Il consumo del suolo in Italia: lo stato, le cause e gli impatti
Oggi diffondiamo il tredicesimo capitolo, a cura di Michele Munafò, del V° Rapporto Focsiv “I padroni della terra. Rapporto sull’accaparramento della terra 2022: conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni”, presentato il 28 giugno a Roma nella Sala Capitolare del Senato su iniziativa del senatore Mino Taricco.
Il consumo di suolo avviene con la trasformazione e la conseguente perdita di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale a causa di nuove coperture artificiali. È un processo legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali ed è prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, a nuove strade, ferrovie, infrastrutture e ad altri interventi di impermeabilizzazione e di artificializzazione del suolo che portano alla scomparsa, spesso irreversibile, di una risorsa ambientale unica, limitata e, di fatto, non rinnovabile: il suolo.
Molti altri cambiamenti di uso del territorio e di sfruttamento del suolo, la riduzione della sostanza organica a causa di pratiche agricole intensive e non sostenibili, la progressiva perdita della produttività, l’erosione, la salinizzazione, la contaminazione e molti altri fattori contribuiscono, in generale, al degrado di questa preziosissima risorsa, alla perdita della sua capacità di fornire servizi ecosistemici e di supportare la biodiversità e la nostra stessa esistenza. Il consumo di suolo è, tuttavia, la forma più impattante e irreversibile tra le diverse cause di degrado e, anche per questo, è stato tra i temi su cui, giustamente, si è posta molta attenzione negli ultimi anni. Grazie a questa attenzione è stato possibile aumentare la conoscenza del fenomeno e la consapevolezza delle sue conseguenze sull’equilibrio dell’ecosistema, sulla biodiversità e, spesso, anche sul benessere, sulla qualità della vita e sul sistema economico. È infatti ben riconosciuto l’impatto negativo di questo fenomeno, che contribuisce significativamente ai cambiamenti climatici, limita fortemente la capacità di adattarvisi e riduce significativamente la disponibilità di terreni fertili e produttivi, occupando superfici che erano utilizzate per la produzione agricola e dunque rendendo sempre più difficile assicurare l’autosufficienza alimentare. Quando il suolo viene impermeabilizzato, inoltre, aumentano la pericolosità, il rischio e i fenomeni di dissesto e si perde la capacità di regolare i principali processi ambientali.