Ecuador: obiettivo solidarietà
OVCI è attiva nella provincia di Esmeraldas dal 1994 aiutando ogni anno sempre più persone con disabilità e con difficoltà economiche e che di conseguenza non hanno le possibilità di curare al meglio la propria salute. In Ecuador per la maggior parte di queste persone, soprattutto quelle che vivono nelle zone rurali di difficile accesso, non sono previsti dei percorsi di riabilitazione che le aiutino a essere integrati dentro una società che ha ancora grandi barriere culturali nei confronti della disabilità, portandoli a una condizione di isolamento estremo. Con l’intento di poter aiutare più persone, grazie all’esperienza pluriennale dei professionisti e dei promotori sempre più formati e professionalizzati di OVCI, è iniziata a fine 2021 una raccolta fondi in collaborazione con la ONG ecuadoriana World Vision, per poter finanziare la continuazione del nostro lavoro sul campo e per poter raggiungere 200 nuovi beneficiari nel prossimo futuro. Purtroppo un grande problema nel mondo della cooperazione internazionale per le organizzazioni che operano in paesi in via di sviluppo è la costante carenza di fondi per poter realizzare i propri obiettivi.
Per il raggiungimento dell’obiettivo economico prefissato per questa raccolta fondi sono state organizzate diverse iniziative tra cui l’impegno dei singoli operatori di ciascun cantone (promotori, coordinatori, volontari). Vi racconto il mio piccolo contributo all’interno di questa macchina complessa e composta da moltissime persone.
Giovedì 17 marzo mi sono svegliato pensando di affrontare una classica giornata di servizio di Sviluppo Inclusivo su Base Comunitaria con visite domiciliari. Arrivato, vedo Erika – la coordinatrice del cantone di Rio Verde e le altre due promotrici Narcisa e Elizabeth – rendendomi conto sin da subito che sarebbe stata una giornata particolare. Mi viene raccontato della raccolta fondi sta sostenendo in tutti i cantoni di Esmeraldas. L’idea delle ragazze di Rio Verde è stata quella di cucinare il “Tamal”, un piatto di grande tradizione della cucina ecuadoriana, composto da un’infinita lista di ingredienti, ma principalmente dal platano cucinato insieme a pesce o carne, il tutto avvolto in una grande foglia di banano. Si sarebbe cucinato per poi la mattina seguente venderlo nei territori del cantone. L’obiettivo erano 300 tamales.
Ridendo mi dicono che si dovrà lavorare tutta la notte per poi riuscire a fare le consegne la mattina all’alba, essendo questo un piatto che tradizionalmente si mangia a colazione, e mi chiedono se sono disposto a aiutarle. Una delle cose che adoro di questo servizio in Ecuador è che non c’è mai una giornata uguale alle altre: ci sono spesso imprevisti di diversa natura e i piani sono stravolti all’ultimo minuto e bisogna essere bravi ad adattarsi e a essere il più possibile flessibili in queste situazioni. Col passare dei mesi questo atteggiamento mi ha regalato stimoli, energie nascoste e maggior serenità.
Dopo aver fatto le abbondanti spese necessarie, siamo andati a casa di una delle promotrici per poter iniziare i preparativi. A questo punto la mia curiosità rispetto a questo misterioso piatto era altissima, ma alle mie domande le ragazze mi invitano a portare pazienza, perché il processo è talmente elaborato che è meglio vederlo passo a passo. Ascoltando e osservando attentamente quello che succede intorno a me, inizio a eseguire gli ordini che mi vengono dati tagliando tantissime verdure di ogni tipo. Siamo poi usciti, armati di machete, alla ricerca di foglie di banani con l’obiettivo di trovarne 300.
Da qui in poi non mi dilungo sul procedimento che è davvero la cosa più elaborata che abbia mai visto e fisicamente molto pesante, perché procedimenti come il raschiamento del cocco o dei platani fanno sudare parecchio. Fatto sta che le ore scivolavano via, perché appena finivamo un procedimento ne iniziava subito un altro altrettanto urgente e importante. Guardo l’orario poche volte, ma ricordo che sono rimasto sorpreso quando mi sono accorto essere le 3 di notte e ancora eravamo nel bel mezzo del lavoro. A quel punto mi rendo conto che il loro “lavorare tutta la notte” non era una battuta scherzosa. I ritmi erano scanditi dalla fermezza e dalla esemplare organizzazione della coordinatrice Erika, che ha un bellissimo modo di guidare il gruppo, perché usa una comunicazione sempre molto diretta ed efficace, ma senza prevaricare sull’interlocutore e tenendo tutti uniti e affiatati.
Si cucinava con la musica di sottofondo per combattere il sonno che faceva capolino insidioso e loro inconsciamente muovevano il bacino, ricordandomi per l’ennesima volta quanto abbiano il ritmo nel sangue (a differenza mia!).
All’alba mi affidano un vecchio fuoristrada con un cassone di legno dietro, lo riempiamo di tamales e via che si parte a fare le consegne casa per casa. Siamo stati accolti da tutte le famiglie con grande entusiasmo soprattutto, credo, per il fatto di poter gustare un buonissimo piatto e al contempo per poter aiutare col loro acquisto le persone della loro comunità più in difficoltà. Noto spesso come nei piccoli paesini dell’Ecuador la società è sempre molto solidale e partecipe: nonostante i redditi medi siano davvero molto bassi, non si risparmiano mai per poter aiutare il prossimo.
Abbiamo terminato di vendere tutti i tamales intorno alle 11 di mattina, stanchissimi ma davvero pieni di soddisfazione per quello che siamo riusciti a fare come vera e propria squadra. Nonostante la stanchezza durante la lunga notte di lavoro tutti hanno fatto la loro parte collaborando con il sorriso. Mi sono sentito più che partecipe di un team di lavoro, all’interno di una vera famiglia.
Questa è solo una delle molte iniziative realizzate per riuscire a finanziare un lavoro prezioso, per includere nel progetto 200 nuovi beneficiari e per continuare a raggiungere luoghi e persone che altri enti non riescono a raggiungere. Per chiunque voglia contribuire a sostenere la causa in questo territorio in cui così tanti bambini e persone con disabilità hanno bisogno di aiuto, possono fare una donazione a OVCI in Italia, che si impegna a girare le somme alla sede in Ecuador.
“La carità è umiliante perché viene esercitata in senso verticale e dove capita; la solidarietà è orizzontale e comporta il rispetto reciproco.” – Eduardo Galeano
Marco Richini, Casco Bianco con OVCI ad Esmeraldas, Ecuador.