Cina: una dinamicità multiforme
Chiudi gli occhi per un po’. Li riapri, e immediatamente sei catapultata tra le intercapedini urbane di invitanti odori speziati, strade trafficate e sregolate, avidi commercianti e un tetto di svettanti grattacieli che oscurano la vista, oltre il quale lo sguardo intravede il profilo di lontane montagne, su cui poggia, da tempo immemore, la Grande Muraglia.
Sebbene sia tornata in Cina dopo cinque anni, è sempre complicato riabituarsi all’anima vivace e contraddittoria della sua capitale, sempre avvinghiata in un impennante slancio tecnologico, sintesi stridente di passato e futuro, in cui dimensioni temporali, sociali e culturali disparate si intersecano in modo caotico. Pechino non è una città che si lascia abbracciare facilmente, per la sua smodata vastità e per gli incessanti frastuoni che ne animano ogni angolo, che sia nei pressi di Piazza Tienanmen o nelle lontane periferie. Gli stradoni che corrono fra i distretti pullulano dei mezzi di trasporto più improbabili: dai taxi che sfrecciano senza sosta giorno e notte, ai motorini elettrici che di frequente trasportano tre o quattro persone, ai peculiari “tre-ruote” che sorreggono in equilibrio precario qualsiasi tipo di carico, fino alla miriade di biciclette che animano ogni ciglio di strada. Ma basta poco per discostarsi dall’ingorgo stradale e ritrovarsi fra i labirintici hutong (vicoli tipici), le zone più “tradizionalmente” pechinesi, o nei freschi parchi ovattati e riparati dal caos metropolitano. Tra le case basse dai tetti spioventi e qualche tempio rimasto intatto, si annidano gli sguardi dei residenti, dubbiosi e indagatori verso i nostri volti dalla strana fisionomia che destano una tale curiosità da chiederci – rigorosamente in cinese – chi siamo e da dove veniamo, ed eventualmente strappandoci una foto assieme, oltre a sinceri e sguaiati sorrisi.
Nella dinamicità multiforme di questa città, ha preso avvio la nostra esperienza con il Servizio Civile Universale da circa un mese e mezzo.
Sin da subito siamo state accolte con caloroso affetto da tutto lo staff di OVCI e de La Nostra Famiglia cinese, ma soprattutto dalle risa fragorose dei bimbi che animano i corridoi della sede. Pian piano ci siamo immerse nel vivo delle varie attività del centro, per lo più rivolte a bambini con disabilità. Abbiamo, ad esempio, avuto occasione di osservare le sedute di riabilitazione tenute dai terapisti della Nostra Famiglia cinese rivolte ai bambini e alle corrispettive famiglie, che spesso giungono al Centro da diverse province della Cina. Ognuno di loro riceve un programma riabilitativo mirato e i vari interventi, differenziati per ambito d’azione, sono pensati e seguiti dai diversi terapisti specializzati con grande passione e impegno. A questi si affianca OVCI che, con altrettanta dedizione, si adopera sul non sempre facile versante formativo e organizzativo, fondamentale affinché le attività e i progetti possano esistere ed essere messi in atto. È con piacere che stiamo supportando la causa portata avanti da OVCI qui in Cina, convinte che, seppure con il nostro piccolo apporto, possiamo essere di grande aiuto ogni giorno. Ed è con grande piacere che condividiamo con OVCI e La Nostra Famiglia cinese non solo la routine lavorativa, ma anche piccoli momenti di svago, siano questi di fronte a esperienze culinarie che mettono a dura prova persino i palati più temprati, o che sia fra la platea rumorosa di un teatro dell’Opera pechinese.
Giulia Zinni, Casco Bianco con OVCI a Pechino, Cina