Come governare democraticamente i sistemi alimentari?
Fonte immagine About Sustainable Food Systems – Sustainability (icdasustainability.org)
Ufficio Policy Focsiv – Prossimamente, in luglio, si svolgerà a Roma dal 24 al 26 luglio, il secondo vertice mondiale sui sistemi alimentari, il World Food System Summit (UNFSS), su cui il governo italiano sta investendo molto in termini di visibilità e di sostegno al polo romano delle Nazioni Unite dedicate al tema alimentare (FAO, IFAD e WFP). Ma già il primo vertice era stato contestato (vedi Le organizzazioni contadine e dei popoli indigeni contro il Vertice sui sistemi alimentari – Focsiv)
Molte organizzazioni della società civile, di popoli indigeni, di contadini, pastori e pescatori contestano questi vertici perché stanno sostenendo un approccio non democratico e non fondato principalmente sui diritti umani. Si tratta del cosiddetto multistakeholderism, ovvero un sistema che favorisce la partecipazione di tutti gli attori portatori di interesse, ma in particolare del settore privato per il profitto e delle grandi filantropie legate a multinazionali. Sono loro infatti gli attori che più hanno capacità organizzative, di risorse finanziarie, di indirizzamento della ricerca, di sviluppo tecnologico, di comunicazione, di influenza sul mondo politico; mentre i portatori di diritti (e non solo di interessi) come i popoli indigeni, contadini, pescatori e pastori, ma anche i senza terra e i lavoratori in semischiavitù nel settore agricolo, della pesca e dell’allevamento, seppur riuniti in reti internazionali, non hanno le stesse capacità e risorse. C’è insomma una grande differenza di potere tra i portatori di interesse e i portatori di diritti, a svantaggio dei secondi. Una grande asimmetria di potere sul governo dei sistemi alimentari.
Le Nazioni Unite rappresentano innanzitutto gli Stati nazionali, i quali sono compenetrati a loro volta dai portatori di interesse e, poco, dai portatori di diritti. Se poi gli Stati nazionali, in seguito alle politiche neoliberali, si sono ristretti e sono incapaci o non interessati, volontariamente, a sostenere finanziariamente il multilateralismo del sistema delle Nazioni Unite e della cooperazione (vedi La crisi del multilateralismo, occidente e paesi impoveriti più divisi – Focsiv), ecco che lo stesso sistema delle Nazioni Unite in crisi e consapevole della prevalenza politica dei grandi poteri si rivolge ai portatori di interesse per chiedere partenariati pubblico-privati e soprattutto risorse finanziarie da investire per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, avanzando la “nuova governance del multistakeholderism”, che rappresenta invece la grande crisi di una democrazia che dovrebbe essere fondata innanzitutto sui diritti piuttosto che sugli interessi.
Si ribadisce dunque la lotta per il potere sui sistemi alimentari. Che gioco possono giocare le organizzazioni dei popoli indigeni e della società civile? Ci sono spazi e capacità per partecipare e influenzare questa deriva anti democratica? Esistono possibilità riformatrici per conciliare gli interessi privati con i diritti? O vi sono contraddizioni evidenti insanabili? Quali forme di lotta possono essere adottate?
Sono queste alcune delle domande a cui cercano di dare risposta le organizzazioni dei popoli indigeni, dei contadini, pescatori e pastori, in particolare attraverso la rete dei sistemi alimentari per i popoli (Home (foodsystems4people.org)). Di seguito i messaggi chiave del Food Systems for the People.
In che modo il multilateralismo sta promuovendo l’acquisizione da parte delle imprese della governance alimentare globale?
Il potere delle imprese, l’industrializzazione dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca e dell’acquacoltura e la concentrazione del mercato nei sistemi alimentari sono progrediti enormemente negli ultimi decenni a livello nazionale, regionale e mondiale. Le comunità, i movimenti sociali e i popoli indigeni hanno sempre lottato contro queste tendenze e politiche pericolose nei loro territori.
La proposta di governance per far avanzare il controllo del corporativismo nella governance alimentare globale è denominato “multistakeholderismo”. Il multistakeholderismo sfuma le distinzioni tra interesse pubblico e profitto aziendale, tra ricchi ed esclusi e tra governi e aziende.
In che modo il follow-up dell’UNFSS sta consolidando il multistakeholderismo?
Un chiaro passo avanti per l’ancoraggio di questa governance catturata dal corporativismo è stato il Vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite (UNFSS), tenutosi nel 2021. La contromanifestazione all’UNFSS è stata un’enorme espressione di protesta contro questo approccio e in difesa della più inclusiva governance internazionale, che è rappresentata dalla piattaforma che è stata raggiunta con la riforma del Comitato delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare mondiale (CFS).
L’istituzionalizzazione dell’UNFSS sta avanzando e la sua agenda multistakeholder si sta consolidando attraverso il Hub di Coordinamento e la sua struttura, che culminerà nel 2023 con una grande conferenza chiamata Stocktaking Moment, dal 24 al 26 luglio a Roma.
Le profonde preoccupazioni espresse contro l’UNFSS sono confermate da questi sviluppi: si sta costruendo una nuova struttura parallela al CFS; si promuove il multistakeholderismo senza un effettivo controllo intergovernativo, a scapito del multilateralismo e della responsabilità dei governi per i diritti umani; la narrativa predominante punta a una visione corporativa delle riforme dei sistemi alimentari e mira a impedire qualsiasi regolamentazione dell’espansione e della concentrazione delle imprese.
Qui è scaricabile l’analisi su questo processo di cattura della democrazia alimentare da parte dei grandi interessi: Report Sistemi alimentari