Cassa Depositi e Prestiti investe il 77% nel fossile
Fonte immagine © Infobuildenergia
Ufficio Policy Focsiv- La crisi climatica è una delle sfide più pressanti e urgenti del nostro tempo. Mentre il pianeta si riscalda a un ritmo senza precedenti a causa delle attività umane, gli effetti devastanti sono sempre più evidenti: dall’aumento delle temperature globali e degli eventi meteorologici estremi, alla perdita accelerata di biodiversità e al cambiamento dei modelli climatici. Attualmente, il settore energetico è responsabile di circa tre quarti delle emissioni globali di gas serra. Nonostante gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi, che ha stabilito obiettivi globali per limitare il riscaldamento climatico, le risposte per fare fronte alla crisi climatica continuano ad essere inadeguate dal punto di vista finanziario.
Focsiv è impegnata con diverse organizzazioni della società civile e centri di ricerca nel sensibilizzare sulla necessità che il mondo finanziario, a partire dalle banche pubbliche di sviluppo, trasformino la propria politica di investimenti verso un modello di produzione sostenibile, rispettoso dei diritti umani e della natura (La responsabilità delle banche pubbliche di sviluppo e le crisi mondiali – Focsiv). E’ quindi con piacere che diffondiamo il seguente studio commissionato da ActionAid in collaborazione con il think tank ECCO a Climate Perspective Research per valutare la coerenza degli investimenti energetici internazionali della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
ActionAid, attraverso la campagna #fundourfuture, denuncia il ruolo delle banche private, incluse alcune italiane, nel finanziamento continuo di industrie inquinanti come quella dei combustibili fossili e l’agricoltura industriale, con gravi impatti ambientali e sociali in Africa, Asia e America Latina. L’obiettivo principale è di evidenziare la responsabilità delle banche nella crisi climatica attraverso i finanziamenti alle fonti fossili. Uno dei punti centrali della campagna è la richiesta diretta alle banche italiane e internazionali di cessare immediatamente il finanziamento delle fonti fossili.
Recentemente, in collaborazione con ECCO, ActionAid ha commissionato uno studio a Climate Perspective Research per valutare la coerenza degli investimenti energetici internazionali della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questo studio è cruciale perché aggiunge il settore pubblico nell’analisi, essenziale per valutare se e quanto le scelte di investimento di CDP nel settore energetico siano in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
L’analisi del portafoglio energetico internazionale di CDP rivela un netto “non allineamento” con gli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi. Questo si deve a due principali motivi: oltre il 77% degli investimenti energetici internazionali di CDP è ancora destinato al settore oil & gas. Considerando l’intero portafoglio (domestico e internazionale), oltre il 56% degli investimenti totali è ancora destinato ai combustibili fossili. In secondo luogo, nonostante la CDP abbia implementato vari strumenti per promuovere la sostenibilità, manca una politica interna chiara e definitiva che ponga fine agli investimenti nei combustibili fossili, mostrando una discrepanza tra le politiche dichiarate e il reale portafoglio di investimenti.
La Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ha investito considerevoli risorse nelle fonti fossili in paesi del Global South come Mozambico, Egitto e Nigeria, ignorando gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questi investimenti rischiano di destabilizzare contesti politici fragili e aumentare le emissioni globali di gas serra, contrastando gli sforzi internazionali per combattere il cambiamento climatico.
Il Report
L’obiettivo dello studio è comprendere in modo approfondito il ruolo che l’Italia, attraverso la sua banca pubblica, CDP, sta svolgendo nella transizione energetica globale e verificare se le sue ambizioni di sostenibilità si rispecchiano anche negli investimenti esteri.
La CDP è una istituzione finanziaria per lo sviluppo sostenibile, con oltre l’80% delle quote detenute dal Ministero dell’Economia e Finanze. Questo la rende un attore cruciale nel favorire investimenti accelerati verso l’energia pulita e nella graduale riduzione degli investimenti nei combustibili fossili.
Lo studio è stato condotto utilizzando i dati del Public Finance for Energy Database per valutare cinque dimensioni — trasparenza, politiche di esclusione o restrizione dei combustibili fossili, impatto sul clima e riduzione delle emissioni in tutte le attività internazionali, contributo alla transizione climatica globale, e sensibilizzazione e proattività — tramite la metodologia di allineamento di Parigi sviluppata da Perspectives Climate Research.
Risultati del portafoglio energetico internazionale
Il risultato dell’analisi del portafoglio mostra un rating ampiamente insoddisfacente. Il portafoglio e le politiche energetiche internazionalidella CDP sono state giudicate ‘non allineate’ all’Accordo di Parigi, con un punteggio di 0,22 su 3,00. Nelle dimensioni 2 e 3, le più importanti, il punteggio è pari a zero. Questo disallineamento è attribuibile al forte sostegno della CDP al settore Oil & Gas e all’assenza di policy sufficientemente ambiziose ed esaustive che dichiarino una netta esclusione degli investimenti nel fossile.
