Ci vuole la condizionalità sociale nella politica agricola comune
Focsiv con il progetto Volti delle Migrazioni e con una grande rete internazionale della società civile chiede all’Unione europea di inserire nella politica agricola comune la condizionalità sociale: i contributi pubblici alle aziende agricole devono essere condizionati al rispetto dei diritti dei lavoratori. I lavoratori hanno diritto ad un lavoro dignitoso, in condizioni salubri e sicure, con retribuzioni adeguate.
Questo è essenziale perchè purtroppo in questo settore vi sono molte situazioni di sfruttamento. In Italia vi è la piaga del caporalato, decine di migliaia di lavoratori, italiani e migranti, vivono e lavorano in condizioni degradanti, in forme di quasi schiavitù. E questo non è possibile in paesi civili, in un’Europa che vuole conseguire uno sviluppo sostenibile. Anche Focsiv con il progetto Volti delle Migrazioni ha denunciato queste situazioni.
Chiediamo quindi all’Unione europea e anche al nuovo ministro dell’agricoltura italiano Patuanelli di decidere al più presto a favore della condizionalità sociale nella politica agricola comune.
LA NUOVA PAC HA BISOGNO DI CONDIZIONI SOCIALI
Per porre fine allo sfruttamento e aumentare gli standard di lavoro nell’agricoltura europea
All’attenzione dei ministri dell’agricoltura degli Stati membri
All’attenzione del Commissario Wojciechowski – Agricoltura
All’attenzione del Commissario Schmit – Lavoro e diritti sociali
All’attenzione del vicepresidente esecutivo Timmermans – Green Deal
All’attenzione dei membri del team negoziale del Parlamento europeo
Almeno dieci milioni di persone sono impiegate nell’agricoltura europea, principalmente come lavoratori stagionali, lavoratori a giornata o in altre condizioni di precarietà. Nonostante siano stati definiti come figure essenziali dalle istituzioni dell’UE e dai governi nazionali, a cui prestare particolare attenzione quando la pandemia COVID-19 ha colpito le nostre società, l’esperienza di vita di molti di questi lavoratori rimane caratterizzata da una continua privazione e violazione dei diritti umani. Condizioni di lavoro disumane, salari bassi, lunghe ore di lavoro, un’alta percentuale di lavoro nero e alloggi al di sotto degli standard, sono solo alcune delle difficoltà quotidiane affrontate dai lavoratori agricoli in Europa. I lavoratori cadono spesso preda di uno sfruttamento diffuso, comprese le pratiche dei caporali e altre forme di schiavitù moderna.
Anche se la loro situazione rimane in gran parte invisibile, i lavoratori agricoli, siano essi cittadini dell’UE o non, migranti o rifugiati, che lavorano nel Nord, Sud, Ovest o Est Europa, sono uniti nel chiedere diritti, giustizia sociale e dignità sul lavoro.
Sorprendentemente, i lavoratori non sono mai stati presenti nella Politica Agricola Comune (PAC) – una politica di punta dell’UE, che rappresenta circa un terzo del bilancio dell’UE (con picchi fino al 73% nel passato). Nonostante i sussidi della PAC siano ora giustamente condizionati al rispetto delle norme ambientali di base, alla salute pubblica e al benessere degli animali, il rispetto dei diritti umani e del lavoro non gioca ancora alcun ruolo nell’assegnazione dei pagamenti diretti. Non sorprende che questo sia il motivo per il quale la PAC, finora, abbia ampiamente fallito nel migliorare le condizioni dei lavoratori agricoli.
Una soluzione concreta e facilmente applicabile, tuttavia, sembra essere in vista. Il Parlamento europeo ha adottato una posizione chiara: i pagamenti diretti nell’ambito della PAC devono essere subordinati al rispetto delle condizioni di lavoro e di occupazione applicabili ai sensi dei contratti collettivi pertinenti, del diritto nazionale e comunitario, nonché delle convenzioni dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro).
La condizionalità coprirebbe varie aree come l’occupazione legale, la parità di trattamento, la retribuzione, l’orario di lavoro, la salute e la sicurezza, l’alloggio, la parità di genere, la sicurezza sociale e condizioni eque per tutti i lavoratori impiegati nel settore agricolo, compresi i lavoratori mobili e i migranti.
Tuttavia, questo è solo un primo passo nella giusta direzione.
I negoziati tra le istituzioni dell’UE sulla nuova PAC sono in corso ed è ora cruciale che la condizionalità sociale diventi parte dell’accordo finale tra la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE. La posizione del Parlamento europeo dovrebbe essere confermata e ulteriormente rafforzata.
La questione da sostenere non è solo etica, questo infatti è l’unico modo per evitare il dumping sociale, assicurando che la PAC possa proteggere tutti quegli agricoltori che rispettano i diritti dei lavoratori, ma soffrono la concorrenza sleale di quelli che non lo fanno. E con la condizionalità sociale, una parte rilevante del bilancio dell’UE, finanziata dai contribuenti europei, contribuirà finalmente a migliorare le condizioni di lavoro e di vita in uno dei settori più difficili e precari dell’economia europea.
La pandemia COVID-19 presenta all’UE un’opportunità unica: riformare l’agricoltura europea al fine di renderla realmente sostenibile e socialmente giusta. La PAC deve contribuire a questo obiettivo, raggiungendo ambiziosi obiettivi ambientali e rispettando i diritti dei lavoratori agricoli.
Noi, i sottoscritti firmatari, facciamo appello al vostro senso di responsabilità come legislatori e cittadini europei. I lavoratori agricoli sopportano il caldo torrido e il freddo pungente, le ferite, i dolori e le minacce, sopravvivono con poche ore di sonno e pasti veloci e frugali, vivono in baracche o container, ma dimostrano una dedizione stupefacente al loro lavoro. È grazie a loro che, anche durante un’epidemia globale quale l’attuale pandemia, c’è sempre cibo sulle nostre tavole.
I lavoratori agricoli si aspettano ora una risposta chiara dall’Unione Europea. La giustizia sociale e l’equità devono prevalere: la nuova PAC ha bisogno di condizionalità sociale.
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