I vantaggi di un’adeguata riforma agraria: il caso dell’Italia
Oggi diffondiamo il dodicesimo capitolo, a cura di Nunzio Primavera, del V° Rapporto Focsiv “I padroni della terra. Rapporto sull’accaparramento della terra 2022: conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni”, presentato il 28 giugno a Roma nella Sala Capitolare del Senato su iniziativa del senatore Mino Taricco.
INTRODUZIONE
La riforma agraria è il frutto di una politica essenzialmente indirizzata, oltre cha a rompere il monopolio del possesso della terra in mano a pochi soggetti, a garantire ai contadini il diritto alla terra da coltivare, a organizzarsi per renderla produttiva nel migliore dei modi e a contribuire allo sviluppo umano integrale del territorio. Sono tre obiettivi che, nella situazione attuale di molti territori agricoli dall’Africa, all’Asia, all’America Latina, una volta raggiunti possono contribuire a mettere in grado i contadini di contrastare le operazioni di accaparramento da parte di potentati politici, economici e finanziari. Per questo motivo è importante e interessante guardare e ripercorrere l’esperienza italiana, da cui possono essere tratte alcune lezioni per sostenere le incessanti richieste di riforma agraria da parte di molti contadini del Sud del mondo. All’indomani del compimento dell’Unità d’Italia le masse operaie urbane e la gente dei campi rappresentavano gli ultimi in tutti i sensi nella scala sociale. Non avevano reddito sufficiente, tutele sanitarie e previdenziali, cibo e scuola per i più piccoli, abitazioni sane. Poche famiglie erano detentrici di ogni potere, esattamente come nei precedenti Stati preunitari. Ma forti erano le differenze anche nei
confronti della nuova borghesia urbana che era andata a formare e ad accrescere costantemente nelle grandi città la nascente burocrazia che, a stipendio fisso mensile, amministrava lo Stato. I contadini rappresentavano la parte del Paese con meno possibilità di esprimere le proprie attese e opinioni, sebbene costituissero quella più numerosa della popolazione. Non avevano nemmeno diritto al voto. L’Italia, finalmente Nazione, faticava a prendere forma, ma davanti a tali squilibri
economici e sociali era anche una caldaia che rischiava di esplodere di fronte alle grandi insoddisfazioni di molta parte del popolo. Rendere giuridicamente certa la forma di possesso dei campi coltivati da milioni di contadini, braccianti, mezzadri, affittuari, coloni, era in Italia allora il problema più urgente da risolvere nelle campagne, definito con il nome di questione agraria, uno degli obiettivi storici sempre perseguiti e mai raggiunti, sfociato spesso in duri conflitti sociali.