Nota dei vescovi dell’Amazzonia brasiliana sulla situazione di persone e foreste ai tempi della pandemia Covid-19
Condividiamo l’articolo pubblicato da Paolo Annechini di Missio Italia per la campagna Chiudiamo la Forbice.
Le operazioni economiche che danneggiano l’Amazzonia
dobbiamo etichettarle con il nome proprio: ingiustizia e crimine”
“È necessario indignarsi”.
(Papa Francesco – Cara Amazzonia, 14-15)
Noi vescovi dell’Amazzonia, affrontando l’avanzata incontrollata di COVID 19 in Brasile, specialmente in Amazzonia, esprimiamo la nostra immensa preoccupazione e chiediamo maggiore attenzione da parte dei governi federale e statali verso questa malattia che si sta diffondendo sempre più in questa regione. I popoli dell’Amazzonia richiedono un’attenzione speciale da parte delle autorità affinché le loro vite non vengano ulteriormente sottoposte a violenza. Il tasso di mortalità è uno dei più alti nel paese e la società sta già assistendo al collasso dei sistemi sanitari nelle principali città, come Manaus e Belém. Le statistiche fornite dai media non corrispondono alla realtà. Il test non è sufficiente per conoscere la vera espansione del virus. Molte persone con evidenti sintomi della malattia muoiono a casa senza assistenza medica e accesso a un ospedale.
Alla luce di questo scenario pandemico, spetta alle autorità pubbliche attuare strategie responsabili per i settori di popolazione più vulnerabili. Popoli indigeni, le comunità quilombole e altre comunità tradizionali corrono un rischio elevato, che si estende anche alla foresta, dato l’importante ruolo di queste comunità nella sua conservazione. I dati sono allarmanti: la regione ha la percentuale più bassa di ospedali nel paese, sia quelli di bassa che quelli di alta complessità (solo il 10%). Ampie aree del territorio amazzonico non dispongono di letti in Terapia Intensiva e solo poche municipalità soddisfano i requisiti minimi raccomandati dall’Organizzazione mondiale Sanità (OMS), in numero di posti letto e Terapia Intensiva per abitante (10 posti per 100 mila utenti).
Oltre alle popolazioni della foresta, sono esposte anche le popolazioni urbane, specialmente nelle periferie e le loro condizioni di vita sono ulteriormente degradate dalla mancanza di servizi igienici di base, di alloggi dignitosi, di alimentazione e di lavoro. Sono migranti, rifugiati, indigeni urbani, lavoratori industriali, lavoratori domestici, persone che vivono di lavoro informale e chiedono la protezione della loro salute. È obbligo dello Stato garantire i diritti affermati nella Costituzione Federale offrendo condizioni minime perché possano superare questo grave momento.
Deforestazione in aumento
La ricerca dell’oro, l’estrazione mineraria e la deforestazione per la monocoltura di soia e l’allevamento di bestiame per l’esportazione sono aumentate in modo allarmante negli ultimi anni. Secondo il sistema Deter-B, sviluppato dall’ Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale (INPE), la deforestazione nella foresta Amazzonica è aumentato del 29,9% in marzo 2020, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Ha contribuito a questo aumento, l’evidente allentamento delle ispezioni e il continuo discorso politico del governo federale contro la protezione dell’ambiente e le aree indigene protette dalla Costituzione Federale (art. 231 e 232). Il coronavirus che ora ci sta affliggendo e la crisi socio-ambientale stanno già facendo prevedere un’immensa tragedia umanitaria causata da un collasso strutturale. Con l’Amazzonia sempre più devastata, arriveranno altre pandemie successive, peggio di quella che stiamo vivendo attualmente.
Violenza in aumento nelle aree rurali
Siamo estremamente preoccupati per l’aumento della violenza nelle aree rurali, il 23% in più rispetto al 2018. Nel 2019, secondo i dati di “Caderno Conflitos no Campo Brasil 2019”, della Commissione Pastorale per la Terra (CPT Nazionale), l’ 84% degli omicidi (27 su 32) e il 73% dei tentati omicidi (22 su 30) è avenuto in Amazzonia. Causa principale dell’aumento della violenza nelle campagne e della deforestazione dell’Amazzonia è senza dubbio l’estinzione, la rottamazione, la destrutturazione finanziaria e la strumentalizzazione politica degli organismi come il Ministero dello Sviluppo Agrario (MDA), la Fondazione Nazionale per gli Indios (FUNAI), l’Istituto Brasiliano per l’Ambiente (IBAMA) e degli organismi di ispezione e controllo dell’agricoltura, dell’ambiente e del lavoro.
