Quali rischi ambientali per il futuro?
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Di seguito presentiamo una introduzione e sintesi del rapporto sulla previsione dei rischi ambientali, Environmental Risk Outlook, realizzato dalla Verisk Maplecroft, società privata di analisi e indagine che fornisce dati e informazioni per orientare meglio le decisioni di investimento di grandi gruppi finanziari, secondo i criteri ESG (Environmental, Social and Governance) per la sostenibilità.
“Come testimonierà chiunque abbia avuto a che fare con la sempre più vasta gamma di complessi standard e parametri di riferimento per prevedere il rischio climatico, la gestione del rischio del cambiamento climatico è un’impresa complicata. Tuttavia, per molti versi, questi quadri di riferimento sul clima sono troppo ristretti e sostengono una visione parziale e isolata di quello che è un sistema di minacce densamente interconnesso. Concentrandosi sull’esposizione delle attività economiche, dei patrimoni e degli investimenti ai rischi fisici o ai cambiamenti nelle politiche sulle emissioni di gas serra, si esclude la moltitudine di rischi secondari di natura politica, economica, sociale e della catena di approvvigionamento che stanno emergendo a causa dell’aumento delle temperature e della spinta verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Di conseguenza, i governi, le aziende e gli investitori potrebbero pensare di avere una visione d’insieme adeguata dell’impatto dei cambiamenti climatici. Ma la verità è che, pur disponendo di piani per affrontare le minacce dirette, non hanno ancora scalfito la superficie di impatti più complessi ed ampi.
Il motivo è in parte spiegato nell’Environmental Risk Outlook di quest’anno. Un approccio limitato a questi fattori di rischio non è più sufficiente. Le organizzazioni devono adottare una visione olistica dei rischi ESG che comprenda i moltiplicatori di minacce politiche come la guerra della Russia in Ucraina, i fattori economici come il cambiamento dei mercati energetici globali, le conseguenze sui diritti umani, e gli impatti ecologici delle materie prime da estrarre e utilizzare per la transizione. I nostri dati e le nostre analisi sui rischi geospaziali mettono in luce alcune di queste tendenze chiave emergenti, chiarendo che le aziende, gli investitori e i governi in grado di capire il quadro generale e di agire di conseguenza, si troveranno nella posizione migliore per affrontare un futuro sempre più incerto.
I rischi climatici iniziano a diffondersi
I rischi climatici “a cascata” (che si intrecciano tra di loro in modo cumulativo) sono un esempio della necessità di adottare una prospettiva più ampia. La nostra analisi mostra un mondo diviso in tre gruppi di Paesi in base alla loro resilienza alle minacce innescate dal cambiamento climatico, come disordini civili, instabilità politica, insicurezza alimentare, migrazioni di massa e peggioramento dei diritti umani. Alcuni fattori economici, sociali e politici possono contribuire a isolare le nazioni da queste minacce. Ma per Paesi come il Brasile, il Messico o persino la Cina, dove alcune protezioni politiche, economiche e sociali sono fragili, la suscettibilità ai rischi a cascata potrebbe intensificarsi. Con l’accelerazione della gravità delle ondate di calore, delle tempeste e delle inondazioni, si allungano anche gli orizzonti temporali dell’instabilità globale, aumentando la posta in gioco per governi, aziende e investitori.
La geopolitica inizia a colpire i mercati dell’energia pulita
Allo stesso modo, l’impatto della guerra russa in Ucraina sui mercati energetici si sta manifestando in tempo reale, lasciando organizzazioni e governi sempre più esposti a una nuova gamma di rischi geopolitici e ambientali. La risposta dell’Asia alle crescenti preoccupazioni per la sicurezza energetica è stata il ritorno ai combustibili fossili, mettendo in dubbio la transizione della regione, e consentendo alle aziende e ai governi nazionali di non rispettare le promesse di riduzione delle emissioni di carbonio. Ma con l’Europa che spinge per un’accelerazione della transizione, il controllo della Cina sulla produzione di energia verde e sulle forniture di minerali sta rafforzando la sua influenza geopolitica e le consente di controllare il ritmo del cambiamento globale.
La corsa ai minerali porta alla luce nuovi rischi ESG
Con le materie prime russe sempre più off limits e i timori di un’eccessiva dipendenza dalla Cina, l’UE ha bisogno di nuove fonti di materie prime chiave come nichel, potassio, rame e palladio. Man mano che le fonti esistenti si esauriscono, le forniture dovranno provenire da mercati poco regolamentati dove i rischi ESG sono meno noti, aumentando l’esposizione delle aziende e delle catene di approvvigionamento a minacce reputazionali, normative e legali. Il nostro Industry Risk Dataset fa luce sui potenziali mercati alternativi, evidenziando come Brasile, Filippine, Laos e Africa sub-sahariana siano pieni di minacce per le popolazioni indigene e per le riserve idriche e la biodiversità da cui dipendono
Rafforzamento delle norme ambientali
Naturalmente, una fiorente industria mineraria potrebbe essere una manna dal cielo per i governi che cercano di incrementare le entrate fiscali del dopo-Covid. Sempre più spesso, un piccolo numero di Paesi sta mobilitando regolamenti ambientali ben intenzionati, necessari per gestire gli impatti dell’industria mineraria, come mezzo per raggiungere obiettivi politici. Queste mosse, che vanno dalla mobilitazione del sostegno politico alle pressioni sui negoziati commerciali, fino a una gestione dei piani di esproprio capace di proteggere le popolazioni locali, potrebbero essere il prossimo campo di battaglia del nazionalismo sul controllo delle risorse. Per le imprese minerarie, anticipare gli imminenti cambiamenti politici e lavorare secondo le migliori pratiche e le procedure ambientali standard sarà fondamentale per evitare interruzioni, chiusure o addirittura perdite di attività.”