Conoscere di più la cooperazione allo sviluppo
La politica della cooperazione allo sviluppo in Italia è disciplinata dalla legge 125/2014 che ne stabilisce i principi, le modalità e gli attori. Lo scopo principale della cooperazione è quello di promuovere pace e giustizia e stabilire relazioni paritarie e solidali con i Paesi cosiddetti in via di sviluppo, e i suoi obiettivi, in linea con l’adempimento dell’Agenda 2030, consistono in: eliminazione della povertà, diminuzione delle disuguaglianze, miglioramento delle condizioni di vita e sviluppo sostenibile, difesa dei diritti umani, uguaglianza di genere, democrazia e stato di diritto, prevenzione e risoluzione dei conflitti, rafforzamento delle istituzioni democratiche. Le attività della cooperazione italiana, enunciate nel documento triennale di programmazione e sviluppo includono la partecipazione ad iniziative multilaterali e a programmi di cooperazione dell’Unione Europea, partenariati bilaterali, iniziative condotte da regioni, province autonome ed enti locali, ed interventi di emergenza umanitaria.
Ma quanto sanno gli italiani sulla cooperazione allo sviluppo?
Nonostante la cooperazione sia disciplinata da molti decenni e sia rilevante nel quadro delle relazioni internazionali del nostro paese, l’impressione generale che si ha è che la maggioranza dei cittadini conosca poco della cooperazione internazionale considerandola perlopiù nella sfera degli aiuti e del volontariato. Per ovviare a questo problema l’Istituto Affare Internazionali (IAI), In collaborazione con il Laboratorio Analisi Politiche e Sociali (LAPS) del Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive (DISPOC) dell’Università di Siena, ha condotto un sondaggio di opinione sulla politica estera italiana con un particolare focus sulla cooperazione allo sviluppo. Il sondaggio è stato somministrato a inizio settembre 2022 ad un campione di 1.000 individui di nazionalità italiana di età uguale o superiore ai 18 anni, aventi accesso a Internet, selezionati con un metodo di campionamento che ne assicura la rappresentatività.
Alla prima domanda di indicare la spesa pubblica per gli aiuti pubblici allo sviluppo (APS) come percentuale del Reddito Nazionale Lordo (RNL), ben il 65,74% degli intervistati ha dichiarato di non saperne nulla. Il 13,84% ha indicato lo 0,9% come percentuale vicina all’obiettivo prefissato dalle Nazioni Unite del 0.7%, e solo il 7,82% una quota vicina allo 0.3%, che è l’attuale percentuale di RNL che l’Italia versa per la cooperazione. Dai dati riportati si evince che la maggior parte dei cittadini non ha idea delle risorse finanziarie pubbliche rivolte alla cooperazione.
In secondo luogo, alla domanda di individuare il ministero responsabile della gestione degli aiuti allo sviluppo la maggioranza degli intervistati (57,8%) ha risposto il Ministero dello sviluppo economico seguito in misura minore (20%) dal Ministero Affari Esteri, e in piccola parte anche dai ministeri della giustizia e dell’ambiente. Anche su questo tema l’opinione pubblica pare poco informata anche se in realtà la questione della responsabilità ministeriale sulla cooperazione e lo sviluppo sia leggermente più complessa. Infatti, la legge del 2014 attribuisce la responsabilità politica al Ministero degli Esteri, avente il compito di determinare l’indirizzo generale della cooperazione italiana e di coordinare le varie iniziative nazionali attraverso la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo che devono attuare le politiche della cooperazione elaborate dal ministero.
Al Ministero dell’Economia e della Finanza invece viene attribuita gran parte della responsabilità finanziaria della cooperazione allo sviluppo, essendo il principale erogatore dell’APS. Nonostante non sia completamente sbagliato definire questo ministero responsabile degli aiuti pubblici allo sviluppo, in realtà a questa domanda sarebbe stato più corretto rispondere il Ministero degli Affari Esteri in quanto responsabile generale della cooperazione.
