Consenso europeo sullo sviluppo: CONCORD chiede una visione a lungo termine per i diritti umani contro la disuguaglianza
CONCORD, la confederazione di ONG europee per l’aiuto e lo sviluppo, ha formulato una serie di risposte alla consultazione pubblica che si è tenuta per rivedere il Consenso europeo sullo sviluppo, sostenendo che questo dovrà tenere maggiormente conto di alcuni principi dell’Unione europea, come l’approccio basato sui diritti umani, la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile e il rafforzamento della giustizia globale.
Il Consenso europeo sullo sviluppo è stato adottato congiuntamente dalla Commissione, dal Parlamento e dal Consiglio nel 2005. Esso definisce le linee guida della politica allo sviluppo dell’Unione, identificando come obiettivi principali la riduzione della povertà e la promozione dei valori democratici in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Ogni stato membro e l’Unione si sono impegnati a devolvere lo 0,7% del PIL ai paesi in via di sviluppo, garantendo così un costante budget di aiuti pubblici allo sviluppo, ma questa promessa viene raramente mantenuta. Il programma di cambiamento, approvato nel maggio del 2012 dal Consiglio per tenere conto dell’evoluzione del quadro politico globale e del contesto internazionale, ridefinisce i due pilastri della politica europea di sviluppo intorno alla «promozione dei diritti umani, della democrazia, dello Stato di diritto e della buona governance» da un lato, e alla «crescita inclusiva e sostenibile» dall’altro.
CONCORD, dopo un’analisi approfondita del Consenso, ha messo in evidenza la centralità di alcuni principi che devono caratterizzare la politica allo sviluppo. La rete ha ricordato infatti come gli squilibri di potere mondiali persistano e necessitino di una crescente attenzione, considerato che l’economia dovrebbe essere al servizio delle persone e non viceversa. Pertanto, l’Europa deve impegnarsi nel rispetto di, in particolare:
- La coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, ovvero assicurarsi che esse non abbiano in nessuno caso un impatto negativo sullo sviluppo sostenibile o sulla possibilità dei paesi in cui vengono attuate di elaborare dei programmi propri per la promozione dei diritti delle popolazioni locali.
- Un approccio basato sui diritti umani, in cui l’Europa si faccia portatrice di un esempio forte e positivo che includa l’uguaglianza di genere, il rispetto per il nostro pianeta e una particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili, così come la promozione della pace e della giustizia globale.
- Una ridefinizione del progresso economico e degli strumenti della finanza, poiché le misure attuali (soprattutto il PIL) non tengono conto delle crescenti disuguaglianze all’interno dei paesi e dei costi sociali e ambientali, e gli strumenti finanziari mancano spessissimo di qualsiasi trasparenza. Dei quadri normativi per il settore privato sono dunque ampiamente auspicabili.
- La società civile in quanto il terzo settore rappresenta una dimensione importante e attiva della società che deve essere riflessa nelle politiche potendo informarle e monitorarle.
Per attuare questi propositi, l’UE deve modificare i propri programmi climatici adattandoli all’Accordo di Parigi, riformare profondamente il suo modello di produzione e consumo, riallocare lo 0,7% del reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo (con almeno lo 0,2% per i paesi meno sviluppati) e combattere la discriminazione di genere.
Infine, CONCORD fa notare che la cooperazione allo sviluppo rappresenta solo uno dei molteplici aspetti dell’Agenda 2030, degli Accordi di Parigi e dell’Agenda di Addis Abeba, e chiama dunque le istituzioni ad adottare un approccio comprensivo, che coinvolga tutte le aree politiche e tutte le direzioni generali della Commissione europea.
Per il documento sintetico di posizione, vedere il link.
Per il documento con le risposte complete al questionario di consultazione, vedere il link.