Formalizzare l’estrazione artigianale di cobalto in Congo
Fonte immagine Hugh Brown in Artisanal mining in Africa photos of mining pits by Hugh Brown (qz.com)
Ufficio Policy Focsiv – In seguito all’attenzione che Focsiv presta all’impatto delle filiere internazionali di valore sui diritti umani e della natura (vedi Impresa2030, Diamoci una regolata! – FOCSIV), e alla questione del land grabbing (vedi Pubblicazioni Landgrabbing – FOCSIV), con particolare riferimento al caso dell’estrazione del cobalto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) (vedi La corsa ai minerali critici nella Rep. Democratica del Congo e i conflitti per il loro controllo – FOCSIV), diffondiamo il seguente articolo, con una libera traduzione, apparso su SWI* (https://www.swissinfo.ch/eng/business/rethinking-artisanal-cobalt-mining-in-the-drc/48260638) il 9 febbraio 2023 grazie al contributo di Dominique Siguel**.
L’argomento trattato dalla testata svizzera mette in risalto quanto siano sempre più evidenti i legami tra estrazioni informali di piccola scala e estrazioni di larga scala da parte di grandi imprese, di minerali strategici come il cobalto per la transizione energetica green, così come la conseguente stretta relazione tra le pratiche avidamente estrattive del Nord del Mondo e lo sfruttamento del lavoro, anche minorile, in un paese povero come la Repubblica Democratica del Congo, che fornisce da solo il 70% del cobalto mondiale, di cui il 10% è proveniente da estrazione artigianale non formalizzata.
Ripensare l’estrazione artigianale di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo
Formalizzare l’estrazione artigianale offre la migliore possibilità di porre fine alle violazioni dei diritti umani e al lavoro minorile nella catena di approvvigionamento del cobalto, afferma un esperto svizzero di diritti umani.
Le miniere di piccola scala nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono parte integrante dell’estrazione del cobalto. Questo spesso significa uomini – e persino bambini – che strisciano lungo tunnel precari per raggiungere il metallo strategico considerato vitale per la transizione energetica green del mondo. Di ritorno in Svizzera dopo un faticoso viaggio per parlare con i minatori artigianali nella nazione africana, Dorothée Baumann-Pauly (direttore del Centro per le Imprese e i Diritti Umani di Ginevra, ndt) è molto chiara su ciò che deve cambiare: “le aziende devono includere i minatori artigianali, e in particolare le donne, nella loro catena di approvvigionamento piuttosto che escluderli. […] Ma la maggior parte delle aziende si sta muovendo nella direzione opposta: si forniscono da miniere industriali per mantenere una reputazione pulita e soddisfare i requisiti di due diligence”.
Tuttavia, circa il 10% del cobalto mondiale proviene da miniere di piccola scala nella RDC. “L’estrazione artigianale su piccola scala (Artisanal Small-scale Mining-ASM) è una realtà commerciale“, dice Baumann-Pauly a SWI swissinfo.ch. “La maggior parte delle aziende esclude contrattualmente l’approvvigionamento di cobalto dai siti ASM, ma ciò non significa che non faccia parte della loro catena di approvvigionamento. Se si va a Kolwezi [la città ricca di cobalto] nella RDC, si vedono chiaramente quanti incroci ci sono tra l’estrazione industriale e l’estrazione artigianale”.
Il cobalto è una materia prima essenziale per le batterie che alimentano telefoni cellulari, computer e veicoli elettrici. Le vendite di veicoli elettrici nelle regioni chiave di Cina, Stati Uniti ed Europa sono in ripresa. […] Mentre nove delle più grandi miniere di cobalto del mondo si trovano nella RDC. Il mondo ricava il 70% del suo cobalto, un sottoprodotto del rame o del nichel, da questo singolo paese. L’estrazione del cobalto può essere artigianale o industriale. L’ASM viene eseguita manualmente e fornisce un’ancora di salvezza per le comunità locali. L’estrazione su larga scala (Large-Scale Mining-LSM) utilizza metodi di estrazione meccanica ed è ora l’approccio di riferimento di grandi aziende internazionali, come la Glencore con sede in Svizzera.
Rischi per la reputazione
Nel 2021 la società madre di Google Alphabet, la Apple, la Dell, la Microsoft e la Tesla sono riuscite a schivare un’azione collettiva in cui si rivendicava la responsabilità dei giganti della tecnologia per il presunto utilizzo del lavoro minorile in Congo nell’estrazione del cobalto. Ma la pubblicità negativa ha contribuito a consolidare la preferenza per l’approvvigionamento di cobalto esclusivamente da siti minerari industriali per evitare rischi alla reputazione.
