Il genocidio di Bolsonaro sulle popolazioni indigene
Fonte immagine: Em 2022, intensificação da violência contra povos indígenas refletiu ciclo de violações sistemáticas e ataques a direitos | Cimi
Sono aumentate sempre di più le violenze sulle popolazioni indigene, intensificatesi significativamente con negazioni sistematiche perpetrate dal governo Bolsonaro.
Il CIMI- Consiglio Indigenista Missionario– ha da poco pubblicato il suo rapporto annuale relativo all’anno 2022 sulla violenza contro le popolazioni indigene. Nel rapporto si evidenziano i dati sui conflitti, il numero delle invasioni e i danneggiamenti sul territorio, in crescita proporzionale con lo smantellamento delle politiche assistenziali su istruzione e sanità e lo svuotamento degli organi di sorveglianza degli abitanti autoctoni di queste aree così fragili ed esposte.
Fenomeni strettamente correlati con gli omicidi di Bruno Pereira, esperto di questione indigene e Dominic Phillips, un giornalista freelance britannico che scriveva della situazione delle popolazioni indigene amazzoniche per il The Guardian e il Washington Post. Due personaggi importanti per la difesa dei diritti umani del luogo, uccisi il 5 giugno del 2022 nella regione di Vale do Jovari, da Amarildo da Costa persona legata alla rete criminale che organizza le invasioni dei territori.
A questo si aggiungono le invasioni dei cercatori d’oro nel territorio di Yanomami che hanno provocato enormi danni all’ambiente e alla sanità degli abitanti.
In entrambi questi avvenimenti, come per tanti altri avvenuti sotto collusione di stato, il Governo Bolsonaro non solo avrebbe volontariamente ignorato l’obbligo costituzionale di demarcazione del governo federale sulle aree indigene, ma ha anche stanziato Progetti di legge (PIL) per rendere questo diritto di protettorato più fragile, aumentando gli atti di prevaricazione territoriale, il cosiddetto landgrabbing (Foreste estratte: miniere e deforestazione – Focsiv).
Tali atrocità, definite dal CIMI “Violenze contro il Patrimonio” sono giustificate dal fatto che i popoli indigeni in Brasile non sono proprietari delle loro aree, ma solo usufruttuari esclusivi. La maggior parte di queste aree, circa 1391 secondo il CIMI, sono soggette da una pendenza amministrativa sulla loro regolarizzazione giuridica.
588 aree non hanno ricevuto alcun provvedimento statale per la loro demarcazione federale con la conseguente attesa della formazione dei relativi gruppi tecnici per l’individuazione e delimitazione delle stesse.
Nel 2022 i pochi gruppi tecnici attivi, costituiti da decreti giudiziari solo a seguito di cause intentate dal Pubblico Ministero Federale, non hanno avuto alcun risultato concreto.
Ad aggravare ancora di più la situazione di instabilità interna si perpetrano minacce da parte dei latifondisti e dei loro legali, violenze alla persona e omicidi di membri delle comunità indigene, attacchi armati ai leader locali e suicidi per disperazione.
I quattro anni del governo Bolsonaro segnano il periodo più oscuro di un popolo abbandonato a sé stesso, invisibile agli occhi di un mondo sordo.
Per approfondimenti, pubblichiamo qui il link del rapporto CIMI.