Successivamente alla domanda di indicare cosa fossero i Sustainable Development Goals (SDGs), in italiano Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, una maggioranza relativa (42,5%) degli intervistati ha dichiarato di non averne mai sentito parlare. Tuttavia, a una domanda in cui venivano proposte varie definizioni degli SDGs, il 53,9% ha scelto quella corretta, seguito però dal 30% di intervistati che hanno risposto di non saperne comunque nulla. Anche in questo caso gli intervistati hanno dimostrato di non essere preparati sull’argomento in quanto solamente in pochi hanno risposto bene alla domanda aperta e solamente la metà ha risposto giusto alla domanda chiusa, nonostante la risposta fosse molto intuibile, mentre le altre opzioni non avevano a che fare con il tema della cooperazione internazionale.
La seconda parte del sondaggio ha valutato il sostegno dei cittadini all’APS. La maggioranza relativa pensa che le spese per gli aiuti allo sviluppo dovrebbero rimanere come sono, con una percentuale che ammonta al 40%, anche i favorevoli all’aumento arrivano al 40% del totale. Invece i favorevoli a una diminuzione ammontano al 25%.
Queste risposte sono state confrontate con il supporto alle diverse coalizioni politiche che i rispondenti avevano indicato nelle precedenti sezioni del questionario. Si evince che i più favorevoli all’aumento delle spese per gli aiuti allo sviluppo sono gli elettori del Partito Democratico (53%), seguiti dal terzo polo (48%), Movimento Cinque stelle (43%) e Forza Italia (43%). Gli elettori dei partiti di destra mostrano un minore supporto: per la Lega e Fratelli d’Italia il dato diminuisce (rispettivamente 34% e 27%), con una importante percentuale di elettorato favorevole alla diminuzione dell’APS (25% e 28%). Tirando le somme di questi dati si può dedurre che, tra gli elettori di centro e di sinistra è maggioritario il supporto per un aumento dell’APS, mentre invece tra gli elettori di destra prevalgono i favorevoli al mantenimento dello status quo.
Gli aiuti pubblici allo sviluppo sono visti positivamente dall’opinione pubblica, che ritiene sostengano le economie dei paesi beneficiari, ne aumentino l’autosufficienza, e supportino i gruppi più vulnerabili. Ci sono però dubbi sulla loro efficacia, in particolar modo riguardo la loro gestione da parte dei governi partner.
Infine, bisogna anche riportare quanto la propensione dei cittadini a svolgere attività di volontariato abbia un ruolo nel loro atteggiamento nei confronti degli aiuti allo sviluppo. Il 41% degli intervistati non ha svolto attività di solidarietà con i paesi in via di sviluppo nell’ultimo anno; tra chi invece lo ha fatto, donazioni, acquisto di prodotti equo solidali e petizioni sono le principali attività intraprese. Tra coloro che sono attivi, il supporto per gli aiuti pubblici allo sviluppo è maggiore.
Ad ogni modo l’intero sondaggio mostra una relativa ignoranza sulla cooperazione allo sviluppo. Si evince infatti una scarsa consapevolezza e conoscenza della cooperazione allo sviluppo da parte della grande maggioranza della cittadinanza italiana. Al momento attuale la materia della cooperazione sembra confinata solamente all’interno delle università e del Ministero degli Esteri, solamente gli addetti ai lavori e gli studenti di scienze politiche, attraverso gli esami, sono a conoscenza dei concetti della cooperazione visti sopra (APS, 0,7% di RNL, SDG etc).
Preso coscienza dell’attuale situazione di crisi della cooperazione come si raggiungere il tanto atteso obiettivo di devolvere lo 0,7% del RNL in APS? Il sondaggio mostra come la questione sia più complessa di quanto sembra, poiché non basta solo convincere i politici o le élite ma occorre partire dal basso e cercare di cambiare gradualmente la mentalità e la percezione dell’opinione pubblica sulla cooperazione.
Per fare questo, l’educazione alla cittadinanza globale ha un importante ruolo da giocare nelle scuole educando i ragazzi fin da piccoli ai principi morali e pratici della cooperazione allo sviluppo, così come informare la cittadinanza sull’importanza di uno sviluppo sostenibile duraturo attraverso i mass media.