Morti per una frontiera
Foto: Juan Medina | Medici del mondo
Nel quadro del progetto Volti delle Migrazioni, riprendiamo il comunicato de la Coordinadora de organizaciones para el desarrollo sulla tragedia di Melilla. La Coordinadora è la rete spagnola delle organizzazioni della società civile che operano nella cooperazione allo sviluppo (fonte: https://coordinadoraongd.org/2022/06/denunciamos-el-ejercicio-sistematico-de-la-violencia-en-las-fronteras/?utm_source=twitter&utm_medium=share_button&utm_campaign=estructural). Nessuna persona dovrebbe morire per una frontiera!
Denunciamo l’esercizio sistematico della violenza alle frontiere
La strage avvenuta a Melilla per la quale almeno 37 persone hanno perso la vita è il risultato di una politica che esternalizza e militarizza i confini, nega i diritti umani e attacca chi cerca rifugio. È il risultato della necropolitica che governa il confine meridionale dell’Europa.
Da tempo denunciamo le politiche migratorie della “Fortezza Europa”, gli accordi con i Paesi che non rispettano i diritti umani e la deviazione dei fondi di cooperazione per il controllo delle migrazioni. Tali pratiche devono cessare immediatamente.
La celebrazione del vertice Nato a Madrid ci consente di dare voce ad una allerta: la Spagna vuole chiedere che la migrazione sia considerata una “minaccia ibrida”. L’intenzione di militarizzare ulteriormente i confini avrà gravi conseguenze per la vita delle persone in fuga da conflitti, violenza e miseria.
Chiediamo un’indagine indipendente, su entrambi i lati del confine, che individui le responsabilità e garantisca verità, giustizia e riparazione per le persone che hanno perso la vita e le loro famiglie. Siamo profondamente dispiaciuti per la morte di 37 persone, sia migranti che forze dell’ordine; siamo solidali con le loro famiglie e chiediamo un’indagine giudiziaria immediata per chiarire i fatti. Le persone che sono state ferite dovrebbero ricevere un’assistenza sanitaria adeguata e di qualità.
Le ONG che lavorano al confine con il Marocco hanno denunciato un aumento della violenza a seguito della ripresa della collaborazione tra Spagna e Marocco sulla migrazione. Accordi di questo tipo contribuiscono ad aumentare la violazione dei diritti umani.
Mentre questo sta accadendo a Melilla, la scorsa settimana il governo spagnolo ha presentato il percorso per l’elaborazione del suo secondo piano per i diritti umani; i documenti sono di scarsa utilità quando i diritti vengono sistematicamente violati al confine meridionale. Definire questa azione come una “operazione ben risolta” mostra la mancanza di un reale impegno del governo spagnolo per i diritti umani e la vita.
A Nador, la sepoltura delle vittime nelle tombe viene preparata senza indagini o autopsie, senza un’identificazione del defunto. La gravità di questa decisione ricorda quella già sperimentata nel caso di Tarajal e dimostra che si tratta di una pratica comune che viola i più elementari diritti umani e la dignità delle persone.
Molte delle persone che hanno perso la vita erano sudanesi e quindi ammissibili alla protezione internazionale. Inoltre, ci sono state operazioni di ritorno illegali che continuano ad essere mantenute e per le quali l’ONU ha condannato la Spagna in diverse occasioni.
Nella settimana in cui Madrid ospita il vertice della NATO avvertiamo: l’interpretazione della migrazione come minaccia alla sicurezza, significherà maggiore sofferenza, violenza, violazione dei diritti umani e morte. Aggiungerà benzina sul fuoco alla preoccupante deriva militarista.
Per tutti questi motivi:
- Esprimiamo le nostre profonde condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari.
- Chiediamo un’indagine immediata che chiarisca l’accaduto, chiarisca le responsabilità e garantisca verità, giustizia e riparazione alle vittime. Un’indagine che deve essere condotta dal governo spagnolo, dal governo marocchino e dalle corrispondenti istituzioni internazionali.
- Chiediamo un’adeguata assistenza sanitaria per le persone che sono state ferite e la piena garanzia dei loro diritti. Un adeguato percorso legale deve essere assicurato per coloro che possono essere soggetti a protezione ufficiale.
- Il Marocco dovrebbe identificare i defunti e rimpatriare i loro corpi nei rispettivi paesi di origine, in collaborazione con le organizzazioni dei migranti.
- Chiediamo la fine delle espulsioni, come l’ONU ha ripetutamente chiesto alla Spagna. Devono inoltre essere garantiti percorsi legali e sicuri, come previsto dal diritto internazionale in materia di migrazione.
- Le politiche europee devono essere riviste. La deviazione dei fondi di cooperazione per il controllo della migrazione deve cessare immediatamente. La cooperazione deve combattere la povertà e le disuguaglianze; in nessun caso può rafforzare i sistemi militari, esternalizzare le frontiere o contenere le persone in fuga da conflitti e miseria.
- Nel bel mezzo del vertice NATO a Madrid, abbiamo avvertito: la qualificazione della migrazione come “minaccia ibrida”, come intende la Spagna, alimenterà l’escalation militare, incoraggerà la violazione dei diritti umani e metterà a rischio la vita di persone in cerca di una vita dignitosa.
- Mettiamo anche in guardia dai discorsi che descrivono come “violente” le persone che migrano. Criminalizzare coloro che fuggono da conflitti e miseria alimenta l’incitamento all’odio e ci porta a situazioni molto pericolose. Chiediamo ai rappresentanti politici, ai media e alla società nel suo complesso di promuovere narrazioni che rispettino i diritti umani e promuovano la pace. Non farlo ci porta alla più pura banalizzazione del male.
- Incoraggiamo i cittadini a continuare a chiedere che l’escalation militare imposta alle frontiere sia fermata, che il diritto alla vita sia rispettato e che sia promossa la cultura della pace.
- Il governo spagnolo deve essere coerente con le disposizioni del progetto di legge sulla cooperazione, che stabilisce l’obiettivo di “promuovere un approccio globale alla migrazione incentrato sulle persone e sui loro diritti, sulle cause profonde della migrazione, sullo sviluppo sostenibile, sulla prevenzione della tratta e del traffico di esseri umani e sulla protezione delle vittime e dei sopravvissuti, e affrontare le esigenze dei rifugiati e delle vittime di sfollamenti forzati, in conformità del diritto internazionale, in particolare dei diritti umani.” Le parole non reggono se non portano a politiche reali.