“Aqui se respira lucha”

“Aqui se respira lucha” (qui si respira lotta) cantano i Calle 13 in un loro pezzo dedicato all’America Latina.
Una settimana fa siamo stati bruscamente catapultati in una realtà che finora conoscevamo solo nei film, che ha il colore della polvere, l’odore del fumo e il suono costante dei motorini. Trinidad è un’esperienza così intensa e profonda da obbligarti a fare i conti con ogni sua sfumatura.

Dopo un’affettuosa accoglienza siamo stati subito coinvolti nella grande festa delle Olimpiadi sportivo-culturali delle Caritas Amazzoniche, giorni nei quali abbiamo avuto l’occasione di conoscere i colleghi di tutta la regione, condividere i pasti (carne secca a colazione? Buon inizio!) e assistere a rappresentazioni folkloristiche locali.
L’entusiasmo della festa però è stato presto spezzato da una delle molte manifestazioni della natura contraddittoria di questo continente. Una fitta cortina di fumo ha invaso le strade e le case, spesso concepite come edifici aperti per combattere il caldo intenso, causando bruciore agli occhi, alla gola ed aumentando il rischio di sviluppare patologie respiratorie.

È il fenomeno del Chaqueo: ogni anno durante la stagione secca vengono incendiati terreni incolti e porzioni di foresta per far spazio a nuove colture poiché la credenza locale è che il fuoco sia indispensabile alla rigenerazione del suolo. I roghi spesso sfuggono al controllo e producono incendi forestali di grandi dimensioni anche in aree protette. Lo Stato interviene solo in parte e con tempi esageratamente ritardati, lasciando la popolazione impotente e risentita.
Se fino ad oggi abbiamo solamente sentito parlare di deforestazione dell’Amazzonia, a Trinidad diventa una realtà che sentiamo sulla nostra pelle.

La parola indifferenza non potrà più far parte del nostro vocabolario perché abbiamo già voglia di comprendere, di mettere in discussione noi stessi e di essere utili nella maniera e nella forma migliore, lavorando al fianco di Caritas e della popolazione locale.
Chiara e Davide, Caschi Bianchi con ASPEm in Bolivia.