Nel periodo 2016-2022, dei 2 miliardi di euro del portafoglio energetico internazionale della CDP, il 77,86% è stato investito nei combustibili fossili, il 14,80% in energia pulita e il 7,35% in altre forme di energia. Tuttavia, a partire dal 2020, gli investimenti internazionali in energia pulita sono cresciuti più di sei volte, passando da 25 milioni a 155 milioni di euro. Mentre, a livello nazionale, su un totale di 957 milioni di euro investiti nello stesso periodo, il 72,86% è stato destinato all’energia pulita, il 16,41% ad altre forme di energia e solo il 10,74% ai combustibili fossili.
Emerge chiaramente una strategia differenziata tra il nazionale e l’internazionale. A livello domestico, il 72% degli investimenti è orientata verso fonti pulite, mentre gli investimenti internazionali costituiscono solo il 14%. Gli investimenti nelle fonti fossili della CDP sono concentrati all’estero, con il Mozambico e l’Egitto che insieme rappresentano oltre il 60% del portafoglio energetico internazionale di CDP.
Gli investimenti significativi della CDP nelle fonti fossili nei paesi del Global South come Mozambico, Egitto e Nigeria non solo minacciano la transizione verso fonti energetiche pulite, ma rischiano anche di destabilizzare contesti politici già fragili. Questi investimenti, come nel caso del gas naturale in Mozambico (Quale Piano Mattei in Africa? Il caso del Mozambico – Focsiv), possono peggiorare crisi umanitarie e instabilità politiche già esistenti. Inoltre, investire in economie vulnerabili come quella del Mozambico senza un adeguato impegno per lo sviluppo umano e la stabilità politica può accentuare le disuguaglianze sociali ed economiche, riducendo le opportunità di crescita sostenibile per la popolazione locale.
Risultati del portafoglio energetico globale
L’analisi completa del portafoglio energetico di CDP, che include sia investimenti nazionali che internazionali, mostra che oltre il 56% è ancora orientato verso i combustibili fossili, mentre solo il 33% è destinato alle energie pulite. Questo squilibrio richiede una revisione delle politiche per allinearsi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi e promuovere una transizione energetica sostenibile.
Analisi delle politiche di CDP
La CDP ha ottenuto un punteggio di 0,00 su 3,00 nella politica di esclusione delle fonti fossili, la dimensione più importante. Questo è dovuto alla mancanza di politiche che vietino esplicitamente investimenti nel carbone, petrolio e gas fossile. Inoltre, la CDP ha finanziato storicamente progetti petroliferi a livello nazionale e internazionale, e possiede una quota del 27,7% nella major O&G ENI (26,2% nel 2022). Alcune policy e linee guida (Transizione Energetica e Green, Social and sustaibability Bond Framework) permettono ancora investimenti nel gas fossile, considerato un “combustibile di transizione pulito” fondamentale per la sicurezza energetica. Questo è spesso giustificato da obiettivi geopolitici e dall’ambizione di fare dell’Italia un “hub energetico” basato sul gas. Ma la crisi energetica post-invasione russa dell’Ucraina ha drasticamente ridotto il consumo di gas in Europa, sollevando dubbi sull’efficacia del gas per garantire la sicurezza energetica nazionale e sottolineando la necessità di rivedere le strategie governative.
È cruciale migliorare la trasparenza sulle emissioni legate agli investimenti finanziari e adottare politiche più rigorose contro gli investimenti fossili. Attualmente, la CDP riporta solo le emissioni dirette di gas serra e quelle relative ai viaggi di lavoro, senza includere la rendicontazione delle emissioni indirette associate agli investimenti finanziari, che spesso rappresentano la categoria di emissioni più ampia per grandi istituzioni finanziarie come la CDP, che detiene quote in diverse società, inclusa Eni.
Nonostante alcuni progressi verso la sostenibilità a livello nazionale, il rapporto sottolinea la necessità di politiche più rigorose per escludere completamente gli investimenti fossili. La finanza pubblica riveste un’importanza cruciale nel contesto attuale per indirizzare gli investimenti verso la sostenibilità ambientale e per ridurre il sostegno ai combustibili fossili. L’Italia, membro del G7 e del G20, dovrebbe dare l’esempio ed espandere i propri investimenti in energia pulita invece di trasformare l’Italia in un “hub energetico” basato sul gas e utilizzare il Fondo italiano per il clima (4,4 miliardi di euro) per investire nell’estrazione di gas in Africa.
Raccomandazioni
ACtionaid chiede di operare per un rapido allineamento agli obiettivi dell’Accordo di Parigi e ai successivi impegni assunti, in particolare:
• DANDO CONTINUITÀ ALLA DICHIARAZIONE SUL SOSTEGNO PUBBLICO
INTERNAZIONALE ALLA TRANSIZIONE ENERGETICA PULITA SIGLATO A GLASGOW IN OCCASIONE DELLA COP 26 NEL 2021.
• FORNENDO INDICAZIONI SPECIFICHE PER UNA TEMPISTICA CONCRETA E A BREVE TERMINE PER L’ELIMINAZIONE GRADUALE DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI, IN COERENZA CON LA TABELLA DI MARCIA NET ZERO ENTRO IL 2050 DELL’AIE;
• NON UTILIZZANDO IL FONDO ITALIANO PER IL CLIMA PER INVESTIRE NELL’ESTRAZIONE DI GAS NEL CONTINENTE AFRICANO.
Il report integrale lo trovate qui.