“Europa e il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo: ovvero, l’abbandono dei valori costitutivi dell’integrazione europea”
Nota alla stampa dell’ Ufficio Stampa dei Missionari Scalabriniani
Europa e il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo:
ovvero, l’abbandono dei valori costitutivi dell’integrazione europea
Il 23 settembre 2020 la Commissione europea ha pubblicato le linee portanti di quello che è stato definito “un nuovo inizio in materia di migrazione in Europa”. “Questo cosiddetto nuovo inizio”, afferma con fermezza p. Lorenzo Prencipe, presidente della Fondazione Centro Studi Emigrazione di Roma, “è in realtà più l’abiura dei valori che hanno guidato, tra alti e bassi, settant’anni di processo d’integrazione europea che una reale ricerca di equilibrio tra responsabilità e solidarietà”.
Al leggere il testo della Commissione quello che emerge chiaramente è che l’Unione europea intende chiudere sempre più le sue frontiere, limitare al massimo gli ingressi dei migranti e richiedenti asilo e incentivare con tutti i mezzi i rimpatri. L’Europa, nonostante le sue differenze e anzi grazie alle sue diversità, si è costruita, ricorda p. Prencipe “fin dall’inizio come una civiltà aperta, perfettibile e in continua e rinnovata ricerca di unità. L’Europa è la sua storia, fatta di incontri, scontri, contaminazioni, meticciati tra uomini, idee, religioni, visioni politiche diverse. Quanti considerano l’Europa come un fatto statico, fissato in un certo periodo temporale, non s’interessano della sua storia, né del suo passato né del suo futuro che è anche il suo destino, il suo cammino verso una cittadinanza europea sempre più aperta e condivisa.”
Di fronte alle preoccupazioni dei paesi alle frontiere esterne dell’UE, che temono che le pressioni migratorie superino le loro capacità e che auspicano la solidarietà degli altri, e quelle di altri Stati membri dell’UE, che temono che, in caso di mancato rispetto delle procedure alle frontiere esterne, i rispettivi sistemi nazionali di asilo, integrazione o rimpatrio non saranno in grado di far fronte alla situazione in caso di grandi flussi, ricordiamo che dall’inizio del 2020, secondo Eurostat, sono circa 247mila le richieste d’asilo presentate nell’UE e sono state 676mila nel 2019. Ciò ratifica che l’Europa è una delle aree geografiche del mondo meno investite dai flussi di persone in fuga dalle loro case (80 milioni nel 2019 secondo UNHCR.
Ci chiediamo con forza: “Quali sarebbero le politiche “veramente nuove” per migranti e rifugiati?”. Come Scalabriniani crediamo che la società civile non dovrebbe abbandonare le iniziative e gli orientamenti definiti dal “Global compact per le migrazioni disciplinate, sicure e regolari” (firmato a Marrakech-Marocco, tra il 10 e l’11 dicembre 2018, da 164 paesi) a tutela dei migranti in un quadro di cooperazione internazionale, resistendo agli atti di sabotaggio dei sovranismi e nazionalismi odierni.
Nello specifico per tutelare tutti i soggetti delle migrazioni si tratta allora di:
– assicurare tanto la libertà di restare nel proprio paese (riducendo al minimo i fattori di espulsione)
– come quella di partire (indicare vie legali, salvaguardia della vita umana in pericolo, contrasto ai trafficanti, procedure trasparenti ed efficaci per accoglienza e installazione di migranti e rifugiati, accesso ai servizi di base),
– di restare nel paese di destinazione (procedure di assunzione e condizioni di lavoro dignitoso, riconoscimento di abilità, qualifiche e competenze, misure antidiscriminatorie di inclusione e coesione sociale per migranti e autoctoni)
– e di far ritorno nel paese di origine (sicurezza per trasferimento di rimesse, progetti di co-sviluppo e cooperazione verso i paesi di origine, agevolare ritorni e reinserimento nella società, portabilità delle prestazioni previdenziali).
“Tali politiche”, conclude p. Prencipe, “esigono un radicale cambiamento di approccio ai migranti e ai rifugiati, considerati e rispettati nella loro dignità umana prima di ogni altra valenza socioeconomica, senza mai dimenticare l’illuminante osservazione di Giovanni Battista Scalabrini che già alla fine del XIX secolo affermava: “ [L’emigrazione] è una parte della complessa questione sociale” e “le leggi [da sole] non bastano a sanare le piaghe che affliggono la nostra emigrazione, perché alcune di esse sono alla natura dell’emigrazione inerenti, altre derivanti da cause remote, che sfuggono all’azione della legge”.
Ufficio Stampa dei Missionari Scalabriniani
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