Il Boom del Litio in Argentina
Fonte dell’immagine: Litio, l’Argentina tra paesi più promettenti per produzione | Gaucho News
Ufficio Policy FOCSIV – nel quadro dei nostri lavori sul land grabbing o accaparramento di terre (vedi Pubblicazioni Landgrabbing – FOCSIV) riportiamo qui di seguito una sintesi dell’articolo Acerca del llamado boom del litio… – En Defensa del Marxismo (revistaedm.com) sul crescente business dell’estrazione mineraria del litio in Argentina.
Il litio è uno dei pochi “gioielli della nonna” rimasti al paese. Si è scatenata un’enorme disputa capitalista per accaparrarsi del litio il cui scenario è il NOA (regione nordovest dell’Argentina), ma anche la Bolivia e il Nord cileno. Non c’è da stupirsi, il prezzo del litio si è moltiplicato in modo esponenziale e la domanda si moltiplicherà nei prossimi decenni a causa dell’applicazione del litio come elemento essenziale nella cosiddetta transizione energetica verso fonti rinnovabili.
Il cosiddetto “triangolo del litio” ha il 65% delle riserve mondiali e i costi di produzione più bassi del pianeta, il che apre un grande “business” di opportunità, ci si può appropriare di una rendita enorme, che non nasce dalla dimensione degli investimenti capitalistici o da un processo industriale complesso, ma dall’enorme differenziale tra costi di produzione e valore di mercato. Oggi il costo per tonnellata raggiunge circa i 5000 dollari, mentre il prezzo internazionale ha raggiunto i 70.000 dollari. Poche aziende dominano il 40% del mercato globale delle batterie e hanno appena acquistato il giacimento di Pozuelos per quasi 1 miliardo di dollari.
Un rapporto afferma che le imprese interessate hanno già in esplorazione e in alcuni casi il prossimo sfruttamento di 400.000 ettari su un totale di 800.000 di riserve minerarie a Catamarca, Salta e Jujuy, che costituiscono il cosiddetto “tavolo del litio”. Qualche ignaro potrebbe pensare che i governatori di queste province si siano alleati per affrontare meglio le pressioni delle compagnie minerarie, ottenere maggiori entrate per la popolazione locale, qualche piano di industrializzazione comune o maggiori garanzie in termini di impatto ambientale, … niente di tutto questo.
In realtà “tavolo del litio” è una lega di attori per difendere l’inalterabilità delle condizioni legali di sfruttamento nel quadro della legge Menem. L’impegno delle tre province è quello di indirizzare gli investimenti statali verso opere infrastrutturali richieste dalle imprese e persino di rinviare i conflitti di confine tra province, come quello che esiste da decenni tra Salta e Catamarca per il dominio sulla “salina del morto”.
A Salta è stata creata la società Remsa, una società per azioni a maggioranza statale, a Jujuy la Jemse e a Catamarca la Camyen. È con queste aziende che i governi cercano di essere partner minori delle compagnie minerarie. Il caso testimoniale è la Jemse con una quota dell’8,5% nella Ganfeng (cinese) e nella Exar (canadese), che condividono il business dello sfruttamento della salina di Olaroz-Cauchari che inizierà la produzione quest’anno. La Jemse è anche associata ad un consorzio in cui Toyota ha il 25% e l’australiana Orocobre il resto.
Ciò che accomuna tutte queste società provinciali è che hanno il dominio privilegiato delle cosiddette aree speciali di ricerca, e quindi si offrono di associarsi come partner di minoranza a quelle private nell’esplorazione e quindi nello sfruttamento dei giacimenti. D’altra parte, queste società consentono ogni tipo di gestione discrezionale e negoziano a favore delle aziende private, sono il canale attraverso il quale ingenti somme del bilancio pubblico vengono collocate in infrastrutture di diretto beneficio delle compagnie minerarie.
Lo sfruttamento del litio in Argentina viene effettuato inoltre nelle saline della Puna, una zona estremamente arida dove l’acqua è un bene scarso, prevalentemente in bacini endoreici chiusi e solitamente di volumi limitati, l’unica fonte per sostenere tutte le forme di vita in quelle regioni. Diversi specialisti avvertono che gli studi sulle conseguenze ambientali degli attuali metodi di produzione del litio non siano completati e c’è il sospetto che la produzione mineraria possa avere particolari conseguenze sulle fonti d’acqua in queste regioni.
Anche per i dipendenti delle miniere la situazione non è tra le migliori. Tra Salta, Catamarca e Jujuy, la costruzione di giacimenti per le compagnie minerarie di litio raccoglie oggi circa 5.000 lavoratori, poi nella fase di sfruttamento dei depositi il numero di lavoratori sarà ridotto a un quinto. Lavorano in aree con temperature estreme e grande isolamento, 21 giorni di fila e 7 di riposo. Lavorano in media d ore, ma in un giorno potrebbero lavorare fino a 11 secondo le richieste dell’azienda, il bonus che ricevono per questa estrema flessibilità delle loro condizioni di lavoro raggiunge solo il 25% del salario medio. Ci sono già state dimissioni in alcune aziende perché l’enorme sacrificio dei lavoratori non ha alcun compenso in termini di salari.