Fino a quando saranno troppi gli uomini, le donne e i bambini morti nel Mediterraneo?

Ufficio Policy – Da ieri, domenica 26 febbraio, tornano a levarsi le voci inorridite per la tragedia del mare di fronte alle coste di Crotone. Decine di morti, oltre 50 forse 60 o di più, sono morti a causa del naufragio di un barcone alla deriva che portava, uomini, donne, bambini, neonati, dalle guerre e catastrofi, dalla mancanza di diritti umani e di una vita dignitosa, verso l’Italia e l’Europa.
Ma, purtroppo, non c’è niente di nuovo e imprevisto: sono quasi 26.000 i morti migranti nel mare Mediterraneo dal 2014 (Mediterranean | Missing Migrants Project (iom.int)). Quelli che riescono a non morire, lo devono alla fortuna, ai soccorsi dei mercantili, delle navi della guardia costiera e delle Ong. L’unica operazione vera di soccorso, la Mare Nostrum (Operazione Mare nostrum – Wikipedia), lodevolmente lanciata dal governo italiano nel 2014, a seguito della tragedia di Lampedusa, è stata sostituita da iniziative europee sempre più deboli e centrate solo sul controllo delle frontiere se non nei respingimenti illegali (Frontex Involved in Illegal Pushbacks of Hundreds of Refugees – DER SPIEGEL).
Ma c’è stata una importante novità, a causa di un’altra tragedia, l’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea ha deciso di aprire la sua fortezza e di accogliere i rifugiati: sono 8 milioni i rifugiati ucraini nei paesi europei (CReAM: Centre for Research and Analysis of Migration – Ukraine crisis (cream-migration.org)). Non ci sono quindi più scuse: se l’Europa vuole è assolutamente ben in grado di accogliere non migliaia, ma milioni di persone. A meno che questo doppio standard (aprire agli ucraini ma chiudere agli afgani, eritrei, somali, siriani, nigerini, …) non riveli la cattiva coscienza e il razzismo del “faro civile” europeo che si chiude di fronte a supposte invasioni.
Tutti ormai riconoscono che la questione migratoria è strutturale, complessa e sistemica. E quindi non ha bisogno di risposte semplicistiche (fermare le partenze – tenerli nei campi di concentramento?, lottare contro il traffico degli esseri umani – senza offrire canali regolari?, investire nello sviluppo per creare posti di lavoro e rispettare il diritto a rimanere – ma come? e con quali soldi?), ma di un approccio strutturale, complesso e sistemico. Senza alcuna pretesa di dare lezioni, ricordiamo qui almeno 11 punti che meritano attenzione.
- Primo, i valori di umanità ci impongono di salvare vite umane, l’Italia ha ottenuto più attenzione dall’Europa non lamentandosi, ma prendendosi responsabilità e rischi, occorre rilanciare l’operazione Mare Nostrum e non perdere tempo nel criminalizzare le Ong.
- Occorre svuotare i lager libici, sottraendoci dai ricatti delle mafie e di governi collusi, con più corridoi umanitari e operazioni di reinsediamento delle Nazioni Unite, come in parte si sta già facendo ma in modo insufficiente.
- Le vie legali sono la vera alternativa ai trafficanti di morte, ci vogliono più canali regolari ben gestiti, mentre l’accoglienza e l’integrazione devono essere rafforzate per valorizzare il capitale umano dei migranti senza spingerli verso la schiavitù nei campi agricoli o nei servizi alla persona. Lo dobbiamo a loro e alla nostra società.
- Ci vuole più cooperazione con la Tunisia e i paesi saheliani con piani finanziari centrati sul rispetto dei diritti umani, per la democrazia e per il lavoro, sostenendo i movimenti che lottano per questi valori e per una nuova economia dal basso.
- Oltre all’Africa c’è il medio e vicino oriente, la guerra in Siria, aggravata dal recente terremoto, l’insicurezza in Iraq, la crisi del Libano (vedi La pace va oltre. Sostieni la speranza – FOCSIV), la continua segregazione dei palestinesi, sono altrettante situazioni che meritano più attenzione e vicinanza, operando per la pace e la ricostruzione con la società civile locale.
- Questi paesi sono chiamati a nutrire uno sviluppo sostenibile per migliorare il benessere delle proprie popolazioni, in tal senso è necessario investire per la trasformazione eco-sociale e per il mercato interno e regionale, riducendo le dipendenze dal nord così come dai nuovi poteri emergenti. L’Europa deve fare atterrare il suo grande piano di investimenti (il Global Gateway, vedi Aiuto europeo per lo sviluppo e/o competizione geopolitica nel mondo? – FOCSIV ) a favore dei contadini, degli operai e dei piccoli imprenditori e giovani locali.
- D‘altra parte è necessario smetterla con le operazioni di accaparramento delle risorse naturali che arricchiscono le élite locali mentre espellono contadini e popolazioni dalle loro case (vedi Pubblicazioni Landgrabbing – FOCSIV). Questa potrebbe essere l’altra faccia della medaglia del cosiddetto Piano Mattei: dare più soldi ai governi locali, diverse volte autoritari e corrotti, per ottenere più risorse naturali, idrocarburi e minerali critici come il cobalto, per il nostro mercato.
- Ciò significa portare il riconoscimento dei diritti umani e della natura nelle operazioni di mercato. Negoziare la migliore dovuta diligenza possibile nel commercio e negli investimenti delle imprese europee (vedi Impresa2030, Diamoci una regolata! – FOCSIV) implica il rispetto delle popolazioni locali e la salvaguardia dei loro diritti al lavoro e a una vita dignitosa, e quindi il loro diritto a restare.
- Le crisi ambientali e climatiche stanno amplificando le crisi sociali ed economiche provocando più migrazioni. L’Italia e l’Europa hanno una grande responsabilità e devono procedere più speditamente per la transizione ecologica ed energetica mentre devono sostenere l’adattamento al cambiamento climatico dei paesi più vulnerabili. Il fondo italiano per il clima deve accelerare e riconoscere più spazio alla società civile (vedi Quando partirà il Fondo italiano clima? – ECG Project (focsiv.org))
- Se tutto ciò ha un senso, allora risulta indispensabile aumentare i fondi per l’aiuto pubblico allo sviluppo raggiungendo lo 0.7% del reddito nazionale lordo entro il 2030 (vedi home – campagna 070), come promesso già 50 anni fa dall’Italia alla comunità internazionale. Come sottolineato dal Presidente Mattarella più volte, la cooperazione allo sviluppo è un investimento per il mondo e quindi per l’Italia, per la nostra casa comune, per la nostra sicurezza umana.
- E, infine, in chiave sistemica, tutto questo significa cercare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile (Rapporto “Per una maggiore e migliore coerenza delle politiche in Italia” – FOCSIV). La questione migratoria, così come molte altre, hanno bisogno di questo approccio. Il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica deve riunirsi al più presto per approvare la strategia per lo sviluppo sostenibile e il piano per la coerenza.
Qui il Comunicato Stampa di AOI “Ancora morti nel Mediterraneo: il Governo non impedisca di salvare vite umane e rilanci l’Aiuto Pubblico per lo Sviluppo”
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