Basta finanziamenti pubblici internazionali per l’estrazione fossile
Ufficio Policy Focsiv – Durante la COP26 il governo italiano ha firmato la dichiarazione di Glasgow che lo impegna a non finanziarie più con soldi pubblici progetti internazionali di estrazione di idrocarburi. Ma questo non avviene. Cassa Depositi e Prestiti con SACE continuano a sostenere gli investimenti in Africa e in altri continenti per lo sfruttamento di petrolio e gas, alimentando il riscaldamento climatico a danno soprattutto delle popolazioni vulnerabili del Sud del mondo. Focsiv con altre organizzazioni italiane ed africane chiede che il governo italiano adempia all’impegno smettendo i finanziamenti internazionali ai fossili, così come investa, invece, nella cooperazione allo sviluppo con le comunità impoverite.
Il governo interrompa i finanziamenti pubblici internazionali a progetti fossili: l’appello di cinque organizzazioni della società civile italiana
ROMA, 27.11.2023 – A tre giorni dall’inizio della COP28 di Dubai e a poche settimane dal Summit Italia-Africa, ActionAid Italia, Focsiv, Movimento Laudato Si’, ReCommon e WWF Italia – supportate da organizzazioni della società civile africana – chiedono che il governo si impegni per interrompere i finanziamenti pubblici internazionali di progetti fossili. Questo a partire dal miglioramento delle policy di SACE e Cassa Depositi e Prestiti(CDP) che implementano la Dichiarazione di Glasgow, nonché per l’aumento di capacità di spesa delle banche multilaterali di sviluppo per una transizione energetica a zero emissioni e che affronti la crisi del debito dei paesi a basso reddito.
A novembre 2021, in occasione della Conferenza sul clima di Glasgow (COP26), 34 paesi e cinque istituzioni finanziarie pubbliche aderirono alla cosiddetta “Dichiarazione di Glasgow”, impegno congiunto per porre fine a nuovi finanziamenti pubblici internazionali per progetti di estrazione, trasporto e trasformazione di carbone, petrolio e gas entro il 31 dicembre 2022. Anche l’Italia – che condivideva con il Regno Unito la presidenza della COP26 – aderì all’iniziativa. La Dichiarazione di Glasgow riguarda le istituzioni di finanza pubblica: agenzie di credito all’esportazione come SACE e banche di sviluppo come Cassa Depositi e Prestiti.
Attraverso l’operatività di SACE, l’Italia è il primo finanziatore pubblico di combustibili fossili in Europa e il sesto a livello globale. Dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi sul clima, l’ammontare garantito per progetti di carbone, petrolio e gas equivale a 15,1 miliardi di euro[1]. Il 42% di queste garanzie[2] riguarda progetti realizzati in vari paesi dell’Africa: Mozambico, Nigeria, Egitto etc. Nello stesso periodo, i prestiti di CDP a progetti di petrolio e gas nel continente ammontano a 1,66 miliardi di euro[3].
Di frequente, le multinazionali capofila di progetti fossili e, di conseguenza, agenzie di credito e banche di sviluppo che le supportano finanziariamente, si inseriscono in contesti attraversati da forti instabilità socio-politiche e da violazione dei diritti. Queste vicende hanno spesso visto come protagonista il continente africano: anche il recente report commissionato dalla oil major francese TotalEnergies evidenzia la complessa situazione dei diritti umani nell’area di Cabo Delgado, Mozambico, dove si trovano la maggioranza dei progetti estrattivi del Paese.
Inoltre, gli investimenti futuri nella produzione di idrocarburi in Africa – in modo particolare il gas – non avranno alcun impatto rilevante sulla sicurezza energetica dell’Italia. Anche con la fine degli approvvigionamenti russi di gas, l’Italia disporrebbe già delle infrastrutture necessarie per la propria sicurezza energetica, senza quindi bisogno di ricorrere a nuovi investimenti in infrastrutture o giacimenti gas.
La proliferazione di progetti oil&gas si frappone a una giusta transizione energetica del continente, come denunciato dalla società civile africana riunitasi a settembre a Nairobi, Kenya, per l’Africa Climate Summit. Gli stessi capi di governo dei paesi africani hanno affermato la necessità di interrompere tutti i sussidi alle fonti fossili e di creare una nuova infrastruttura finanziaria, capace di tenere conto anche della ristrutturazione del debito, spesso contratto dai paesi proprio per ospitare progetti fossili sul proprio territorio. A queste parole ha fatto eco di recente anche il Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar, affermando la necessità di ascoltare “la voce della Terra e dei più vulnerabili, eliminando gradualmente i combustibili fossili”.
