Il debito del Sud e le istituzioni finanziarie internazionali
Ufficio Policy Focsiv – Nell’ambito del grande tema di finanza e debito, analizziamo e sintetizziamo di seguito la dichiarazione elaborata da numerose organizzazioni della società civile tra cui GCAP (Global Call to Action Against Poverty (GCAP) – People rising to end inequalities), di cui Focsiv è membra, in occasione della Giornata globale d’azione contro il FMI e la Banca Mondiale, un evento internazionale che mobilita attivisti, organizzazioni della società civile, movimenti sociali e cittadini di tutto il mondo per protestare contro le politiche economiche e finanziarie imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali.
La Dichiarazione (qui scaricabile la versione in inglese completa)
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM) hanno, infatti, creato un sistema finanziario globale che favorisce i Paesi ricchi, specialmente il G7, sfruttando le risorse e i popoli del Sud globale. Questo sistema ha provocato disuguaglianze sia all’interno che tra le nazioni e ha danneggiato i mezzi di sussistenza.
Concentrandosi sul profitto dei creditori e sulla protezione dei mercati, questo sistema perpetua l’eredità coloniale (vedi Giustizia economica contro il debito neocoloniale – Parte I e II), causando gravi violazioni dei diritti umani e contribuendo alla crisi climatica.
Le politiche di prestito imposte da FMI e BM al Sud globale creano debito perpetuo e favoriscono una ristretta élite finanziaria del Nord (vedi Flussi finanziari negativi dai Paesi in via di sviluppo). Ciò ha contribuito a finanziare regimi repressivi e progetti dannosi per le persone e l’ambiente, aggravando la situazione già descritta.
Nel 2024, si prevede che i Paesi del Sud globale pagheranno 487 miliardi di dollari per il debito estero, con la maggior parte dei fondi destinati a creditori privati del Nord, portando questi ultimi ad ottenere enormi profitti con gli elevati tassi di interesse.
I debiti insostenibili e illegittimi ostacolano lo sviluppo, aggravano la povertà e minano la sovranità dei Paesi del Sud globale. Questi debiti costringono i governi a ridurre la spesa per servizi essenziali (come sanità, istruzione, accesso all’acqua; vedi I giochi del debito),colpendo duramente donne, lavoratori e comunità marginalizzate; per pagare i debiti, vengono sfruttate anche le risorse naturali, causando gravi danni sociali e ambientali.
Rispetto a ciò, dunque, emerge la responsabilità storica dei paesi del Nord globale per la crisi climatica, ma questi rinnegano i loro obblighi finanziari nei confronti dei Paesi danneggiati. Anzi, le istituzioni finanziarie internazionali, come FMI e BM, promuovono prestiti che favoriscono il settore privato, aggravando la crisi finanziaria del Sud e vincolando questi paesi allo sfruttamento ambientale, in particolare dei combustibili fossili (vedi I paesi ricchi aggravano la crisi del debito).
L’aggravamento dell’aspetto finanziario deriva dal fatto che, nonostante decenni di fallimenti nel fornire finanziamenti adeguati per lo sviluppo equo e sostenibile, i Paesi che controllano queste istituzioni continuano ad ignorare le problematiche esistenti e a non offrire fondi pubblici e non generativi di debito, costringendo i Paesi poveri a ripagare prestiti invece di usare i finanziamenti per la comunità e l’ecosistema (vedi Per un trattato internazionale sul debito).
Il Nord globale cerca di mantenere il controllo sui fondi climatici, ma deve affrontare la resistenza dei governi del Sud globale e della società civile.
Si richiede al Nord globale la cancellazione immediata dei debiti illegittimi e insostenibili, nonché distruttivi, l’eliminazione delle politiche di prestito dannose e un risarcimento alle comunità danneggiate da FMI, BM e governi del G7, che devono, come detto, rispondere del loro ruolo per il perpetuarsi del debito, della crisi climatica e delle disuguaglianze globali.
È necessario un sistema finanziario che dia priorità ai diritti umani e alla sostenibilità ambientale, con fondi pubblici non vincolati al debito e gestiti in modo democratico e indipendente dall’UNFCCC (la Conferenza ONU sul cambiamento climatico), escludendo il FMI e la BM. Inoltre, devono essere aboliti condizionalità e sovrapprezzi sui prestiti del FMI.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite deve costituire, quindi, un meccanismo multilaterale equo, trasparente e democratico per gestire le crisi del debito.
Infine, i Paesi del Sud globale devono mobilitare risorse interne per garantire servizi pubblici e diritti umani, sganciando l’economia locale dalla pressione di generare valuta estera per poter adempiere al servizio del debito. Devono essere in grado di eseguire verifiche del debito nazionale e avere il diritto sovrano di sospendere il pagamento di debiti illegittimi. È il momento di riformare il sistema finanziario globale per creare un futuro più giusto per tutti.