Custodire la natura in Europa
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Ufficio Policy Focsiv – I padroni della terra continuano ad accaparrare le risorse naturali, ridotte a merci, provocando una riduzione della biodiversità, e quindi della vita del pianeta, drammatica. Nei nostri rapporti Pubblicazioni Landgrabbing – Focsiv si illustrano diversi casi di investimenti di grandi imprese che hanno provocato danni all’ambiente e all’uomo, impoverendo la biodiversità dei sistemi naturali e provocando la morte di fauna e flora. Tanto che anche a livello scientifico si parla di sesta estinzione di massa (Cos’è la sesta estinzione di massa? La fine dell’uomo è vicina (fanpage.it)). È indispensabile invertire la rotta, custodire la natura come chiesto da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Sì, per la nostra stessa sopravvivenza e per le generazioni future.
Nonostante il continuo dominio di un paradigma tecnico-economico e finanziario che degrada la natura, e con essa l’umanità, vi sono alcuni segnali positivi. In questo senso è una buona notizia l’approvazione della legge europea per il ripristino della natura (la Nature Restoration Law).
Il Parlamento europeo l’ha approvata con un margine stretto: 336 voti in favore contro 300, con 13 astenuti rigettando una mozione che avrebbe affossato completamente la legge e con essa il piano del Green Deal.
Evidentemente il confronto politico è molto acceso tra chi vuole difendere il vecchio modello economico, i comportamenti e gli interessi dei settori con impatti più pesanti sulla biodiversità, chiamati a trasformarsi profondamente nel loro rapporto con la natura, e chi è orientato al cambiamento assumendo modelli olistici che mettono al centro i diritti umani e della natura, come l’agroecologia.
Questo confronto si rispecchia nelle posizioni più conservatrici del Partito Popolare europeo, anche se alcuni suoi parlamentari (21) si sono dichiarati a favore di un regolamento più ambizioso, e in quelle più avanzate dei socialdemocratici e dei verdi. Mentre Renew Europe si è spaccata. Certo, così come la trasformazione energetica deve essere accompagnata da una transizione giusta che risponda ai costi sociali, così il regolamento sul ripristino della natura dovrà considerare i relativi costi di ristrutturazione. D’altra parte, secondo gli studi della Commissione europea ogni euro investito in ripristino della natura, produrrà un ritorno tra i 9 e i 38 euro sotto forma di servizi ecosistemici migliori.
Il regolamento europeo tornerà nel Comitato ambiente del Parlamento e si avvierà la negoziazione con gli Stati membri che si sono già accordati su una posizione comune, a common position, in modo da arrivare a un testo di compromesso che dovrà essere adottato dal Parlamento e dal Consiglio.
La Nature Restoration Law è un provvedimento unico nel suo genere con una funzione non solo protettiva, come avviene per le preziose direttive Uccelli e Habitat, ma proattiva, il cui principio di protezione della natura esistente è fondamentale ma non basta più: bisogna ripristinare quella perduta. Questo aiuterà a fermare il declino della biodiversità, ad affrontare la questione climatica così come ad avere un territorio più sicuro, città più verdi e accoglienti, servizi ecosistemici di maggiore qualità. Il regolamento è in relazione con l’accordo della COP15 delle Nazioni Unite (I limiti dell’accordo Cop15 sulla biodiversità – Focsiv) sulla biodiversità: the landmark biodiversity deal.
Con la legge sul ripristino della natura, la Commissione mira a riparare l’80% degli habitat europei che versano in cattive condizioni e a riportare la natura in tutti gli ecosistemi, dalle foreste e dai terreni agricoli agli ecosistemi marini, di acqua dolce e urbani. In base alla proposta, saranno assegnati a tutti gli Stati membri obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in vari ecosistemi, a integrazione delle normative esistenti.
L’obiettivo è far sì che le misure di ripristino coprano almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e si estendano infine a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. La normativa vuole portare a un livello superiore le esperienze maturate in materia di misure di ripristino della natura, quali la rinaturalizzazione, il reimpianto di alberi, il rinverdimento delle città o l’eliminazione dell’inquinamento per consentire il recupero della natura.
Nel dettaglio, gli obiettivi proposti dall’esecutivo europeo comprendono tra l’altro: l’inversione del declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e, successivamente, l’aumento di queste popolazioni; nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, un aumento del 5% entro il 2050, una copertura arborea minima del 10% in ogni città e un guadagno netto di spazi verdi integrati negli edifici e nelle infrastrutture; negli ecosistemi agricoli, l’aumento complessivo della biodiversità e una tendenza positiva per le farfalle, l’avifauna nelle aree agricole.