Per tutte queste ragioni, oltre a chiedere l’immediata interruzione dei finanziamenti pubblici internazionali di progetti fossili a favore di soli investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, le organizzazioni sollecitano il governo affinché si impegni per una riforma del sistema internazionale finanziario e a programmare il raggiungimento almeno dello 0,7% del reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo. Una riforma che ponga tutti i paesi in condizione di avere accesso a volumi di capitale adeguati per una transizione energetica a zero emissioni e per la resilienza delle economie contro i crescenti impatti climatici.
Anabela Lemos, Direttrice di Justiça Ambiental JA!/Friends of the Earth Mozambique e Premio Silver Rose:
«Continuando a investire nell’esplorazione di combustibili fossili, aumenteranno le emissioni e ci allontaniamo da qualsiasi soluzione per risolvere il cambiamento climatico. Da quando è iniziata l’esplorazione del gas in Mozambico, tutto ciò che vediamo è un aumento delle violazioni dei diritti umani, la distruzione dei mezzi di sussistenza e delle strutture delle comunità, l’aumento della povertà e un’insurrezione che ha ucciso più di 3.000 mila persone e ne ha sfollate circa un milione».
Simone Ogno, Campaigner Finanza e Clima di ReCommon:
«Gli effetti del cambiamento climatico sono tra noi, a qualsiasi latitudine. Lo abbiamo visto anche con la recente alluvione di Campi Bisenzio. È arrivato il momento che il governo italiano, attraverso le sue istituzioni di finanza pubblica, faccia la sua parte, a partire dallo stop ai finanziamenti pubblici internazionali per progetti fossili. Un’opportunità unica per orientare soldi pubblici a favore di politiche di mitigazione e adattamento in Italia, e per creare partenariati alla pari con i paesi a basso reddito – a partire da quelli africani».
Cristiano Maugeri, Policy Officer di ActionAid Italia:
«Le banche europee continuano a finanziare progetti altamente impattanti sull’ambiente. Eppure, le occasioni per rendere “i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a basse emissioni di gas serra e resiliente al clima”, come recita l’Accordo di Parigi all’art. 2, non mancano. La direttiva in materia di diritti umani ed ambiente (CSDDD), il cui percorso di approvazione si sta concludendo in questi giorni, rappresenta un’opportunità storica. Chiediamo al governo italiano di vigilare affinché la finanza rimanga nell’ambito di applicazione della direttiva».
Andrea Stocchiero, Policy Officer di Focsiv:
“L’esortazione apostolica Laudate Deum di Papa Francesco in vista della COP28 è una potente denuncia della irresponsabilità dei governi, delle banche e delle imprese che continuano a sostenere l’estrazione fossile perché continua a colpire le popolazioni impoverite e vulnerabili. Occorre agire per la conversione ecologica. Focsiv è da anni che analizza le conseguenze nefaste dell’estrattivismo (Land Grabbing e Agroecologia – Focsiv) e chiede che il governo italiano mantenga i suoi impegni, rinunciando agli investimenti fossili, e aumentando invece l’impegno per la cooperazione allo sviluppo con le comunità vulnerabili ed emarginate (home – campagna 070)”.
The Italian government must stop international public financing of fossil fuel projects: urgent plea from five Italian civil society organizations
ROME, 27.11.2023 – Three days before the start of the COP28 in Dubai and a few weeks before the Italy-Africa Summit, ActionAid Italy, Focsiv, Laudato Si’ Movement, ReCommon, WWF Italy – supported by African civil society organizations – urge the Italian government to commit to stopping international public financing of fossil fuel projects. This must be done from improving the policiesof SACE and Cassa Depositi e Prestiti (CDP) implementing the Glasgow Declaration, as well as increasing the spending capacity of multilateral development banks for a zero-emission energy transition and addressing the debt crisis of low-income countries.
In November 2021, at the Glasgow Climate Conference (COP26), 34 countries and five public financial institutions joined the so-called “Glasgow Statement”, a commitment to end new international public financing for coal, oil and gas extraction, transport and processing projects by 31 December 2022. Italy – which shared the presidency of COP26 with the United Kingdom – also joined the initiative. The Glasgow Statement concerns public finance institutions: export credit agencies such as SACE and national development banks such as Cassa Depositi e Prestiti.
Through SACE’s operations, Italy is the largest public financier of fossil fuels in Europe and the sixth largest globally. Since the Paris Agreement came into force, guarantees for coal, oil and gas projects amounts to EUR 15.1 billion[4]. 42% of these operations[5] concern projects in various countries in Africa: Mozambique, Nigeria, Egypt, etc. During the same period, CDP loans to oil and gas projects on the continent amounted to EUR 1.66 billion[6].