Siamo inoltre preoccupati per la militarizzazione del Consiglio nazionale per l’Amazzonia Legale, ai sensi del decreto n. 10.239, 11 febbraio 2020, costituito soltanto da membri del governo federale, senza la partecipazione degli Stati, dei comuni, né della società civile, e il suo trasferimento dal Ministero dell’Ambiente alla Vice Presidenza della Repubblica.
Noi, vescovi dell’Amazzonia brasiliana che firmiamo questa nota, invitiamo la Chiesa e l’intera Società civile a richiedere interventi urgenti dal Governo Federale, dal Parlamento Nazionale, dai Governi Statali e dalle Assemblee legislative al fine di:
- Salvare vite umane, ricostruire comunità e relazioni attraverso il rafforzamento delle politiche pubbliche, in particolare del Sistema Unificato per la Salute (SUS);
- Ripudiare i discorsi che squalificano e screditano l’efficacia delle strategie scientifiche;
- Adottare misure restrittive per l’ingresso delle persone in tutti i territori indigeni, a causa del rischio di trasmissione del nuovo coronavirus, ad eccezione dei professionisti dei Distretti Sanitari Speciali per gli Indios (DSEI);
- Condurre test sulla popolazione indigena per adottare le necessarie misure di isolamento e prevenire la diffusione del COVID-19;
- Fornire i dispositivi di protezione individuale (DPI) raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in quantità adeguata e con le istruzioni corrette per l’uso e lo smaltimento;
- Proteggere gli operatori sanitari che lavorano sui fronti della salute delle persone, accompagnandoli anche nelle loro debolezze psicologiche e fisiche;
- Garantire la sicurezza alimentare degli indigeni, delle comunità quilombole, delle comunità dei fiumi e altre popolazioni tradizionali in Amazzonia;
- Rafforzare le misure di ispezione contro la deforestazione, l’estrazione mineraria, in particolare su terre indigene e di comunità tradizionali e aree di protezione ambientale;
- Garantire la partecipazione della società civile, dei movimenti sociali e dei rappresentanti di popolazioni tradizionali negli spazi per le decisioni politiche;
- Rifiutare la misura provvisoria 910/2019, che propone una nuova regolarizzazione del territorio in Brasile, in quanto elimina la riforma agraria, la regolarizzazione dei territori delle popolazioni indigene e tradizionali, favorisce il land grabbing, la deforestazione e le iniziative predatorie, regolarizza le occupazioni illegali da parte dell’agroindustria, promuove la liquidazione di terre pubbliche dell’Unione a prezzi irrisori e autorizza l’acquisto di territori da parte del capitale straniero, lo sfruttamento speculativo delle foreste e incoraggia l’invasione e la devastazione dei territori indigeni e tradizionali;
- Rifiutare il Progetto di Legge 191/2020 che regola l’articolo 176.1 e l’articolo 231.3 della Costituzione Federale che stabilisce le condizioni specifiche per lo svolgimento di ricerche e attività estrattive delle risorse minerali e idriche nelle terre indigene;
- Abrogare il decreto n. 10.239 / 2020, restituendo il Consiglio Nazionale dell’Amazzonia Legale al Ministero dell’Ambiente, con la partecipazione di rappresentanti della FUNAI e dell’IBAMA e altre organizzazioni della società civile, indigene o a difesa degli Indios come il Consiglio Missionario per gli Indios (CIMI), che attuano in Amazzonia;
- Revocare l’Istruzione Normativa n. 09/2020 della FUNAI, che consente l’invasione, lo sfruttamento e perfino la commercializzazione di terre indigene non ancora riconosciute.
La Chiesa in Amazzonia, dopo un ricco processo di ascolto in vista della realizzazione dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia, rimane vigile e attenta a questi scenari ed esige, facendo eco al grido dei poveri e della Terra, che vengano prese misure urgenti per fermare le attività predatorie e, allo stesso tempo, che si investano forze alternative alla proposta fallita di progresso e sviluppo che distrugge l’Amazzonia e minaccia la vita dei suoi popoli.
Nostra Signora di Nazareth, regina dell’Amazzonia, ci accompagni e ci aiuti nel nostro desiderio di servire i poveri e nella difesa intransigente della giustizia e della verità.
Brasília-DF, 4 maggio 2020.
Firmano questa nota il Card. Cláudio Hummes, OFM –
Presidente della Commissione episcopale per l’Amazzonia
assieme ad altri 66 vescovi di diocesi brasiliane in Amazzonia