Esortazione dai finanzieri: che i mercati europei tengano conto dei rischi climatici
In un contesto in cui il Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB), un ente di consulenza creato durante la crisi finanziaria del 2008, ha messo in guardia contro i rischi di passare ad un’economia a basso consumo di carbonio troppo velocemente e repentinamente, il Gruppo di Investitori Istituzionali per il Cambiamento Climatico (IIGCC), un’importante coalizione di investitori verdi e di fondi pensione, ha reiterato l’avviso e richiamato i regolatori europei a velocizzare la transizione verso un’economia dalle scarse emissioni di carbonio riformando in modo efficace i mercati finanziari del continente.
L’Unione Europea (UE) può dirsi orgogliosa di condurre la battaglia contro il cambiamento climatico, ma ciò deve riflettersi in riforme che permettano al sistema finanziario di sostenere questi sforzi, ha avvisato il gruppo in un policy paper pubblicato il 20 Settembre.
I rischi legati al cambiamento climatico, come alluvioni, tempeste o l’innalzamento del livello del mare, possono avere un enorme effetto sulla valutazione della proprietà e delle infrastrutture, distruggendo beni e facendo aumentare i tassi assicurativi da un giorno all’altro. Bisogna pertanto che i rischi climatici vengano meglio considerati nella valutazione dei rischi, cosicché avvenga una transizione nella gestione dei capitali. Ciò include la promozione di “un sistema finanziario concepito per una durata che permetta un’effettiva gestione dei rischi posti dal cambiamento climatico” e che indirizzi gli investimenti verso tecnologie pulite. “Facciamo appello alle istituzioni europee perché sviluppino un piano d’azione per rendere i mercati finanziari dell’UE più sostenibili”, ha detto l’IIGCC in occasione di un’iniziativa principale della Commissione europea per costruire un mercato unico dei capitali per i 28, venturi 27, stati membri.
Gli investitori hanno reiterato i loro avvertimenti sul cambiamento climatico, sottolineando il rischio sistemico che esso rappresenta per la stabilità finanziaria mondiale e richiamando a un disinvestimento organizzato e di massa dai combustibili fossili. “Ci sarà una transizione. Se questa non viene gestita bene, le conseguenze saranno molto, molto costose”, ha ammonito Frido Kraanen, direttore di responsabilità imprenditoriale a PGGM, un fornitore olandese di servizi nel campo dell’amministrazione delle pensioni e della gestione degli attivi ad un evento a Bratislava.
Comunicazione dei rischi
Stephanie Pfeifer, amministratrice delegata dell’IIGCC, ha affermato che la transizione verso un’economia a bassa emissione carbonica “costituisce un’occasione d’oro per gli investitori nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica, nelle infrastrutture e in altre aree”. Per assicurare una transizione verde, il gruppo sostiene che gli incentivi per l’innovazione sono necessari non solo nel settore energetico, ma anche in altre parti delle industrie europee.
Tra le raccomandazioni chiave, l’IIGCC propone una comunicazione generalizzata delle politiche verdi delle imprese affinché i responsabili dei fondi possano valutare la loro esposizione ai rischi del cambiamento climatico. “In particolare sosteniamo la divulgazione dei rischi climatici lungo tutta la catena degli investimenti, dalle compagnie agli investitori stessi”, ha ribadito il gruppo, che esorta alla creazione di norme più severe in questo senso.
Delle norme troppo lassiste andrebbero infatti contro l’impegno del G20 per una metodologia chiara di comunicazione dei rischi climatici e intralcerebbero la possibilità di paragone della comunicazione dei rischi all’interno dell’UE, ricorda l’IIGCC. A Dicembre 2015, il G20 ha creato un gruppo di lavoro sulla comunicazione finanziaria legata al clima (TCFD) condotto dall’industria e che prevede di pubblicare il suo primo rapporto a Febbraio 2017.
Le raccomandazioni includono anche un rafforzamento del sistema di limitazione e di scambio di CO2 e la decarbonizzazione dei settori dei trasporti e della costruzione, delle misure ritenute dal gruppo “essenziali per ridirigere i capitali” verso le tecnologie pulite.
Gruppo di esperti europei sulla finanza verde
La Commissione europea resta per il momento molto prudente riguardo alle iniziative di finanza verde, sostenendo di avere bisogno di più tempo per determinare i mezzi migliori per mettere in atto le norme di comunicazione dei rischi.
L’esecutivo europeo si è ciononostante dichiarato pronto ad andare avanti e ha rivelato delle nuove priorità per l’unione dei mercati capitali il 14 settembre. Vanessa Mock, porta-parola della Commissione per i servizi finanziari, ha attirato l’attenzione sulla creazione di un nuovo gruppo di esperti il cui compito sarà di “sviluppare una strategia europea comprensiva sulla finanza verde”. Il primo rapporto del gruppo è previsto nei mesi a venire.
Più generalmente, la Commissione “adotterà anche delle linee guida non vincolanti sulla metodologia” usata dalle aziende per comunicare con gli investitori e i consumatori sugli argomenti ambientali, sociali e amministrativi, ha spiegato la porta-parola a EurActive. Inoltre, vi sono dei lavori in corso per permettere una migliore disponibilità dei fondi verdi attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici, ha aggiunto. Si tratterebbe di riservare almeno il 20% del budget europeo per il 2014-2020 all’azione climatica e di mettere in atto una piattaforma di finanziamento dell’economia circolare.
Il gruppo riconosce i progressi già fatti dalla Commissione, in particolare in quanto gli investimenti diretti a lungo termine nell’infrastruttura sono ora compresi nel regolamento sulle assicurazioni chiamato Solvency II. “Apprezziamo il fatto che Solvency II incoraggi gli investimenti a lungo termine che combinano attivi e passivi […]. Gli attivi infrastrutturali hanno un profilo di rischio unico che li pone in una classe di attivi a parte”, stima il gruppo di investitori. Tuttavia, esso esorta la Commissione ad andare più in là estendendo la definizione agli altri investimenti nelle infrastrutture, come quelli degli operatori di sistemi di trasporto dell’elettricità. “Per esempio, gli attivi che si trovano in un paese europeo con un contesto politico meno favorevole,gli investimenti nelle infrastrutture con mercati emergenti e gli attivi che ancora comportano qualche tipo di rischio di costruzione potrebbero non essere qualificabili per questa categoria particolare”, fa notare l’IIGCC.
Mentre i passi da intraprendere rimangono ancora numerosi, ascoltare il richiamo sui rischi del cambiamento climatico di un gruppo di investitori istituzionali ha certamente il suo beneficio. Ci auspichiamo dunque che tale monito non sia trascurato, ma possa essere un nuovo stimolo per una transizione tanto necessitata quanto desiderabile.
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