Il produttore di veicoli elettrici Tesla, ad esempio, si è rivolto a Glencore, il più grande produttore industriale di cobalto al mondo, per ottenere il metallo dal Katanga, nel sud-est del paese. Tesla afferma di non acquistare cobalto ASM, e così fanno molte altre aziende che sperano di rimanere nelle grazie dei consumatori e all’interno dei requisiti di dovuta diligenza che vengono inseriti nelle leggi nazionali.
Quadri normativi
L’Europa ha aperto la strada all’imposizione di requisiti obbligatori di due diligence (vedi l’attuale negoziato sulla direttiva per la due diligence, ndr) che sono già legge in Germania e Francia, tra le altre nazioni europee. Nonostante ciò, in Svizzera, ad esempio, nel 2020 gli elettori hanno annullato un’iniziativa costituzionale popolare che avrebbe reso le aziende legalmente responsabili per illeciti all’estero. Da allora, il Codice penale svizzero e il Codice delle obbligazioni svizzere sono stati modificati per introdurre obblighi generali di rendicontazione su questioni ambientali, sociali e di governance per le aziende con almeno 500 dipendenti e un fatturato minimo di 40 milioni di CHF (43 milioni di $).
“La salvaguardia contrattuale [contro il cobalto ASM] è il modo con cui le aziende continuano a operare con un occhio aperto e un occhio chiuso“, afferma Baumann-Pauly. “Sanno di non poterlo escludere, ma contrattualmente si tutelano. È disonesto.”
Le aziende non possono escluderlo perché sul campo il confine tra cobalto estratto artigianalmente e industrialmente è nel migliore dei casi sfocato. Nella RDC esistono siti minerari su larga scala accanto a siti minerari informali o artigianali su piccola scala nella regione della terra rossa di Kolwezi e nel lussureggiante Katanga. La miscelazione può avvenire in loco, o nelle raffinerie della RDC e della Cina, dove il cobalto ASM e LSM non sono separati.
Banco di prova
Questo è un contesto che Baumann-Pauly conosce bene. Tra dicembre e gennaio ha incontrato i rappresentanti della società civile congolese a Ginevra e nella RDC, ha condotto una visita sul campo alle concessioni minerarie nella RDC e ha partecipato a riunioni a porte chiuse con i rappresentanti dell’industria del cobalto all’incontro annuale del World Economic Forum nella località svizzera di Davos. Il suo obiettivo è identificare soluzioni all’annosa questione dei diritti umani associata all’estrazione di cobalto nella RDC.
Raggiungere le miniere di cobalto della RDC non è un compito facile. Il viaggio che ha condotto a dicembre ha richiesto sei mesi di preparazione. […] La sua missione? Capire che fine hanno fatto i minatori che avevano lavorato alla concessione di Mutoshi. Nel 2018 Trafigura (commerciante svizzero di materie prime) aveva avviato lì un progetto pilota per migliorare le condizioni di lavoro dei minatori collegandoli al mercato globale. Realizzato in collaborazione con l’operatore minerario Chemaf, una società mineraria locale, e la ONG Pact, l’obiettivo era aiutare 5.000 minatori informali che lavoravano in condizioni così terribili da contare vittime a frequenza settimanale.
“Dal punto di vista della ricerca è un ambiente unico perché la comunità mineraria di Mutoshi è molto stabile“, afferma. “Puoi parlare con persone che hanno sperimentato l’estrazione prima, durante e dopo la formalizzazione“.
La formalizzazione ha significato l’accesso controllato al sito minerario da parte dei partner coinvolti nel progetto, operazioni a cielo aperto, formazione e standard di salute e sicurezza più elevati. Mutoshi, ricorda, era un sito molto ordinato quando lo ha visitato l’ultima volta nel 2019. Tutti i minatori indossavano stivali, caschi e dispositivi di protezione. Quello che ha scoperto a dicembre è stato un panorama completamente diverso: le persone sono precipitate in una povertà disperata, guadagnando poco più di 1$ al giorno, che non basta alle famiglie neanche per mandare i figli a scuola.
Molti minatori lavoravano a piedi nudi o con infradito. Non avevano più l’opportunità di immagazzinare il minerale fino a quando i prezzi non aumentavano per negoziare un accordo migliore con la società proprietaria della concessione. Invece, ora dipendono dai termini fissati da una società di intermediazione cinese che vende a grandi società di lavorazione del cobalto in Cina, il più grande importatore mondiale di cobalto.
Quello che una volta era considerato un progetto dall’immagine perfetta si è interrotto bruscamente alla fine del 2020. I siti minerari di tutto il mondo hanno interrotto o ridotto le operazioni perché erano considerati punti caldi per la diffusione del Covid-19.
