AGRICOLTURA FAMILIARE, VIA PER GARANTIRE A TUTTI UN FUTURO PROSPERO E SICURO
Da Istanbul, dove in questi giorni si sta svolgendo la IV Conferenza delle Nazioni Unite sui Paesi Meno Avanzati (PMA), il Segretario generale della FOCSIV Sergio Marelli sottolinea l’importanza di questo appuntamento internazionale per riaffermare che il mondo non può essere a due velocità.
“Il ritmo e il modello dello sviluppo che la comunità internazionale deve adottare non possono che essere quelli che prevedono una piena integrazione dei più poveri – dice Marelli – i quali, se lasciati emarginati e abbandonati al loro destino, non consentiranno anche a quelli ricchi di garantirsi un futuro stabile, prospero e sicuro”.
Il 50% della spesa della popolazione dei PMA e dei PVS viene assorbita dall’acquisto di cibo; la maggior parte delle famiglie di questi Paesi, fonda il suo reddito sulla produzione agricola; il 70% della popolazione soggetta ad insicurezza alimentare vive nelle aree rurali; nel continente africano solo il 7% delle superfici arabili sono irrigue e sfuggono al flagello della siccità, causa principale della scarsa produttività dei terreni; l’indice FAO dei prezzi delle derrate alimentari è cresciuto del 37% rispetto al marzo 2010.
Alla luce di questi dati elencati dai rappresentanti delle Organizzazioni onusiane specializzate in alimentazione ed agricoltura intervenuti nella terza giornata di lavori della Conferenza di Istanbul, a cui si aggiunge quello drammatico di 955 milioni di persone che ancora oggi secondo la FAO soffrono la fame, “la maggioranza di chi ha provato dal podio di Istanbul a tracciare gli orientamenti e le linee di soluzione per il ritardo dello sviluppo che affligge i PMA ha insistito circa la necessità di investire in agricoltura e favorire l’inclusione nel mercato internazionale dei prodotti di provenienza da questi Paesi” spiega Marelli.
“Peccato, però, che la distanza tra i discorsi ascoltati e la realtà delle cose è enorme e forse crescente – aggiunge il Segretario generale della FOCSIV -. A dimostrarlo il fatto che dal 1971, data della prima Conferenza ONU sui PMA, ad oggi, il numero di Paesi considerati Meno Avanzati è passato da 25 agli attuali 48, 34 dei quali in Africa. Ovvero, tranne i pochi Paesi dei Sud del mondo che possono contare sulle estrazioni di minerali preziosi e di petrolio i cui PIL crescono al ritmo di 10-12% annuo, la maggioranza dei Paesi poveri che rimangono realtà agricole e rurali restano confinati tra quelli oggetto della Conferenza in corso a Istanbul e arrancano ai margini di un’economia globale improntata alle esportazione dei loro prodotti e controllata dalle grandi concentrazioni delle multinazionali alimentari”.
Gli investimenti in agricoltura, inoltre, dice Marelli “sono passati dal 18% degli Aiuti concessi ai Paesi in Via di Sviluppo del 1980 al 3% del 2009, e queste pochissime risorse sono molto spesso destinate a sostenere politiche produttive che nulla giovano alle piccole aziende agricole a dimensione familiare che costituiscono la grande maggioranza della popolazione locale. Se si vuole recuperare i PMA e dare loro una speranza di un futuro non ai margini del mondo, le raccomandazioni pronunciate a Istanbul devono urgentemente e concretamente tradursi in scelte fattive e urgenti”.
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