Frequently, multinational corporations that lead fossil fuel projects and, consequently, export credit agencies and development banks that support them financially, are inserted in contexts marked by strong socio-political instability and human rights violations. These events often took place in Africa: even the recent report commissioned by the French oil majorTotalEnergies highlights the complex human rights situation in the area of Cabo Delgado, Mozambique, where the majority of the country’s gas projects are located.
Moreover, future investments in hydrocarbon production in Africa – especially gas – will have no major impact on Italy’s energy security. Even with the end of Russian gas supplies, Italy would already have the necessary infrastructure for its energy security, and would therefore not need to resort to new investments in infrastructure or gas fields.
The proliferation of oil and gasprojects stands in the way of a just energy transition on the continent, as denounced by African civil society organizations gathered in September in Nairobi, Kenya, for the Africa Climate Summit. The heads of government of African countries themselves affirmed the need to abolish all subsidies to fossil fuels and to create a new financial infrastructure, also capable of taking into account the restructuring of debt, often contracted by countries precisely to host fossil fuel projects. These words were also echoed recently by the Symposium of the Bishops’ Conferences of Africa and Madagascar, affirming the need to listen to “the plight of the earth and of the most vulnerable by phasing out fossil fuels”.
For all these reasons, in addition to calling for an immediate halt to international public financing of fossil fuel projects in favour of only environmentally, socially and economically sustainable investments, the organizations urge the government to commit to a reform of the international financial system and to plan to reach at least 0.7 per cent of gross national income for official development assistance. A reform that puts all countries in a position to have access to adequate volumes of capital for a zero-emission energy transition and for the resilience of economies against growing climate impacts.
Anabela Lemos, Director of Justiça Ambiental JA!/Friends of the Earth Mozambique and Silver Rose Award for a Just Transition, said:
«By continuing to invest in fossil fuel exploration, we will increase emissions and move away from any solution to solve climate change. Since gas exploration began in Mozambique, all we see is an increase in human rights violations, the destruction of livelihoods and community structures, increased poverty and an insurgency that has killed more than 3.000 people and displaced about one million».
Simone Ogno, Finance and Climate Campaigner at ReCommon, said:
«The effects of climate change are with us, at any latitude. We have also seen this with the recent flooding in Campi Bisenzio, Tuscany. The time has come for the Italian government, through its public finance institutions, to do its part, starting with stopping international public financing for fossil fuel projects. This is a unique opportunity to direct public money towards mitigation and adaptation policies in Italy, and to create equal partnerships with low-income countries – starting with those in Africa».
Cristiano Maugeri, Policy Officer at ActionAid Italy, said
«European banks continue to finance projects that are highly impactful on the environment. Yet there is no shortage of opportunities to make “financial flows consistent with a pathway towards
to low greenhouse gas emissions and climate resilient development”, as the Paris Agreement states in Article 2. The Human Rights and Environment Directive (CSDD), whose path to approval is coming to an end, represents a historic opportunity. We call on the Italian government to ensure that finance remains within the scope of the directive».
Andrea Stocchiero, Policy Officer di Focsiv: “Pope Francis’ apostolic exhortation Laudate Deum ahead of COP28 is a powerful denunciation of the irresponsibility of governments, banks and corporations that continue to support fossil extraction because it continues to affect impoverished and vulnerable populations. Action is needed for ecological conversion. For years, Focsiv has been analysing the harmful consequences of extractivism (Land Grabbing e Agroecologia – Focsiv) and demands that the Italian government keep its commitments, renouncing fossil investments, and instead increase its commitment to development cooperation with vulnerable and marginalised communities (home – campagna 070
[1] 2016-2022. Il dato finanziario è stato elaborato da ReCommon sulla base dei Report delle operazioni garantite e i Bilanci d’esercizio di SACE.
[2] 2016-2022: 6,3 miliardi di euro. Il dato finanziario è stato elaborato da ReCommon sulla base dei Report delle operazioni garantite di SACE e dei dataset di TXF (www.txfnews.com).
[3] 2016-2022. Il dato finanziario è stato elaborato da ReCommon sulla base dei dataset di TXF (www.txfnews.com) e di quelli sviluppati dalla società olandese Profundo (www.profundo.nl) attraverso il database Refinitiv (in precedenza noto come Thomson EIKON).
[4] 2016-2022. The financial figure was compiled by ReCommon on the basis of the Guaranteed Transaction Reports and SACE Annual Reports.
[5] 2016-2022: EUR 6.3 billion. The financial figure was compiled by ReCommon based on SACE’s Guaranteed Transaction Reports and TXF datasets (www.txfnews.com).
[6] 2016-2022. The financial figure was compiled by ReCommon on the basis of datasets from TXF (www.txfnews.com) and those developed by Profundo (www.profundo.nl) via the Refinitiv database (formerly known as Thomson EIKON).