PAPA FRANCESCO VISTO DAL SUD
Dall’America Latina il contributo di un ex cooperante di ProgettoMondo Mlal, movimento impegnato in Sud America da oltre 40 anni, che ha raccolto le dichiarazioni di rappresentanti illustri e autorevoli della Chiesa latinoamericana, e in particolare di quella parte militante e impegnata da sempre nella difesa dei deboli, degli emarginati e dei loro diritti.
Eduardo Rojas Zepeda, ex segretario esecutivo della Vicaria della Pastorale Sociale di Santiago del Cile, ed attualmente consulente per i diritti umani della Conferenza Episcopale Latinoamericana, e Monsignor Alfonso Baeza Donoso, ex Vicario della Pastorale Sociale, e presidente onorario di Caritas Santiago, sono persone che Progettomondo Mlal conosce molto da vicino, essendo stati per molti anni interlocutori per numerosi progetti realizzati insieme.
Hanno diretto insieme, sin dai difficili anni di Pinochet e poi per molto tempo dopo il ritorno alla democrazia, una delle istituzioni simbolo della resistenza alla barbarie della dittatura cilena e della difesa strenua dei diritti umani di tanti cittadini perseguitati, la Vicaria della Solidarietà appunto, trasformata poi in Vicaria della Pastorale Sociale.
Ad Eduardo e padre Alfonso è andato immediatamente il nostro pensiero dopo l’elezione del Cardinal Bergoglio a Papa. La loro è naturalmente un’opinione importante, data la loro esperienza e storia personale.
“Siamo rimasti tutti molto ben impressionati dai suoi primi gesti e dichiarazioni, davvero di speranza“, dice Eduardo. Anche se né padre Alfonso né Eduardo ci hanno mai lavorato insieme, hanno entrambi buone referenze di Papa Francesco. Al tempo della Vicaria della Solidarietà non mancarono le accuse di complicità e connivenza con la dittatura argentina di vari vescovi e preti, ma nessuna contro il Cardinal Bergoglio.
Come ha sottolineato anche il premio Nobel per la pace Aldolfo Perez – Esquivel, la Chiesa argentina in generale ha commesso un peccato di omissione durante la dittatura, e questa è sicuramente ancora una colpa che pesa sull’istituzione e che molti nel paese non hanno perdonato.
“Non c’è mai stata in Argentina – spiega ancora Eduardo – una struttura come la Vicaria della Solidarietà, o un’azione coordinata dalla Conferenza Episcopale per difendere i diritti dei perseguitati, e nemmeno un Cardinale come Raul Silva Enriquez” (fondatore della Vicaria della Solidarietà e nemico dichiarato di Pinochet). Ma queste azioni non nascono dal niente: la Chiesa cilena aveva promosso in Cile la riforma agraria e già dagli anni ’50 aveva prodotto documenti firmati da tutti i vescovi sulle tematiche della giustizia sociale, cosa che non era avvenuta in Argentina, dove, mancando l’esperienza di un’azione congiunta sul piano politico e sociale, non ci fu nemmeno la possibilità di una rapida reazione di fronte alla tragedia della dittatura. Ci fu lo spazio per azioni individuali, come quelle attribuite al Cardinal Bergoglio, per salvare persone singole, aiutandole a nascondersi o a uscire dal paese, ma non interventi a forte impatto politico.
Le ombre di un passato così tragico e non ancora risolto non possono naturalmente essere ignorate. Ogni latinoamericano che abbia svolto un ruolo pubblico durante quegli anni ne porta una traccia e deve, in qualche modo, renderne conto.
Ma l’elezione di Papa Francesco rimane comunque un fatto che dà speranza anche ai migliori protagonisti della Chiesa e della società latinoamericana, che non dimenticano il passato ma sono consapevoli di avere a che fare con un evento di portata storica, di grande cambiamento. Tutti si augurano che queste aspettative, alimentate anche dai primi passi del nuovo Papa, non rimangano deluse.
Francesco Pulejo
ex cooperante ProgettoMondo Mlal Cile