Gli aiuti in Ucraina e il problema del Doppio Standard nella distribuzione degli aiuti
Foto archivio Ansa
Ufficio policy – riprendiamo tradotto e sintetizzato l’articolo scritto da Siddhartha Basu per Devex Opinion: The double standard in charitable giving to Ukraine | Devex
Dall’inizio della guerra in Ucraina molti aiuti umanitari si sono riversati fin da subito per aiutare la popolazione. La guerra in Ucraina ha suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica in tutto il mondo. Le donazioni pubbliche e private all’Ucraina sono aumentate in risposta alla crisi umanitaria che ne è derivata.
Secondo l’Ukraine Private Sector Donations Tracker dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, le donazioni del settore privato hanno raggiunto livelli vertiginosi, per un totale di 1,6 miliardi di dollari al 4 ottobre, per il sostegno di circa 7,7 milioni di rifugiati in tutto il continente europeo. Le ONG più grandi sono state molto utili nella raccolta di fondi su scala globale, ma sono le piccole organizzazioni di aiuto locali ad essere state molto efficienti sul campo.
Nonostante il grande flusso di aiuti, molti operatori umanitari internazionali affermano che potrebbero rivelarsi insufficienti per i prossimi mesi. Infatti, la recente ondata di attacchi russi ha preoccupato il settore degli aiuti, che nel corso del tempo ha visto un calo vertiginoso rispetto ai primi mesi.
La nuova ondata di attacchi ha danneggiato diverse infrastrutture critiche e causato interruzioni di corrente in tutte le regioni, hanno dichiarato i funzionari ucraini al Washington Post. “Gli attacchi alle infrastrutture energetiche e alle reti elettriche rappresentano una sfida ulteriore per i civili che si preparano ai mesi invernali, soprattutto a Mikolaiv, Zaporizhzhia e Dnipro”. È anche una nuova sfida per gli operatori umanitari che stanno lottando per adattarsi a condizioni che cambiano rapidamente. L’interruzione dell’energia elettrica rende molto più difficile l’approvvigionamento, la pianificazione e la consegna degli aiuti.
In realtà se da una parte gli operatori internazionali sul campo esortano a un maggiore flusso di aiuti, ritenuti sempre insufficienti, dall’altra molti esperti e analisti esprimono il loro disappunto per la distribuzione contradditoria degli aiuti a livello internazionale. L’assistenza allo sviluppo viene dirottata dalle popolazioni vulnerabili dei Paesi a basso reddito per convogliare i fondi verso l’Ucraina. Diverse analisi rivelano che la beneficenza da parte di persone di lingua inglese all’Ucraina, dopo la recente invasione russa, ha nettamente superato quella destinata ad altre grandi crisi umanitarie negli ultimi tre anni.
Non è detto che l’entità del bisogno umanitario in Ucraina sia oggettivamente maggiore rispetto ad altri Paesi colpiti dalla crisi. I Paesi che attualmente rischiano di morire di fame sono Afghanistan, Etiopia, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen. Considerando i bisogni umanitari in senso più ampio, l’UNOCHA colloca l’Afghanistan, la Repubblica Democratica del Congo, l’Etiopia e lo Yemen al di sopra dell’Ucraina in termini di numero di persone bisognose.
Si sta assistendo quindi a un fenomeno di doppio standard riguardo l’allocazione degli aiuti; due pesi e due misure. Diverse possono essere le cause. In particolare, il modo in cui i media occidentali hanno dato risalto alla crisi ucraina a scapito di altre crisi sembra riflettere pregiudizi sociali profondamente radicati sulla razza e sull’ordine globale prevalente.
La nozione di distanza psicologica potrebbe spiegare perché l’Ucraina ha attratto più sostegno di altre crisi recenti da parte di società benestanti, per lo più occidentali. Questa nozione si riferisce alla misura in cui i potenziali donatori provano un senso di vicinanza o, al contrario, di distanza nei confronti dei destinatari della loro beneficenza; ad esempio, gli etiopi, che soffrono di disagi paragonabili a quelli in Ucraina, sono molto più lontani psicologicamente per la maggior parte degli occidentali rispetto a una famiglia della classe media ucraina.
Se ogni vita umana ha fondamentalmente lo stesso valore e quindi deve essere salvata, il fatto di permettere a pregiudizi di influenzare le destinazioni delle donazioni caritatevoli è un problema. Dire agli individui dove dovrebbero inviare il proprio denaro è ovviamente problematico, ma le organizzazioni caritative possono comunque incoraggiare i potenziali donatori a migliorare l’allocazione del loro denaro. Ad esempio, le ONG potrebbero fornire informazioni di base e aggiornate sui Paesi con i maggiori bisogni umanitari e sui livelli di accesso per i soccorritori umanitari, come standard da allegare a tutte le iniziative di finanziamento specifiche per ogni destinazione.
La generosità globale dimostrata nei confronti degli ucraini è lodevole, ma il fatto che altre popolazioni colpite da crisi, molte delle quali sono più bisognose e più accessibili ai soccorritori umanitari, non abbiano avuto lo stesso successo nel suscitare l’empatia dei Paesi ad alto reddito, ha conseguenze importanti sul livello di sofferenza umana nel mondo.