56°, 68° e 83° posto). Al contrario Grecia, Italia e Romania detengono record negativi anche nella lista procapite posizionandosi rispettivamente al terzo, settimo e ottavo posto.
Lo studio è il primo del suo genere in termini di valutazione dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla composizione della dieta alimentare e sull’aumento dei fattori di rischio per la salute. Nonostante si tratti di previsioni, gli effetti dei cambiamenti climatici legati all’aumento dei fattori di rischio alimentari potrebbero essere sostanziali e superare gli altri effetti sulla salute che sono stati stimati relativamente agli impatti climatici. Politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici potrebbero prevenire molte morti legate al clima e il rafforzamento dei programmi di salute pubblica volti a curare l’alimentazione potrebbe essere una valida strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.