Il fumo delle soluzioni basate sulla natura
Ufficio Policy Focsiv: nonostante la crisi climatica stia aumentando drasticamente, le aziende non si stanno impegnando in modo sufficiente a cambiare il loro modello di produzione, ma anzi nascondono le emissioni di gas serra sotto il velo delle cosiddette soluzioni basate sulla natura, con operazioni di marketing e di greenwashing; a questo proposito di seguito riportiamo l’articolo di Friends of the Earth International (FoEI-NBS -factsheet1.pdf) nel quale si spiega come le grandi imprese usino le soluzioni basate sulla natura, come la riforestazione, solo per compensare le continue emissioni di gas serra, senza ridurle in realtà.
L’agroecologia, senza strumentalizzazioni (La strumentalizzazione dell’agroecologia – Focsiv) è la risposta a questi problemi, perché permette alle aziende di collaborare al raggiungimento della giustizia climatica e della sovranità alimentare (Agroecologia – La nostra terra è la nostra vita – Focsiv).
Più di 1.500 aziende hanno assunto l’impegno di ridurre a zero le emissioni di gas serra negli ultimi anni. Molte di queste aziende si impegnano anche ad utilizzare “soluzioni basate sulla natura” per raggiungere il loro obiettivo. Tra queste ci sono le società di combustibili fossili BP, Shell e Total, i giganti tecnologici Microsoft e Apple, i grandi distributori Amazon e Walmart, banche e investitori come HSBC,Bank of America e BlackRock, le compagnie aeree KLM e Delta e le multinazionali del settore alimentare JBS,Nestlé e Cargill.
Ma nessuna di queste aziende si è impegnata a smettere di bruciare combustibili fossili o a cambiare il proprio modello di produzione.
Nel frattempo, la crisi climatica si sviluppa a grande scala e velocità. Nel febbraio 2023, gli scienziati climatici hanno confermato l’urgente necessità di una transizione dai sistemi energetici sporchi, se vogliamo restare al di sotto della soglia di 1,5 gradi di riscaldamento globale. Ciò significa: interrompere i nuovi sfruttamenti di petrolio, gas e carbone; ridurre le emissioni di combustibili fossili alla fonte; e passare ad alternative sostenibili e rinnovabili. Significa emissioni “realmente zero”, non “zero netto”.
ESEMPIO 1: SHELL
Entro il 2030, Shell intende ridurre le emissioni di 120 Mega tonnellate (Mt) all’anno, che rappresenta circa l’85% delle attuali emissioni annuali di CO2 di tutti i cittadini e delle aziende dei Paesi Bassi. Ad agosto 2022, Shell è stata coinvolta in 30 progetti di riduzione delle emissioni con misure “basate sulla natura”, in 17 Paesi.
Un’analisi del percorso di Shell verso 1,5 gradi mostra che invece è essenzialmente lo stesso di quello verso i 2 gradi, ma con l’aggiunta di un piano di “ampia scalabilità delle soluzioni basate sulla natura”, in particolare piantando alberi su “un’area che si avvicina a quella del Brasile”. L’ambizione dichiarata di arrivare a 1,5°C prevede un’ampia diffusione di “soluzioni basate sulla natura” per piantare alberi su un territorio grande quasi come il Brasile.
ESEMPIO 2: NESTLÉ
Nestlé è la più grande azienda di alimenti e bevande al mondo, un importante acquirente globale di olio di palma e un produttore di carne e latticini industriali, tutte attività che
contribuiscono in modo significativo alla deforestazione e ai cambiamenti climatici. Nel 2019, Nestlé ha registrato oltre 1000 casi di deforestazione al giorno per l’approvvigionamento di olio di palma. I fornitori di olio di palma di Nestlé sono stati accusati di alimentare i conflitti fondiari, sfruttamento e lavoro minorile. Durante la crisi alimentare del 2022 Nestlé ha versato un profitto di 8,5 miliardi di sterline agli azionisti sotto forma di riacquisto di azioni, mentre ha aumentato i prezzi fino al 7,5% dei suoi prodotti.
D‘altra parte Nestlé si pone come marchio responsabile e sostenibile, si è interessata alle emissioni di carbonio attraverso l’agricoltura rigenerativa e le “soluzioni basate sulla natura”.
Ha sviluppato una “Roadmap Net Zero“. In questo modo, nasconde le emissioni che deriveranno dalla prevista crescita del 68% nell’approvvigionamento di prodotti animali e di colture di base tra il 2020 e il 2030.
Mentre la tabella di marcia evidenzia la riduzione delle emissioni del 50% entro il 2030, l’azienda si affiderà in larga misura alla compensazione delle emissioni di anidride carbonica per raggiungere un’attività “net zero” entro il 2050. Nestlé stima che si potrebbero compensare 13 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra ogni anno con soluzioni basate sulla natura, il che potrebbe richiedere di piantare alberi su almeno 4,4 milioni di ettari di terreno ogni anno. Ciò significa piantare alberi su un’area di terreno più grande della Svizzera ogni anno.
Al di là della cortina di fumo, le soluzioni reali esistono
Comunità profondamente legate ai loro territori, tra cui le popolazioni indigene, i contadini, i pescatori e i pastori, sono sempre state in prima linea nelle lotte contro i progetti estrattivi e gli impatti del cambiamento climatico. Queste comunità, e soprattutto le donne al loro interno, sono i difensori e custodi della biodiversità ancora esistente nel mondo, eppure sono quelle che subiscono la maggiore repressione e violazioni dei loro diritti umani e collettivi (vedi Land Grabbing e Agroecologia – Focsiv). Sono anche coloro che nutrono il mondo.
Le loro pratiche, le loro diverse conoscenze e le loro visioni del mondo possono fornire soluzioni decentralizzate alla crisi climatica, basate su una governance ecologica autonoma delle loro terre e dei loro territori.
L’agroecologia per la sovranità alimentare e la gestione forestale comunitaria sono esempi di queste soluzioni reali e il loro rafforzamento è fondamentale per raggiungere sia la giustizia climatica che la sovranità alimentare.
Le “soluzioni basate sulla natura” e le iniziative naturali non sono state concepite per raggiungere questo obiettivo. Sono state progettate per favorire le corporazioni industriali del settore alimentare e dell’agricoltura e dei Paesi altamente inquinanti, consentendo loro di eludere l’azione e di trasformare la natura e il carbonio in merci.