FRATELLI D’EBOLA: IN ASCOLTO DELLE COMUNITÀ PIÙ COLPITE
Roma 22 Ottobre 2014 – Ieri, presso la Casa Generalizia dei Padri Camilliani si è tenuta la Tavola Rotonda “Fratelli d’Ebola – In ascolto delle comunità più colpite”. Obiettivo della Tavola Rotonda è sensibilizzare, coinvolgere e attivare le organizzazioni nazionali e internazionali per affrontare insieme l’emergenza sanitaria causata dal virus Ebola, emergenza che oggi è diventata emergenza umanitaria.
L’evento è stato realizzato da: Associazione Volontari DOKITA onlus, Caritas Italiana, Camilliani, Fatebenefratelli – Ordine Ospedaliero S. Giovanni di Dio, CUAMM – Medici con l’Africa, FOCSIV – Volontari nel mondo, Fondazione AVSI – ONG ONLUS, Giuseppini del Murialdo, Missionari Saveriani, Salesiani di Don Bosco – Fondazione DON BOSCO NEL MONDO, VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.
L’Ebola in Guinea, Sierra Leone e Liberia fino ad oggi ha colpito circa 9.000 persone e ne ha uccise oltre 4.000. Le conseguenze dell’epidemia non si fermano alle migliaia di morti. Dalla Tavola rotonda è emerso, infatti, che preoccupazione per le popolazioni locali sono: l’accesso alla salute per la cura delle malattie “ordinarie”, la sicurezza alimentare, l’acuirsi dell’instabilità economica e la disgregazione sociale.
La Sierra Leone, la Liberia e la Guinea sono tra i paesi con il più basso Indice di Sviluppo Umano. Qui oggi si muore anche di malaria e di parto per l’assenza di laboratori per un corretto screening, per la chiusura degli ospedali e per la psicosi generata dalla presenza di Ebola. Si muore di fame per mancanza di accesso al cibo e per l’aumento dei prezzi. Si muore per mancanza di informazione circa la trasmissione del virus e circa le pratiche igieniche di prevenzione. Si muore d’ingiustizia per mancanza di supporto istituzionale ai governi locali strutturalmente fragili mentre a pagarne le conseguenze sono le fasce più vulnerabili della popolazione. Aumentano sempre di più i bambini rimasti orfani e quelli allontanati e abbandonati.
Alla Tavola Rotonda sono intervenuti in collegamento telefonico:
Mons. Emmanuel Felemou, Vescovo di Kankan e Presidente della Conferenza episcopale di Guinea Conakry. Il Vescovo ha presentato il quadro generale della sua realtà e ha sottolineato la necessità di un maggior impegno nella prevenzione. Alla domanda sul ruolo dei leaders religiosi sul campo, il Vescovo ha risposto che il ruolo principale è quello di dare speranza alla popolazione che crede che l’Ebola sia un castigo divino.
P. Natalio Paganelli, con lui P. Aris Miranda, religioso Camilliano, Amministratore apostolico della diocesi di Makeni in Sierra Leone che sta organizzando una Task Force di intervento a partire da un piccolo ospedale locale che è affidato alla sua amministrazione. P. Natalio ha sottolineato l’urgenza di garantire la sicurezza alimentare soprattutto per le famiglie in quarantena, di accoglienza degli orfani, di attrezzare una struttura e di strumentazione per uno screening almeno di primo livello per gestire tutte le altre patologie.
P. Maurizio Boa, Giuseppino del Murialdo da Freetown – Il religioso ha raccontato in quale situazione di emergenza sia della popolazione della sua zona. Le quarantene imposte dalle autorità governativa ormai impediscono l’accesso al cibo e alle cure. La novità drammatica di Ebola, rispetto ad altre epidemia del recente passato, è che ha colpito anche le capitali.
Fratel Michael Koroma, dei Fatebenefratelli da Lunsar in Sierra Leone che ha confermato la presenza di un’autentica emergenza umanitaria nella sua area. Mancano le strumentazioni tecniche per lo screening iniziale, aumentano la malnutrizione infantile, le morti per parto e per altre malattie tropicali. Cresce la preoccupazione in vista dell’apertura dell’ospedale locale perché per poter curare in sicurezza ci vuole preparazione per gli stessi operatori sanitari.
Mons Robert Vitillo, delegato di Caritas Internationalis, da Ginevra, ha posto nuovamente l’attenzione sulla necessità della prevenzione in vista della riapertura degli ospedali religiosi e civili. È necessario informare la popolazione, presentare le misure minimali di precauzione e di prevenzione.
Primo Di Blasio, di FOCSIV ha sottolineato che in occidente si parla di Ebola ma per paura, paura autoreferenziale, che distoglie il nostro sguardo dalla reale tragedia dell’Africa: distoglie lo sguardo dal fatto che sono aumentati i morti per altre malattie di natura tropicale, si muore di parto, i generi alimentari scarseggiano e quelli disponibili sono sempre più costosi. Occorre mantenere alta l’attenzione affinché il vero focus dell’emergenza Ebola non sia sulla nostra paura di contaminazione in Italia ed in Europa ma sui nostri fratelli in Africa.
Infine Fratel Marco Fabello, del Fatebenefratelli ha posto una domanda che ci mette tutti in discussione: Quando il mondo si è accorto di Ebola? Perché dalla prima esplosione di Ebola avvenuta a metà degli anni novanta, nessuno – o pochi – si sono interessati per cercare un vaccino al virus? Soltanto adesso che le notizie di morte riguardano alcuni occidentali?
Per ulteriori approfondimenti: il dossier Ebola.