Diario di viaggio – Lisbona 2023
Dopo tanti anni ho avuto l’occasione di partire di nuovo, questa volta destinazione Lisbona. Sono partito una mattina di fine luglio, ma facciamo qualche passo indietro, prima di raccontare la mia esperienza.
Avevo appena concluso gli ultimi esami all’Istituto Tecnico Agrario e qualche mese prima ero stato selezionato al Servizio Civile Universale nel progetto “In Italia per un impegno Internazionale” con Focsiv. Avevo iniziato la formazione specifica in sede a Roma (e ora scrivo dal mio ufficio). È allora che mi è stato offerto dalla Fondazione Magis di partecipare al “4° Convegno Internazionale sulla cura del Creato” che si sarebbe tenuto all’Università Cattolica portoghese di Lisbona. Una proposta che si inseriva perfettamente negli interessi che mi avevano portato a muovere la mia candidatura per il servizio civile, volendomi impegnare per la solidarietà internazionale e crescere in competenza in materia di sviluppo sostenibile e tutela del creato.
In questo viaggio mi avrebbe accompagnato un ragazzo afghano, Abdullah, con una particolare storia alle spalle: lontano dalla famiglia, espatriato dal suo Paese a due anni dalla conquista di Kabul da parte dei Talebani. Anche in questo aspetto il viaggio si presentava arricchente. Partiti dall’aeroporto di Ciampino, dopo circa due ore e mezza di volo, atterriamo. Noi e il nostro zaino da trekking, con all’interno un sacco a pelo gentilmente prestato (nostro letto per quelle notti), ci siamo sentiti leggermente spaesati, ma pervasi dal clima caloroso e accogliente.
Da programma, saremmo stati ospitati la Paróquia São Tomás de Aquino lì entrambe le notti. Veniamo informati invece di recarci invece al Convento da Luz a Carnide. Percorrendo la strada, tra i palazzi alti e pinti, notiamo quanto sia bella Lisbona. Una volta arrivati, le facciate esterne del collegio sono un piacevole colpo rosa agli occhi. Varcata la soglia d’ingresso, un volontario della GMG ci fa strada mostrandoci le camerate, occupate dagli ospiti arrivati da tutto il mondo per le Giornate, tra cui volontari, missionari, pellegrini, frati francescani minori, e altre persone. All’interno, le “camere” sono vere e proprie aule, i banchi e le sedie sono impilati e disposti all’esterno, gli armadietti multicolore degli studenti fiancheggiano le pareti dei corridoi. Malgrado il posto fosse già pieno di gente, generosamente siamo stati accolti: come in altre occasioni, ho sperimentato la Provvidenza tendermi la mano. Alle 18, accetto l’invito alla S. Messa alla Chiesa di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione: la celebrazione si svolge contornata da canti tradizionali in una composizione a più movimenti per chitarra classica e violino, accompagnata da un coro di voci calde, quasi baritone, animando il silenzio meditativo con melodie simili alla cantiga.
Termina la messa, col mio amico ci avviamo verso il centro. Passeggiando tra i vicoli lungo la Rua do Alecrim, in discesa verso il mare. Osserviamo da lontano sulle rive di Almada l’imponente statua di Cristo Rei. Superata Piazza del Commercio proseguiamo dall’Arco da Rua Augusta fino al nostro ritorno. Ancora una volta mi stupisco del panorama, i colori slanciarsi pieni di vitalità, i promontori rocciosi infrangersi in un cielo azzurro dove le nuvole sono libere di sfrecciare, e il tutto rispecchiarsi nelle acque blu oceaniche.
Una volta rientrati in sede, prima del “coprifuoco” delle 22, lungo il corridoio sentiamo della musica ad alto volume provenire da fuori. Come segugi, arriviamo nell’atrio principale e vediamo tutti i ragazzi del collegio fare festa a ritmo di musica intercontinentale in un bellissimo chiasso assordante. Ci immergiamo nella festa e realizziamo che – a intervalli di tempo – veniva presentato un Paese e coloro che rappresentavano la propria nazione aprivano le danze con canti, balli e musiche tradizionali. E così da lontano vediamo un ragazzo con in testa un sombrero intento ad arpeggiare una chitarra classica e insieme ai suoi compagni di viaggio riprodurre un gruppo dei mariachi. Mi distraggo un secondo e da Ciudad de Mexico metto piede a Bombai con i balli Bolliwoodiani. E così facendo si annuncia un altro Paese, e un altro, e ancora.
La mattina seguente sveglia alle 6. All’Università, motivo della nostra presenza a Lisbona, veniamo accolti nell’aula magna. Iniziamo la giornata con una prima riflessione sul tema centrale del nostro incontro: “L’impegno dei giovani per l’ecologia integrale, stili di vita per una nuova umanità”. Al momento dell’iscrizione online al convegno, avevo risposto ad alcune domande e in base alle risposte ero stato inserito all’interno del terzo dei cinque gruppi sulle macro-tematiche trattate: economia, educazione e famiglia, risorse naturali, politica e tecnologia. Sono intervenuti professori universitari ed esperti tra cui geologi, climatologi, economi. Il terzo gruppo, dal titolo “Acqua, energia, agricoltura. Fare in modo che il pianto della Terra e il pianto dei poveri siano ascoltati” mi ha permesso di entrare più nello specifico. Assisto interessato a riflessioni, approfondimenti e dibattiti su come, ad esempio, riuscire a cambiare rotta, invertendo il nostro sistema verso una conversione ecologica integrale.
L’uomo fa parte della natura e non abbiamo il diritto di aggredirla impossessandocene, è un raptus suicida. Non meno importante, non va persa la naturalezza di vivere, la genuinità di relazionarci con l’Altro. Questa crisi sociale è un antropocentrismo che rispecchia la crisi climatica e ambientale. Una delle tante cause è la dimensione virtuale, il “VI continente”, che senza il nostro arbitrio prova a renderci “sociali” impoverendo le nostre vite, e che invece non potrà mai sostituire l’incontro reale. In una sessione plenaria finale, il congresso si conclude con la presentazione del lavoro a cura di ciascuno dei gruppi.
Nella strada di ritorno, il cielo di Lisbona si trasforma in un trionfo di colori, di bandiere libere al vento. Per strada si urla, si chiacchiera, si scherza in un clima avvolgente di fratellanza comune, spinti a conoscersi, uniti nella diversità. È un aprirsi alla vita, è incontrare il mondo tutto in una volta.
Qui, in questa avventura di fede, lungo il cammino ho ritrovato la vera gioia interiore dell’incontro. Mi rendo conto che non esiste un’opzione da solista e che mi sto inserendo come parte di un Disegno più grande. Questa esperienza mi ha dato il coraggio di andare oltre, la consapevolezza di ciò che conta, essere provvisto solo dell’essenziale, lontano dalle inutili futilità.
La giorno dopo, solita sveglia, il check-in è alle 16. Prima di andare, nella mia testa, mi giro un’ultima volta indietro. “Obrigado!”
Marco Bongiovanni, Volontario Servizio Civile Universale in Italia, con Focsiv.