Biocarburanti e land grabbing: il passato che non finisce, una storia che vale la pena ricordare
Oggi diffondiamo il nono capitolo, a cura di Michele Salvan, del V° Rapporto Focsiv “I padroni della terra. Rapporto sull’accaparramento della terra 2022: conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni”, presentato il 28 giugno a Roma nella Sala Capitolare del Senato su iniziativa del senatore Mino Taricco.
CHE COSA SONO I BIOCARBURANTI?
Sin dall’utilizzo delle fonti fossili è stata alta la consapevolezza riguardo la loro finitezza, aggravata dalle ricorrenti crisi petrolifere nel corso del XX secolo. Questo ha portato sin dall’inizio del 900’ ai primi tentativi di sviluppo di carburanti liquidi e gassosi alternativi a quelli di origine fossile. Tra questi l’esempio più noto e diffuso è certamente il bioetanolo, ricavato principalmente dalla canna da zucchero, sviluppato massicciamente in seguito alla crisi petrolifera del 1973. Tra le principali categorie possiamo includere tre tipologie fondamentali:
- il bioetanolo: ovvero etanolo prodotto dalla fermentazione di sostanze zuccherine derivate da diverse materie prime agricole, tipicamente nella loro parte commestibile (canna da zucchero, mais, tuberi, etc);
- il biogas: si tratta di metano prodotto da batteri metanigeni in digestori anaerobici a partire da sostanze organiche di origine molto differente, inclusi rifiuti organici, scarti agro-alimentari e liquami di origine animale. Il residuo è noto come digestato ed è impiegato come ammendante per i suoli, non senza polemiche;
- il biodiesel: si tratta di un agro-carburante chimicamente affine al diesel ma ricavato sostanzialmente da grassi, tipicamente oli e grassi vegetali.