Agenda europea sulle migrazioni: luci e ombre per lo sviluppo
Luogo di lavoro: Italia
La comunicazione della Commissione Europea è un passo avanti rispetto al dichiarazione del Consiglio Europeo del 23 aprile sulle stragi di migranti nel Mediterraneo. Innanzitutto la Commissione fa il suo mestiere è cioè sostiene la comunitarizzazione delle politiche europee contro le prospettive nazionalistiche, pur nel quadro dei limiti del Trattato di Lisbona, per cui ad esempio le decisioni sull’ammissione di migranti per motivi di lavoro rimane in capo ai singoli Stati membri.
La comunitarizzazione riguarda un’ immediata azione per salvare le vite umane nel Mediterraneo, per cui sembra di capire che Frontex abbia il mandato di soccorso e non solo di controllo delle frontiere. Si rafforza il finanziamento e possibile periodo di attuazione di Triton.
La questione sui limiti di intervento (spazio marino) rimane tuttavia non molto chiara. Passi avanti sulla ricollocazione dei richiedenti asilo e sui reinsediamenti dai Paesi dove si ammassano i profughi, in un primo tempo su base volontaria e poi in modo obbligatorio con definizione di criteri distributivi. I numeri però sono piccoli (20.000 richiedenti asilo) e non c’è certezza sulla obbligatorietà: c’è già un acceso scontro tra i Paesi membri. Preoccupante invece il coinvolgimento della Politica di sicurezza e di difesa comune (il braccio armato dell’UE) per la lotta al traffico con possibili azioni militari, le conseguenze di questo approccio potrebbero tramutarsi in nuove stragi.
Forse ancora più importante è l’impostazione di medio lungo periodo per cui le vere risposte non stanno ai confini e nella loro protezione ma nella costruzione di un vero sistema di asilo europeo e in maggiori canali per le migrazioni regolari per motivi di lavoro. Tutto però viene limitato alla selezione di migranti con qualifiche di cui ha bisogno il nostro mercato del lavoro, dimenticando che gran parte dei flussi sono invece di migranti con scarse qualificazioni ma che comunque risultano necessari per le nostre società, si pensi ai tanti lavori nel campo dei servizi o in settori come quello delle costruzioni, o ad esempio alle “badanti” (molte delle quali peraltro sono laureate! ma vengono assunte scartando la loro qualifica). Dal punto di vista dello sviluppo dei Paesi di origine sono soprattutto i migranti con basse qualificazioni quelli che contribuiscono di più alla lotta alla povertà.
Così, riguardo la cooperazione allo sviluppo, questa viene citata per combattere le cause delle migrazioni ma non sono previste più risorse rispetto a quelle già previste. Inoltre la priorità migrazioni e sviluppo appare derubricata: mentre nell’approccio globale era uno dei quattro pilastri, adesso non lo è più, e diventa funzionale ad abbattere le cause dell’immigrazione irregolare e per la migrazione legale. Altri punti emergono dalla proposta della Commissione, su cui la FOCSIV con altri organismi della società civile continuerà a riflettere, Certo che continua a rimanere sullo sfondo un approccio che non considera il diritto alla mobilità come un un diritto umano per una vita migliore. La mobilità continua (e continuerà) ad essere un privilegio per chi se lo potrà permettere, e limitato dai confini nazionali per conservare la propria pace sociale.