GIOVANNI È UN MARTIRE DELLA PACE

“Lo Porto è un martire: credeva fermamente che per costruire relazioni di pace bisogna creare situazioni di giustizia e di sviluppo, e per questo si è speso personalmente.” Ad affermarlo Gianfranco Cattai, presidente di FOCSIV che a nome dei 71 Soci della Federazione esprime profonda vicinanza al dolore della famiglia.
“Una famiglia – aggiunge Cattai – che in questi lunghi mesi ha sofferto la peggiore delle pene, l’incertezza sulla sorte di un figlio, eppure ha sempre dimostrato grande rispetto per chi si adoperava per la sua liberazione”.
Giovanni è il simbolo di quell’impegno che noi celebriamo ogni giorno, l’impegno di migliaia di volontari che lavorano e lottano perché credono che la fraternità e la giustizia siano l’unica via possibile alla pace e per questa convinzione sono disposti a spendere le proprie vite, fino a metterle a rischio.
Marco Tarquinio scrive dalle pagine del suo quotidiano Avvenire,“Giancarlo era uno di quelli, senza grande potere, ma generosi e colti, capaci e buoni, che ogni giorno in pezzi difficili di mondo fanno tenacemente la cosa giusta per costruire un altro mondo. Era uno di quelli che fanno “dal basso”, senza tante storie, con senso della storia e della giustizia, ciò che troppi politici dei Paesi più ricchi e in pace (ma non con la propria coscienza) e troppi governanti dei Paesi più poveri e in guerra (anche con la propria gente) sanno benissimo di dover fare eppure mai si decidono a fare. E ieri sera, a Bruxelles, tra i Ventotto, abbiamo avuto l’ennesima prova che si sono incrinati appena dure miopie e grevi egoismi. Giancarlo, invece, era uno di quelli che lavorano sul serio per smontare le fabbriche della disperazione, per fermare le catene di montaggio degli sradicamenti e delle fughe di milioni di uomini e di donne dalle proprie patrie, per interrompere i “rifornimenti umani” alle fabbriche della morte (e della xenofobia) che i malpensanti e malcomizianti di mezzo mondo chiamano, con disgusto, i «flussi migratori clandestini”.
In queste ore, infine, non possiamo sottrarci a interrogativi inquietanti, sulla nostra sicurezza e dei nostri operatori, perché Giovanni è morto per mano di chi aveva il compito di difenderlo, vittima delle più sofisticate tecnologie militari. “È triste invece constatare che non esistono ‘bombe intelligenti’ e oggi dispiace ancora di più pensare che l’Italia, in questi giorni, per far fronte agli scafisti negli sbarchi ipotizzi di usare proprio queste» conclude Cattai unendosi all’appello di marco Tarquinio: “Sarebbe importante riuscire a sentire e capire tutti insieme, da Barack Obama e Matteo Renzi a ogni cittadino semplice di qualunque Paese e soprattutto del nostro, che il mondo reale e giusto è quello di Giancarlo e non quello di jihadisti sanguinari e ciechi e di droni letali e, spesso, altrettanto ciechi.”