Dalle guerre ai conflitti per la terra
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Nell’ambito del grande tema delle disuguaglianze, la FOCSIV si occupa da tempo dei conflitti per il diritto alla terra delle comunità contadine e dei popoli indigeni (vedi i Rapporti sui Padroni delle Terra: https://www.focsiv.it/category/pubblicazioni/pubblicazioni-landgrabbing-pubblicazioni/). Infatti dal colonialismo in poi, le disuguaglianze continuano a crescere tra i cosiddetti accaparratori di terre (multinazionali e stati sovrani, fondi di investimento e di speculazione) e le comunità che le custodiscono. Si tratta del fenomeno del land grabbing, che concentra il controllo e l’uso della terra nelle mani di pochi.
Papa Francesco nel dialogo con i movimenti popolari ha sottolineato con forza il loro diritto alla terra, alla casa e al lavoro. Occorre quindi cooperare con questi movimenti per difendere il diritto alla vita e la biodiversità del nostro pianeta contro l’estrattivismo delle risorse naturali e le grandi piantagioni monocolturali. Una lotta per la cura della nostra casa comune, perché la difesa di questi diritti coinvolge tutti, il nostro stile di vita e di consumo, e la nostra sopravvivenza, in considerazione del fatto che la biodiversità è essenziale per la vita di tutto il pianeta.
Anticipiamo qui alcuni estratti del prossimo Rapporto sui Padroni della Terra che verrà presentato il 28 giugno al Senato (vedi save the date).
La nuova tragica guerra in Ucraina, che si aggiunge alle oltre 70 già esistenti e in gran parte dimenticate[1], sta provocando gravi conseguenze: diverse agenzie prevedono che l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e del carburante si abbatterà sui paesi e sulle popolazioni impoverite, aumentando l’insicurezza alimentare ma anche la competizione geopolitica sulle risorse naturali.
E’ infatti molto probabile l’accelerazione del fenomeno dell’accaparramento delle terre a danno delle comunità locali, dei contadini e dei popoli indigeni. Il cosiddetto land grabbing non si è mai fermato, ma sono proprio queste crisi (come quella del 2008) che stimolano la concorrenza degli attori sovrani e di mercato più potenti ad accordarsi con le élite locali per appropriarsi di terre fertili e dotate di risorse minerali, indispensabili per garantire lo stile di vita insostenibile dei mercati più ricchi ed emergenti. Espropriando le comunità locali.
L’accaparramento di terre è arrivato a 91,7 milioni di ettari[2]. Questi accaparramenti si concentrano soprattutto in alcuni paesi: nel grafico 1 sono indicati i primi dieci paesi obiettivo delle operazioni. Il Perù è il paese di gran lunga più coinvolto, con oltre 16 milioni di ettari, seguono a distanza altri paesi latinoamericani (Brasile e Argentina), asiatici (Indonesia e Papua Nuova Guinea soprattutto), dell’Europa orientale (Ucrania) ed africani (Sud Sudan, Mozambico e Liberia e Madagascar).
Grafico 1 – I primi dieci paesi obiettivo di operazioni di accaparramento concluse in milioni di ettari
Fonte: data base Land Matrix
Il grafico 2 mostra invece quali sono i principali paesi investitori. Sono soprattutto i paesi “occidentali” più ricchi dal Canada (quasi 11 milioni di ettari) alla Gran Bretagna, passando per gli Stati Uniti (quasi 9 milioni di ettari), la Svizzera e il Giappone. Seguono le nuove grandi economie come la Cina (5,2 milioni di ettari) e l’India, assieme ai paesi emergenti Malesia (4,2 milioni di ettari) e sede di imprese multinazionali come Singapore (3 milioni di ettari).
L’accaparramento di attori sia multinazionali che nazionali coinvolge come si vede grandi paesi come il Brasile, l’Indonesia e anche l’Ucraina. A cui occorre aggiungere la Federazione Russa (26,4 milioni di ettari) che è oggetto di accaparramento soprattutto da parte di grandi imprese locali.
Grafico 2 – I primi dieci paesi investitori in milioni di ettari
Fonte: data base Land Matrix
E’ evidente che per controllare questo fenomeno è necessaria una riforma e rilancio del sistema multilaterale. Le Nazioni Unite dovrebbero servire ad evitare queste competizioni, tensioni e conflitti della corsa alla terra, così come a favorire la risoluzione nonviolenta dei conflitti come la guerra in Ucraina e le tante guerre dimenticate. Viceversa continueranno e si incancreniranno le divisioni dove sono comunque i più forti a sopraffare i più deboli. Il grande programma dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sta perdendo i pezzi. Senza un nuovo governo mondiale non c’è speranza per la nostra specie umana e per la biodiversità del pianeta.
Infatti, altro fenomeno incessante e drammatico messo in luce nel Rapporto e legato al land grabbing, è quello della deforestazione per lo sfruttamento delle risorse naturali (11,1 milioni di ettari di foreste tropicali perse nel 2021)[3], soprattutto per realizzare le grandi piantagioni monocolturali, ad esempio, di soia e palme da olio. Colture necessarie per gli allevamenti e la trasformazione di cibo per i nostri mercati ricchi. Le conseguenze sono molteplici: perdita della biodiversità e dei relativi servizi ecosistemici, espulsioni delle popolazioni indigene e contadine, insicurezza umana e nuove tensioni (si veda ad esempio il documento: https://www.focsiv.it/deforestazioni-e-migrazioni/).
Anche in questo caso la risposta dovrebbe venire da un sistema multilaterale efficacie. Nel Rapporto si indica la necessità di ridare forza e cogenza al Comitato Mondiale per la Sicurezza Alimentare delle Nazioni Unite, che ha già concordato linee guida volontarie per i regimi fondiari, la cui applicazione è però insufficiente. Ci vogliono regole obbligatorie e le buone notizie vengono da un crescendo di regolamenti e proposte di dovuta diligenza (ovvero di regole che impongono alle imprese di rispettare i diritti umani e l’ambiente nelle loro catene di approvvigionamento internazionali) che provengono dall’Unione Europea. Proposte che però devono migliorare così come l’attuazione dei regolamenti già esistenti.
Questo processo di cambiamento è indispensabile e dipende in gran parte dalla cooperazione e dalle spinte delle lotte dei contadini e dei popoli indigeni, soprattutto delle comunità più vulnerabili, che sono accompagnati dalle associazioni della società civile di FOCSIV, CIDSE e non solo. Sono le lotte per i diritti umani e della natura, per una vera democrazia dal basso, che forgiano la speranza di un mondo migliore, senza accaparramenti e con una maggiore capacità di gestire in modo nonviolento i conflitti.
di Andrea Stocchiero, FOCSIV
[1] https://ucdp.uu.se/
[2] Le informazioni sono tratte dalla banca dati Land Matrix consultata a Marzo di quest’anno, relative a tutte le operazioni di accaparramento, transnazionali e nazionali, concluse, in negoziazione e fallite, in tutti i settori (compreso quello minerario): https://landmatrix.org/observatory/global/
[3] https://research.wri.org/gfr/latest-analysis-deforestation-trends?utm_campaign=wridigest&utm_source=wridigest-2022-05-03&utm_medium=email&utm_content=title