43 Governi e migliaia di persone promuovono azioni contro l’inquinamento della plastica nei mari
30 aprile 2018: il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) in riferimento alla lotta ai materiali plastici monouso e alla riduzione delle microplastiche nei cosmetici ha dichiarato che “la marea sta già iniziando a cambiare”, grazie, in parte, agli sforzi della campagna CleanSeas. Nel mondo, e anche in Italia, si sta diffondendo sempre di più l’informazione e la sensibilità sull’inquinamento delle plastiche e sulla necessità di cambiare i nostri stili di vita e modelli di produzione e consumo.
E’ negli occhi di tutti il “continente” di plastica nell’oceano Pacifico: guarda qui.
Occorre agire per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, tra cui particolare quello relativo agli oceani (SDG 14) e quello per modificare i modelli di produzione e consumo (SDG 12).Secondo l’UNEP, la sensibilizzazione sull’impatto dell’inquinamento plastico ha contribuito a creare uno slancio globale per contrastarlo. Un anno dopo il lancio della campagna CleanSeas, 43 governi hanno aderito. Molti di questi hanno assunto impegni specifici per proteggere gli oceani, vietare o ridurre la plastica monouso e incoraggiare il riciclaggio. Lo stato indiano del Sikkim, che è stato il primo stato a vietare sacchi di plastica usa e getta nel 1998, ha vietato l’uso di acqua potabile confezionata in involucri di plastica negli uffici governativi e durante gli eventi governativi. Gli uffici ora utilizzano grandi contenitori riutilizzabili, acqua filtrata e bottiglie d’acqua riutilizzabili per le riunioni. Sikkim ha anche vietato l’uso di posate e piatti monouso in tutto lo stato come parte degli sforzi per ridurre l’inquinamento plastico e affrontare il problema dei rifiuti. Lo stato sta lavorando per far rispettare questi divieti attraverso un programma di sensibilizzazione e sanzioni per chi non li rispetta.
Inoltre, quasi 80.000 persone hanno condiviso finora, e stanno crescendo giorno dopo giorno, l’impegno di CleanSeas per eliminare la plastica monouso e le microsfere dal loro quotidiano, con molti che hanno accettato di cambiare il loro comportamento utilizzando borse di stoffa o richiedendo la rimozione di bottiglie monouso dai loro uffici. Queste persone stanno chiedendo che anche i loro governi e il settore privato affrontino il problema dell’inquinamento plastico. Ma sono ancora troppo poche, bisogna moltiplicare il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Un altro esempio è quello della SLO active, un’impresa sociale orientata alla pulizia degli oceani, che ha pubblicato una guida intitolata “Inquinamento plastico: impatto della plastica monouso sui nostri oceani”. La guida presenta fatti e dati sull’inquinamento plastico e discute alcune problematiche, come “le macchie di spazzatura negli oceani” (o “gyres”) e la plastica e microplastiche monouso. La guida descrive quindi l’impatto dell’inquinamento plastico e presenta quattro tipi di potenziali soluzioni per minimizzare questo impatto: alternative plastiche monouso; iniziative di riciclaggio della plastica; pulizia delle spiagge e degli oceani; e una lista di enti potenziali beneficiari dei rifiuti di plastica (es. aziende che seguono modelli di economia circolare e che riciclano o riutilizzano gli scarti). A titolo di esempio, la guida propone alternative alla plastica monouso, che vanno da bottiglie d’acqua riutilizzabili, borse per la spesa e tazze da caffè, riducendo posate, piatti e imballaggi usa e getta.
Tuttavia, l’UNEP avverte che la portata del problema dell’inquinamento della plastica “richiede una risposta globale”. Ad esempio, l’equivalente di un camion della spazzatura viene scaricato in mare ogni minuto, pari a otto milioni di tonnellate di plastica che finisce negli oceani del mondo. Nei prossimi cinque anni, la campagna mira a creare uno “slancio inarrestabile” verso un’economia veramente circolare. Il direttore esecutivo dell’UNEP ha dichiarato che la campagna sta lavorando per “ridefinire il rapporto del mondo con la plastica” e trasformare il modo in cui gli esseri umani consumano le materie plastiche per garantire la salute degli oceani del mondo.
Nel 2018, i seguenti aderenti alla campagna CleanSeas: Bahrain; Barbados; Belgio; Brasile; Canada; Chile; Colombia; Costa Rica, Danimarca; la Repubblica Dominicana; Ecuador; Finlandia; Francia; Grenada; Islanda; Indonesia; Israele; Giordania; Kenya; Kiribati; Madagascar; le Maldive; Malta; Montenegro; Paesi Bassi; Nuova Zelanda; Norvegia; Oman; Panama; Perù; le Filippine; Polonia; Santa Lucia; Seychelles; Sierra Leone; Sud Africa; Spagna; Sri Lanka; Sudan; Svezia; Regno Unito; e Uruguay.L’Italia ha aderito alla campagna ad aprile 2017 con l’allora ministro Gian Luca Galletti che si è impegnato a “promuovere tempestive azioni di sensibilizzazione e di aumento delle conoscenze anche attraverso il raggiungimento degli obiettivi della CleanSeasCampaign con concrete iniziative nazionali e di concertazione internazionale”.
La difesa e la conservazione durevole degli oceani rappresenta uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile inclusi nell’agenda 2030 (SDG 14). Secondo i dati delle UN circa il 40% degli oceani è pesantemente influenzato dalle attività umane, in particolare inquinamento, esaurimento delle risorse ittiche e perdita di biodiversità lungo la costa. Tra gli obiettivi dell’agenda 2030 si sottolinea la necessità di prevenire e ridurre in modo significativo qualsiasi forma di inquinamento marino, in particolare quello esercitato da attività sulla terra ferma.
FOCSIV, impegnata attivamente nel sostenere la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, ha aderito alla campagna CleanSeas perché una gestione attenta degli oceani è prerequisito fondamentale per garantire uno sviluppo sostenibile.
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