«Con l’inizio della pandemia da Covid, i partner del progetto hanno deciso di chiudere il sito ufficiale della miniera», spiega Baumann-Pauly. “Ma la chiusura non ha significato che le attività minerarie si siano fermate. Nel giro di pochi giorni, i minatori hanno capito come entrare nel sito e continuare a scavare. A un certo punto la recinzione è stata abbattuta e l’estrazione mineraria è continuata”.
Uno dei momenti salienti del suo recente viaggio a Kolwezi è stata una sosta al Café Matinal, un club femminile creato dalla cooperativa Comiakol che continua a tenere riunioni settimanali. Le donne hanno ricordato il progetto di formalizzazione, quando i minatori potevano lavorare a cielo aperto piuttosto che scavare gallerie, come i bei vecchi tempi in cui potevano lavorare in sicurezza e sbarcare il lunario.
Le donne non sono più in grado di estrarre come prima. In assenza di escavatori meccanici – necessari per mantenere le operazioni a cielo aperto ma troppo costosi per la cooperativa locale – i tunnel pericolosi, profondi circa 30 metri, sono tornati ad essere la norma. Difficile l’accesso e faticosa la respirazione all’interno di essi, dove lavorano principalmente gli uomini. Si stima che a dicembre 2022 sul sito stessero lavorando anche 300 minori, principalmente smistando le macerie e aiutando con il trasporto del cobalto.
“La produzione è diminuita in modo così significativo che anche se il prezzo del cobalto è molto più alto rispetto al 2019, guadagnano molto meno“, afferma Baumann-Pauly. “Guadagnano troppo poco per mandare i figli a scuola”. […]
Come Baumann-Pauly, Nicholson ritiene che l’estrazione artigianale sia una parte importante della catena di approvvigionamento del cobalto e che non scomparirà. Ciò che ha aiutato il successo del progetto Mutoshi è stata la presenza del mercato internazionale. Acquirenti internazionali, grandi marchi e aziende elettroniche erano disposti a procurarsi il cobalto dal progetto perché era associato a un impatto sociale benefico, afferma.
Il futuro della formalizzazione
I mezzi di sussistenza di milioni di persone dipendono dallo sfruttamento del cobalto nella RDC. La provincia di Lualaba, dove si trova la concessione di Mutoshi, ospita circa 200.000 dei circa 500.000 minatori artigianali del paese. Il tipico nucleo famigliare nella RDC è composto da cinque a sette persone. E i percettori di reddito spesso sostengono anche i membri della famiglia allargata.
[…] La responsabilità dell’organizzazione del settore minerario ricade sul governo della RDC, ma le aziende internazionali e le ONG hanno anche loro un ruolo da svolgere per migliorare le condizioni di lavoro. “Dobbiamo supportare le attività che portano alla formalizzazione in modo che sia vantaggiosa per tutti lungo tutta la catena di fornitura“, afferma Assosa (direttore della ONG Pact nella RDC). “Altrimenti, le persone vengono abbandonate a lavorare nelle terribili condizioni della moderna schiavitù. Il modello del laissez-faire ha portato allo sfruttamento”.
Baumann-Pauly condivide questo punto di vista e vuole guidare l’industria del cobalto verso quelle che considera soluzioni praticabili. A tarda notte, scrive le lezioni apprese dal progetto pilota di Mutoshi e le raccomandazioni per garantire che i diritti umani siano rispettati in tutte le operazioni di estrazione del cobalto nella RDC (https://gcbhr.org/insights/2023/02/cobalt-mining-in-the-democratic-republic-of-the-congo-addressing-root-causes-of-human-rights-abuses).
Sebbene incolpi Trafigura di non avere un piano di uscita adeguato in relazione al progetto Mutoshi, non considera il progetto un fallimento, ma crede che esso offra un modello da copiare. “La formalizzazione ha funzionato“, dice. “C’è un’eredità dalla formalizzazione: i minatori rivogliono gli stivali. Vogliono le donne sul posto. Tutte queste cose sono ormai radicate”.
(Articolo in originale inglese a cura di Virginie Mangin)
*Swissinfo.ch (SWI) è una piattaforma di notizie e informazioni multilingue prodotta dalla società svizzera di radiodiffusione (Swiss Broadcasting Corporation) e fornisce principalmente informazioni su politica, economia, arte, scienza, istruzione e democrazia diretta. Fondato nel 1999, il sito è disponibile in 10 lingue diverse.
**Dominique Siguel è una giornalista multimediale, madrelingua inglese e spagnola con radici svizzere, che all’inizio della sua carriera ha lavorato come reporter internazionale per Agence France-Presse (coprendo la primavera araba), ed è stata anche corrispondente da Istanbul per l’Associated Press, prima di trasferirsi in Svizzera nel 2016.