L’Unione europea deve dotarsi di risorse proprie per gestire le migrazioni: più debito e più tasse

Il finanziere Soros va controcorrente. Mentre l’Unione europea è invischiata in politiche di austerità e in una tendenza alla ri-nazionalizzazione, Soros invoca più potere a livello “federale”. L’Unione europea, se vuole gestire le migrazioni, deve investire più soldi senza dipendere dai contributi degli stati membri, per una politica fondata sui diritti umani.
Giovedì 30 giugno, la Commissione Bilanci del Parlamento Europeo ha tenuto un’audizione con le Commissioni Affari Esteri, Sviluppo e Libertà Civili, volta a discutere le implicazioni budgetarie della crisi migratoria e dei rifugiati. Al centro del dibattito è emerso il bisogno di trovare fondi costanti da consacrare al rinforzo di politiche volte a gestire l’immigrazione, la protezione dei confini esterni, lo sviluppo dell’agenzia Frontex e del Sistema Comune di Asilo Europeo, lo schema di riallocazione così come la lotta contro le cause primarie del flusso di persone bisognose di protezione internazionale, contrastando in questo modo l’attuale tendenza di ricorrere a fondi di emergenza.
L’invitato principale, l’imprenditore e attivista George Soros, ha identificato il problema principale nello scarso budget europeo, nelle politiche fiscali restrittive e soprattutto nella non messa a frutto del potenziale del debito sovrano. Egli suggerisce dunque di aumentare il debito europeo facendo leva finanziaria sul budget dell’Unione , visto che il sistema basato sul contributo dei singoli stati membri non può che funzionare nel breve termine e finché lo stato in questione è disposto ad erogare fondi. Con livelli di tassi d’interesse storicamente bassi, il momento appare dunque propizio per attuare una tale politica finanziaria. Essa potrebbe essere messa in pratica con due strumenti già esistenti: il meccanismo europeo di stabilità e il fondo assistenza alla bilancia dei pagamenti. Investire importanti somme nelle politiche immigratorie e prevenire conseguenze drammatiche, come per esempio la diffusione di sentimenti xenofobi, è quindi fortemente auspicabile. Un’ulteriore politica economica capace di rafforzare il budget europeo consiste nella creazione (o nell’aumento) di tasse europee, di cui la proposta della Commissione della tassa sulle transazioni finanziarie europee ne è un esempio. Tale proposta fa eco alla Campagna 005, che coinvolge 10.000 organizzazioni della società civile (tra cui Focsiv) e si muove a favore della creazione di un’imposta su ogni compravendita di strumenti finanziari. Inoltre, Soros sostiene che i finanziamenti accordati alla politica di coesione e a quella agricola andrebbero ridotti, invito accolto non senza critiche dai parlamentari europei a causa della sua impopolarità.
Infatti, egli pronostica il bisogno di un contributo finanziario annuale pari a 3 miliardi di euro sia per le politiche interne (per garantire condizioni di accoglienza dignitose, per procedure di richiesta d’asilo efficienti e per offrire opportunità valide di integrazione), che per quelle esterne (sostegno ai paesi che ospitano i rifugiati, creazione di lavoro in paesi africani e del Medio Oriente). Questa cifra esclude i costi sostenuti dai singoli paesi membri, che ammonta a un totale di 200 miliardi di euro nell’arco dei cinque prossimi anni (2016-2021). Inoltre, egli esprime une certa preoccupazione per quanto riguarda la recente politica della Commissione Europea, ovvero quella di garantire fondi ai paesi terzi a seconda della loro capacità di “non creare” o “contenere” rifugiati, approccio che mina seriamente i valori fondanti dell’Unione e mette in pericolo i diritti umani delle persone in bisogno di protezione internazionale.
Le proposte avanzate da Soros sono decisamente rivoluzionarie e in quanto tali hanno causato reazioni divergenti tra i membri del Parlamento Europeo. Così, l’eurodeputato Gérard Deprez (membro del partito dei Liberali e Democratici) mette in discussione l’accettazione di tali proposte da parte dei cittadini europei, sostenendo che l’attribuzione di 3 miliardi alla politica sull’immigrazione potrebbe condurre ad un aumento del sentimento anti-europeo. La stessa preoccupazione, benché intesa con la speranza che questo effetto si concretizzi, è condivisa dall’indipendentista e membro del partito Europa della Libertà e Democrazia Diretta Gerard Batten. Dall’altro lato dello spettro politico, Ernst Maragall (partito dei Verdi) accoglie positivamente le parole di Soros e sottolinea come la politica di respingimento dei migranti debba cambiare a favore di un atteggiamento più inclusivo e accomodante, che sia accompagnato da una crescita reale sostenibile e da una revisione delle priorità del bilancio.
Ciò che emerge da questo incontro è dunque la necessità di trovare finanziamenti costanti e maggiormente sostenibili, impresa non facile in un’Europa dallo scarso budget. In questo contesto, Soros esorta a mettere a frutto la tripla A europea, segno di una stabilità finanziaria che pochi paesi hanno il lusso di possedere. Tuttavia, le politiche al centro del dibattito rimangono fortemente focalizzate sulla questione della sicurezza europea, mostrando poca attenzione ai diritti dei migranti.