APPELLO DIRITTI E SOLIDARIETA’ PER I PROFUGHI NEI CAMPI BOSNIACI
FOCSIV sostiene l’appello della società civile per trovare urgenti soluzioni alle inumane condizioni dei profughi in Bosnia Erzegovina. Nel quadro del progetto Volti delle Migrazioni, sottolineiamo come non sia possibile considerare quello che sta accadendo in Bosnia come “sviluppo sostenibile”. Se l’Agenda 2030 ha un senso, se l’Unione Europea ha un senso, i profughi dovrebbero trovare canali sicuri di mobilità e situazioni di rispetto dei loro ditirri umani.
Ma, purtroppo, le politiche europee sull’immigrazione e l’asilo si arrendono sempre più all’ideologia dei paesi sovranisti. Il nuovo Patto sull’immigrazione e l’asilo proposto dalla Commissione europea indica il percorso proposto negli ultimi anni dalla destra xenofoba: chiusure, respingimenti, rimpatri e detenzioni, e solo quote simboliche e insignificanti per i canali di accesso legali sia per il lavoro che per le procedure di richiesta di protezione.
Non riuscendo a concordare regole minime relative ai diritti umani, l’UE sembra aver scelto definivamente che l’unico terreno comune praticabile sia la negazione di tali diritti. Ciò che sta accadendo nella cosiddetta rotta dei migranti nei Balcani, al confine orientale dell’Unione europea, è la logica conseguenza di questa deriva politica e culturale e del rifiuto dei principi su cui si fonda il progetto europeo.
Non vogliamo e non possiamo rimanere inermi di fronte a ciò che sta drammaticamente accadendo davanti ai nostri occhi:
– i respingimenti alla frontiera tra Italia e Slovenia, dove, in nome di un vecchio e mai utilizzato accordo di riammissione, il Ministero dell’Interno del governo italiano ha attuato nel 2020 oltre 1300 respingimenti illegali di potenziali richiedenti asilo, aggirando la legislazione italiana e comunitaria, nonché le convenzioni internazionali. Questa pratica è stata denunciata e condannata dal Tribunale di Roma come grave e illegale;
– La repressione e la violenza della polizia slovena e croata contro i migranti che attraversano il loro territorio, respingendo queste persone al confine bosniaco, senza accettare le loro domande di asilo;
– Le gravi condizioni umanitarie in cui versano migliaia di migranti e richiedenti asilo in campi di fortuna in Bosnia.
Una situazione che ha trasformato il confine orientale dell’Europa in un nuovo inferno senza regole né rispetto per gli esseri umani e dove la violenza, la persecuzione, l’isolamento forzato e l’abbandono sembrano essere diventati l’unica soluzione possibile.
Noi diciamo no!
Non è accettabile stare a guardare queste sofferenze e questi abusi sistematici.
Chiediamo all’Unione Europea, alle sue istituzioni, ai governi e alla società civile di assumersi le proprie responsabilità impegnandosi a
– garantire la libera circolazione nello spazio dell’UE, assistere e denunciare le violazioni e gli abusi dei diritti umani;
– attivare un’immediata evacuazione verso l’Unione Europea per le persone attualmente ospitate nei campi in Bosnia Erzegovina, con un’equa distribuzione tra gli stati membri, dando priorità ai minori, alle famiglie e alle persone bisognose di assistenza sanitaria;
– garantire nel frattempo le risorse e le azioni necessarie, anche attraverso accordi bilaterali, per l’immediata assistenza umanitaria a tutti i rifugiati che vivono in condizioni disumane nella provincia bosniaca di Bihac e alle migliaia di vittime di violenza e abbandono lungo tutta la rotta dei migranti nei Balcani.
APPEAL
European policies on immigration and asylum are increasingly surrendering to the ideology of sovereignist countries. The new Pact on Migration and Asylum proposed by the European Commission indicates the path proposed in recent years by the xenophobic right: closures, rejections, repatriations and detentions, and only symbolic, insignificant quotas for legal access channels both for work and for protection request procedures.
By failing to agree on minimum rules related to human rights, the EU seems to have finally chosen that the only viable common ground is the denial of such rights. What is happening in the so-called Balkan migrant route, on the eastern border of the European Union, is the logical consequence of this political and cultural drift as well as of the rejection of the principles on which the European project is founded.
We do not want to and we cannot remain defenceless in the face of what is dramatically happening right in front of our eyes:
- The rejections and push-backs at the border between Italy and Slovenia, where, in the name of an old and never used readmission agreement, the Ministry of Interior of the Italian Government implemented over 1300 illegal rejections of potential asylum seekers in 2020, circumventing Italian and EU legislation as well as international conventions. This practice has been denounced and condemned by the Court of Rome as serious and unlawful;
- Repression and violence by the Slovenian and Croatian police against migrants passing through their territory, rejecting these people at the Bosnian border, without accepting their asylum applications;
- The severe humanitarian conditions faced by thousands of migrants and asylum seekers in makeshift camps in Bosnia.
A situation that has turned the eastern border of Europe into a new hell without any rules or respect for human beings and where violence, persecution, forced isolation, and abandonment seem to have become the only possible solution.
We say no!
It is not acceptable to stand by and watch these sufferings and systematic abuses.
We call on the European Union, its institutions, governments, and civil society to assume their responsibilities by committing themselves to:
- guarantee free movement within the EU space, to assist and denounce human rights violations and abuses;
- activate an immediate evacuation to the European Union for the people currently hosted in the camps in Bosnia Herzegovina, with a fair distribution among member states, giving priority to minors, families, and people in need of health care;
- guarantee in the meantime, the necessary resources and actions, including through bilateral agreements, for immediate humanitarian assistance for all the refugees living in inhuman conditions in the Bosnian province of Bihac and for the thousands of victims of violence and neglect along the entire Balkan migrant route.