Clima e guerre: crescono le migrazioni interne
Gli sfollati interni sono civili costretti ad abbandonare le proprie case a causa di conflitti armati, violenze, violazioni dei diritti umani, disastri naturali o causati dall’uomo, ma che a differenza dei rifugiati, restano all’interno del proprio Paese di origine e non attraversano un confine internazionale riconosciuto.
Secondo il Global report on internal displacement (Grid) 2022, infatti, a fine 2021 nel mondo c’erano 59,1 milioni di sfollati interni, il dato più alto mai registrato, destinato ad aumentare. Di questi, 53,2 milioni sono stati costretti ad abbandonare la propria dimora per via di conflitti e violenze, mentre i restanti 5,9 milioni sono sfollati a causa di disastri naturali.
I primi tre paesi con la più grande popolazione di sfollati interni a causa di conflitti e violenze sono la Repubblica Democratica del Congo, la Siria e l’Etiopia. Violenze e conflitti provocano sfollamenti nel Sahel, in particolare in Burkina Faso, e hanno raggiunto livelli senza precedenti anche in Mozambico.
- L’ONU stima che 89.000 persone siano sfollate in Papua Nuova Guinea da maggio a causa delle violenze legate alle controversie tribali e alle elezioni nazionali. I dati risultano essere dieci volte superiori rispetto allo scorso anno.
- A settembre, circa 137.000 persone sono state evacuate nella regione di Batken, in Kirghizistan, a causa di scontri armati tra le guardie di frontiera kirghiso-tagiki.
I primi tre paesi con il maggior numero di sfollati interni a causa di disastri naturali sono Cina, Filippine e Bangladesh. Gli effetti di conflitti e del cambiamento climatico come fattori trainanti dello sfollamento continuano ad aumentare.
- Si stima che 7,9 milioni di persone siano sfollate in Pakistan a causa delle inondazioni monsoniche, secondo IOM e OCHA.
- 1,3 milioni di persone sono state sfollate a causa della siccità nel Corno d’Africa, di cui 1 milione in Somalia da gennaio 2021 e 345.000 in Etiopia da ottobre 2021 a giugno 2022. Oltre 20 milioni di persone stanno affrontando una crisi a livelli catastrofici e una forte insicurezza alimentare.
- Oltre 43.000 persone sono state trasferite in aree sicure e circa 11.000 case sono state danneggiate dopo che l’uragano Fiona ha colpito Repubblica Dominicana il 19 settembre.
In collaborazione con l’Asian Development Bank e con il supporto del Dipartimento degli affari esteri e del commercio australiano, il Centro di monitoraggio degli sfollamenti interni, in inglese Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), ha pubblicato il suo primo rapporto sugli sfollamenti in Asia e nel Pacifico (report on disaster displacement in Asia and the Pacific). Esso esamina le tendenze di sfollamento in caso di calamità nella regione tra il 2010 e il 2021, fornisce approfondimenti sui suoi impatti sociali ed economici e mette in evidenza i progressi compiuti. Il rapporto è stato lanciato dal Centro di monitoraggio spostamenti interni e dall’Asian Development Bank (AsDB) alla Conferenza ministeriale Asia-Pacifico sulla riduzione del rischio di catastrofi a Brisbane, in Australia, il 19 settembre. È stato inoltre tenuto un evento collaterale sull’uso dei dati sullo spostamento per informare il rischio.