CONVEGNO “GLI ATTORI DELL’INTEGRAZIONE: PAESI DI ORIGINE, COMUNITA’ E ASSOCIAZIONI”, ROMA 20 NOVEMBRE 2014
Il 20 novembre 2014 si è tenuto a Roma il Convegno “Gli attori dell’integrazione:paesi di origine,comunità e associazioni”,organizzato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. L’evento è stato occasione per dare conto dei processi di collaborazione e partecipazione che il Ministero ha avviato per il rafforzamento della cooperazione interistituzionale con i Paesi di origine e le loro rappresentanze e con le comunità e le associazioni di migranti.
Organizzato dalla Direzione Generale per l’Immigrazione del Ministero del Lavoro, il Convegno ha registrato un importante cambio di tono nella relazione fra Istituzioni e comunità di immigrati, le quali, individuate e censite negli ultimi mesi nel corso di 16 incontri presso Comuni e Province di tutto il territorio nazionale, sono state invitate, sia pure ancora in veste informale e consultiva, a dare un contributo attivo allo sviluppo delle future politiche di integrazione dei cittadini di origine straniera nel nostro paese.
La distribuzione degli interventi in agenda al Convegno romano ha finalmente riservato ai rappresentanti delle comunità immigrate e agli ambasciatori dei paesi di provenienza la maggior parte dello spazio. Ma sono stati soprattutto i contenuti espressi dai rappresentanti delle comunità immigrate a rimarcare con convinzione come, anche nella società italiana, il fenomeno sia ormai entrato in una fase nuova, e sia dunque diventato improrogabile cercare forme e strumenti istituzionali che, superando la logica dell’accoglienza e della prima integrazione, traghettino la nostra società verso un disegno collettivo più articolato, più condiviso e più soddisfacente per tutti.
Le numerose Associazioni presenti hanno infatti sottolineato come i bisogni degli immigrati non siano più limitati all’assistenza o alla sfera casa-lavoro, ma che è necessario essere riconosciuti come soggetti propositivi. Per questo, accanto agli strumenti di integrazione tradizionali, come ad esempio quello dell’acquisizione della cittadinanza, bisogna cercare altre forme di cittadinanza, cioè possibilità più variate e flessibili di tutela, partecipazione e rappresentanza, lavorando sull’ampliamento dei diritti delle persone al di là delle convinzioni e degli stereotipi di ciascuna parte.
Esemplificativo in questo senso è il fenomeno dei così detti “orfani bianchi” i quali, mettendo da parte vecchie metafore ad effetto, altro non sono che i figli minori delle nuove e numerose famiglie trans-nazionali. Nell’epoca di Internet e dei voli low-cost, per tutelare l’unità familiare è necessario approvare norme su visti di ingresso e reingresso che consentano contatti più fluidi e frequenti fra genitori che lavorano in Italia e minori “lasciati indietro” per continuare gli studi, o altro. Ciò anche a prescindere dall’esistenza di una richiesta di ricongiungimento stabile in Italia, che non è affatto scontato debba essere il progetto familiare di tutti i lavoratori stranieri, e nemmeno necessariamente il migliore per i loro figli.
A proposito della grande differenziazione interna alle comunità immigrate nel nostro paese e della conseguente diversificazione delle condizioni individuali di vita e dei progetti esistenziali per il futuro, un’altra criticità emersa è quella dei ritorni, legati alla crisi ma anche al fatto che i membri delle comunità di provenienza più antiche e stabilizzate hanno spesso superato l’età produttiva e si preparano al pensionamento. Come garantire alle persone che emigrano la libertà di stabilire la sede prevalente dei propri interessi materiali, sociali, familiari e affettivi al variare dei diversi cicli della vita? Come, ad esempio, consentire a chi decide di tornare da vecchio nel paese di origine il pieno godimento dei risparmi e dei contributi versati in Italia? Anche in questo settore urgono accordi e politiche nuove capaci di accompagnare le trasformazioni in atto nelle nuove società globali e nelle vite transnazionali dei loro cittadini.
Per promuovere la convivenza civile ed il benessere collettivo, l’obbiettivo prioritario deve quindi diventare quello di favorire l’integrazione e la partecipazione rispettando le differenze identitarie e le esigenze specifiche di ciascuno e di tutti. Nel caso della società italiana, oggi questo significa soprattutto valorizzare la presenza delle Seconde Generazioni che, con circa 1.000.000 di minori di origine straniera residenti sul territorio nazionale, sono proprio quelle che dovranno costruire il futuro di questo paese e che, se non svilite nei loro caratteri peculiari e assimilate in un troppo facile “Noi”, un giorno potrebbero offrire alternative impensabili ai numerosi problemi comuni.
Al Convegno, che si è svolto alla presenza del D.G. Forlani, hanno partecipato rappresentanti di associazioni di immigrati disseminate sul territorio (in particolare la G2, org. delle seconde generazioni di livello anche internazionale, che hanno presentato il “Primo Manifesto delle Seconde Generazioni“), ambasciatori di alcuni paesi di provenienza, funzionari pubblici preposti e ricercatori IDOS, incaricati di redigere la mappatura delle Associazioni di immigrati presenti in Italia. L’elenco delle oltre 2000 Associazioni censite verrà presto pubblicato sul Portale Integrazione Migranti del Ministero del Lavoro.
Per approfondimenti:
Relazione integrale del Convegno