Cambiare sguardo
Vivere un anno in Amazzonia è una sfida che pensavo di saper già affrontare, eppure tutto è più grande di come avrei potuto immaginare.
Il sole cuoce i cappelli logori dei contadini, il calore piega le lamiere dei tetti, le zanzare ti torturano; la dueña de la calle,(la pioggia) è la vera padrona delle strade. Gli acquazzoni durante la stagione umida determinano lo scandire della vita e del lavoro, lavano strumenti e stivali incrostati da questo fango argilloso di cui a giorni alterni la città sembra essere costituita.
Trinidad è una città lontana, rotta ma non abbandonata, dove più di centomila persone riempiono le strade di suoni e colori portati da ogni angolo della Bolivia. Un coro di flauti e violini condivide l’aria con le marmitte dei motori a due tempi, l’odore della carne e il profumo della frutta, le grida delle venditrici, la polvere della strada, i cani.
Fare il Servizio Civile a Trinidad significa soprattutto allinearsi con questa realtà, della quale fino a poco tempo fa non conoscevo l’esistenza, né mai avrei preso in considerazione l’idea che l’America Latina potesse così drasticamente esprimere tutta la sua controversa varietà in un solo luogo incredibile ed affascinante.
Un’esperienza come questa non era pensabile dall’interno della bolla in cui vivevo in Italia, dove potevo avvantaggiarmi di un substrato culturale ed economico che ho imparato a non dare più per scontato e che i boliviani, invece, stanno costruendo giorno per giorno con una vitalità e un coraggio che mi ha lasciato sbalordito.
Lavorando insieme allo staff di Caritas proviamo a far parte di questo cambiamento, ma più di tutto cambieremo il nostro sguardo sul mondo.
Vivere un anno di Amazzonia è la sfida che non sapevo di voler affrontare.
Davide Boscolo Sesillo, Casco Bianco con ASPEm in Bolivia.