Petizione per una ripartenza sostenibile e inclusiva
FOCSIV aderisce e invita a leggere e firmare l’appello di Rinascimento Green. Ci vogliono scelte coraggiose per rispondere all’emergenza sanitaria e climatica, se non vogliamo più che sia come prima. La Federazone partecipa a questa iniziativa con ENGIM nel quadro del progetto europeo Make Europe Sustainable for All.
AMBIENTE, SALUTE, ECONOMIA sono tre parole che oggi più che mai, vanno considerate un unicum. Dobbiamo affrontare contemporaneamente sia la crisi economica, che quella sanitaria che quella climatica, occuparsi di una senza guardare alle altre non ha senso perché quotidianamente la scienza ci dimostra come sono interconnesse.
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci offre l’opportunità per cambiare rotta e ricostruire su delle basi solide e positive, rafforzando un’economia diffusa, quindi per tanti e non per pochi. E’ il momento di fare scelte forti e lungimiranti. Il PIL non può essere il termometro della salute di un paese infatti il miraggio di una crescita economica infinita in un pianeta finito ci sta portando alla rovina. Non possiamo lasciare ai nostri figli un futuro precario, privo di speranza, su un pianeta tormentato da eventi climatici estremi e lotte sociali asprissime, dai quali in pochi riusciranno a salvarsi.
In questa ottica, proponiamo le 5 priorità che riteniamo necessarie per l’attivazione di una ripresa che sia in grado di guardare al futuro e affrontare con efficacia e tempestività le crisi che minacciano la nostra vita. Sono azioni che creerebbero milioni di posti di lavoro in tutta Italia, abbassando le emissioni di CO2, incoraggiando i nostri innovatori e le nostre aziende aziende, e riducendo sensibilmente i costi per le famiglie nel breve e lungo periodo.
1. Case, uffici e aziende a consumo quasi zero. Efficientamento energetico e utilizzo di energia rinnovabile di tutti gli edifici pubblici e privati, rendere la misura accessibile anche alle fasce più deboli attraverso un sistema trasparente, vigilato e deburocratizzato.
2. Territorio sano e sicuro. Messa in sicurezza del territorio attraverso bonifiche ambientali e riassetto idrogeologico. Stop alla cementificazione. Assumere migliaia di lavoratori per il restauro ecologico del paese e dei nostri mari, per tutelare la qualità dell’acqua, dell’aria e del nostro cibo e renderci pronti ad affrontare le temperature in aumento, la siccità, l’innalzamento del livello del mare e le condizioni meteorologiche estreme. Effettuare più manutenzione delle infrastrutture esistenti invece che aggiungerne di nuove.
3. Muoviamoci diversamente. Allargare le reti di mobilità sostenibile e di telelavoro in tutto il Paese per ridurre l’inquinamento atmosferico, supportare il distanziamento sociale e aiutare le persone a fare scelte sane. Rafforzare le piste ciclabili, i trasporti pubblici, i collegamenti ferroviari e una rapida transizione verso la mobilità a basse emissioni zero accessibile a tutti – smettere di salvare l’industria aerea altamente inquinante.
4. Economia diffusa, di qualità e circolare. Rafforzare una economia del turismo, dell’agricoltura, della cultura e dell’artigianato del Made in Italy, che siano di qualità e diffuse, quindi non concentrate nelle mani di pochi. Sviluppare reti per le vacanze a corto raggio. Anche così i nostri centri, grandi e piccoli, diventeranno più resilienti. Dobbiamo privilegiare un sistema “circolare”, in grado di alimentare le produzioni con materie prime “secondarie” derivanti da recupero e riciclo di scarti e prodotti a fine vita, in modo da generare risparmio, ridurre lo sfruttamento delle risorse e la produzione di rifiuti di materiali non recuperabili. Dobbiamo comprare meno cose inutili e investire su cibo di qualità.
5. Innovazione tecnologica al servizio della sostenibilità e incentivazione dello smart working. Il superamento del digital divide, attraverso un piano nazionale per la connessione a banda larga permetterebbe l’incremento dello smart working, il quale fra i vari vantaggi, garantirebbe il decongestionamento delle grandi città in favore di piccoli centri.
Per sostenere queste azioni e investire nella capacità di creare lavoro, dobbiamo recuperare soldi attualmente investiti in attività che inquinano e producono ricchezze per pochi. Ridestiniamo sia i sussidi che attualmente destiniamo alle fonti fossili e che gli altri sussidi considerati dannosi (in base alla definizione del Ministero dell’Ambiente), attiriamo fondi europei per la transizione ecologica, recuperiamo soldi nascosti dall’evasione fiscale delle grandi imprese (che guadagnano in Italia ma pagano le tasse nei paradisi fiscali), e la criminalità organizzata; lo sviluppo delle idee proposte, creando nuovi posti di lavoro aumenterà il gettito fiscale e diminuirà la quantità dei servizi di sussidi. Inoltre, dovremo stabilire criteri di sostenibilità ambientale e sociale e far pagare le aziende che non li rispettano.
Tutto questo sarà un primo passo per preparare la resilienza alle crisi economiche, sanitarie e ambientali che verranno — ed è anche importante il modo in cui si realizzano questi cambiamenti. Dobbiamo farlo nel modo più trasparente e partecipato possibile, utilizzando nuovi strumenti che permettano ai cittadini di dare un contributo cosciente. Gli scienziati dell’ambiente, gli architetti del paesaggio e della sostenibilità, gli ingegneri delle energie rinnovabili, psicologi, sociologi, medici ed altri esperti devono essere al centro delle decisioni che potranno diminuire gli impatti della crisi climatica ed ecologica e pensare in modo lungimirante al benessere di tutti.
Sarà inoltre fondamentale ribaltare il paradigma economico che ci porta a sfruttare risorse e lavoratori, a scapito di tanti per il bene di pochi. Se agiamo insieme adesso, possiamo utilizzare questi mesi per realizzare una svolta verso una vita più dignitosa, investendo nelle persone e nelle comunità, riducendo l’instabilità finanziaria e ambientale in futuro. Un momento in cui agire insieme, consapevolmente e costruendo il futuro migliore che possiamo realizzare.
FIRMA LA PETIZIONE