Apparteniamo gli uni agli altri
Dall’Ucraina alle guerre dimenticate Roma 9-11 giugno Riflessioni e testimonianze su guerre e migrazioni – FOCSIV
di Maria Grazia Meloni
Anche quest’anno, e per il terzo anno consecutivo, FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario) ha organizzato un campo giovani in cui condividere conoscenze ed esperienze su concetti focali; si è passati da tematiche quali: lo sviluppo sostenibile, l’ecologia integrale, la giustizia sociale e climatica, al tema delle migrazioni. In modo particolare, quest’anno, in considerazione dell’attuale crisi in Ucraina, è stato messo al centro della riflessione il complesso binomio: guerre e migrazioni. Il campo è stato realizzato in collaborazione con CIDSE e Change for the Planet, ed è rientrato nel quadro del progetto Volti delle Migrazioni – FOCSIV, finanziato dalla Commissione Europea.
“Se non abbiamo pace, è perché abbiamo dimenticato che apparteniamo gli uni agli altri”. Questa frase di Madre Teresa di Calcutta racchiude in sé la logica che ha sotteso e mosso i partecipanti al Campo Giovani Focsiv 2022, perché l’esperienza del campo è anzitutto una proposta di amicizia pacifica, senza barriere, tra persone che si interessano reciprocamente al bene comune.
Sono stati tre giorni intensi, scanditi dalla facilitazione esperienziale al tema dell’accoglienza e dell’integrazione dei rifugiati sul territorio italiano ed europeo, per stimolare un comune impegno di cittadinanza attiva alla pace e alla coesione sociale, ma anche come monito alla conoscenza dei conflitti nel mondo, fino all’opportunità di intervenire all’assemblea nazionale dei soci FOCSIV. Le giornate sono state cadenzate dagli interventi dei relatori che hanno animato il dibattito e aiutato alla riflessione e all’impegno concreto, sviluppando una sorta di tavola rotonda in cui la discussione è stata protagonista, mutuando, a tratti reciprocamente, i ruoli docente-discente a sostegno di una migliore conoscenza delle tematiche. I giorni sono stati caratterizzati da due momenti forti che si sono alternati: il mattino, le riflessioni e i dibattiti; il pomeriggio, l’incontro e la condivisione di spazi di inclusione e storie di vita, spesso, storie di rinascita di persone rifugiate, che hanno permesso l’accesso in luoghi istituzionali e socialmente attivi sugli argomenti approfonditi.
I giovani che hanno partecipato alle tre giornate del campo si sono messi in gioco per vivere un’esperienza da raccontare, da condividere, inglobando la formazione che allo stesso tempo è stata valicata, perché resa viva empiricamente. La relazione amicale che ha legato i partecipanti nei tre giorni condivisi, colmi di esperienze e professionalità, è ciò che rende grande un campo. Infatti, in questa connessione i limiti di azioni o fatti concreti descritti, connaturali all’essere umano, si sono convertiti divenendo una forza comune su cui riflettere e agire. Ed è così che la consapevolezza e le emozioni assunte dalla conoscenza partecipata sono diventate energia positiva: così letta negli occhi di coloro che hanno condiviso il tempo e le storie raccontate. Quando questo si concreta in un’esperienza viva, si alimenta la certezza che le differenze, intese come limite o divisione, esistono solo nella testa delle persone e che crollano appena ci si ascolta, ci si conosce, ci si ricorda di appartenere gli uni agli altri. E quando a volte le difficoltà sembrano vincere, ciò che conta è non arrendersi all’ovvio, ma cercare un orizzonte comune.
A chiosa delle intense giornate condivise, abbiamo chiesto ai ragazzi e alle ragazze di descrivere il campo con una parola o un’espressione. Sono molte le definizioni emerse: entusiasmo, partecipazione, emozione, dinamicità, lottare insieme, gioco, seminare, conoscenza, sintonia, comprensione, relazione, amicizia, opportunità, condivisione, energia. Queste parole espresse sono diventate il simbolo dei giorni vissuti, e rispecchiano le discussioni aperte dai temi affrontati, in cui argomenti come: la nonviolenza, la guerra e l’incontro fra il mondo dell’associazionismo e i giovani sono stati la genesi e l’esortazione delle giornate trascorse assieme. Tutti loro si sono raccontati, lasciandosi reciprocamente riflessioni costruttive senza avere timore di essere critici, ma allo stesso tempo propositivi al miglioramento. Si sono impegnati in una restituzione necessaria e utile, consapevoli, che il lavoro può sottendere limitazioni, superabili se condivise. Perché è proprio nell’unione che tutto diventa più bello e con l’entusiasmo fresco della giovinezza è possibile costruire nuovi spazi e nuovi modi di condivisione, dalle piccole cose della vita e quindi nei massimi sistemi su cui ci siamo addentrati. È in questa logica che la voglia di rivedersi in un prossimo campo è diventata viva.
Dunque, i giorni trascorsi insieme sono stati pregni di senso ed emozioni, di argomenti forti e testimonianze toccanti, di riflessioni e impegno e si sono conclusi con la forza di una restituzione reciproca, frutto della condivisione e del desiderio di agire e, nel contempo, rivedersi presto. Quando Daniele Taurino, uno dei relatori, ci ha invitati più volte e con forza a impegnarci alla nonviolenza, un’azione convinta e consapevole ad agire secondo la nostra coscienza per il bene comune, ci ha ricordato di come il tutto sia composto da ogni singola parte, allora, come codicillo al nostro racconto e come monito e augurio per la vita, chiudiamo questo breve scritto con le parole del grande Mahatma Gandhi: “Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo” – ogni giorno.