Il giusto Servizio
Il 2023 per Focsiv ha marcato la trentesima edizione del Premio del Volontariato Internazionale, tenutasi a Roma il 2 dicembre. Quest’anno per la categoria dedicata ai volontari del Servizio Civile Universale, il premio è stato assegnato a Michele Scolari. Seguono la sua testimonianza sui dodici mesi come Casco Bianco e un commento scritto da Paolo Caporali, referente del Servizio Civile per COE.
Sono Michele Scolari, ex Casco Bianco Focsiv, nello specifico dell’Associazione COE (Centro Orientamento Educativo), con cui ho svolto il mio Servizio Civile in Camerun.
Ho passato lo scorso anno a Garoua, nel nord del paese, dove mi occupavo di un progetto intitolato Caschi Bianchi per l’inclusione dei minori in situazioni di vulnerabilità del Camerun.
La scelta di tale progetto è nata per le attività svolte dal COE all’interno delle prigioni del Camerun, dove realizzano attività di vario genere volte all’umanizzazione delle condizioni detentive, come l’alfabetizzazione dei detenuti minorenni e l’assistenza legale. È proprio quest’ultima attività che mi ha spinto a volere fortemente questo progetto. Infatti, avendo una formazione giuridica indirizzata alla tutela dei diritti umani, la questione carceraria è sempre stata un mio forte interesse.
Per quanto riguarda le attività che ho svolto all’interno del carcere, ho cercato di portare la mia formazione alle attività già presenti e svolte dall’equipe del COE nella prigione e che, attualmente trovano una continuazione, anche grazie al progetto Ça en veut la peine, ora in corso e co-finanziato dall’Unione Europea.
In particolare, tra le attività di cui mi sono occupato vi era uno sportello legale che veniva svolto all’interno della prigione centrale di Garoua e che consisteva nel compimento di interviste con i detenuti per capirne la situazione giuridica e se potessero beneficiare di alcune procedure previste dall’ordinamento camerunese. Nello specifico, la più rilevante è procedura di habeas corpus che permette ad un individuo privato della propria libertà di contestare la liceità della detenzione. Da queste azioni son stati creati dei moduli precompilati per alcune richieste alle autorità giudiziarie. Sono state anche chiarite le situazioni penali di numerosi detenuti grazie ai buoni rapporti dell’equipe con il personale statale all’interno della prigione.
A livello personale una delle attività che mi hanno appassionato di più è stato lo svolgimento di un corso settimanale di diritto penale e procedurale a favore dei detenuti nell’ala minorenni (circa 130). Questo corso mi ha permesso di conoscere meglio l’ordinamento camerunese e di spiegare alcuni dei suoi istituti a persone che spesso non comprendevano appieno le ragioni della loro detenzione o dello svolgimento del processo.
Quest’ultima attività si è poi declinata anche nella realizzazione di uno sketch teatrale dove i detenuti hanno messo in scena un’udienza, interpretando i vari ruoli e dando vita ai diversi diritti in pratica al fine di far conoscere le good practices da tenere in tribunale.
Insieme alla mia collega civilista, laureata in psicologia, abbiamo svolto attività di ascolto – legale e psicologico – con i detenuti condannati a morte ed è stata fatta ripitturare e migliorare la cella dei detenuti minorenni per evitare la proliferazione di insetti e per aumentarne la salubrità. Inoltre, venivano spesso compiute attività di tipo umanitario in senso stretto, come la consegna di cibo, vestiti o di prodotti igienico-sanitari.
Al di fuori del carcere, svolgevamo anche attività con i ragazzi del quartiere al Centre d’Ecoute e al centro Saare Jabbama, dove venivano accolti e si facevano attività sportive e culturali. Questa parte del progetto si è dimostrata intrinsecamente legata alle attività in carcere, in quanto aiutava a prevenire la detenzione di questa categoria vulnerabile.
Michele Scolari, Casco Bianco a Garoua, Camerun con COE
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Quello che da subito mi ha colpito di Michele era la sua motivazione professionale, di fare qualcosa per gli altri spendendo la sua formazione e le sue competenze in ambito giuridico. Ero certo che si sarebbe letto tutto il codice penale camerunese e che avrebbe colto ogni occasione offerta dal Servizio Civile per formarsi, aggiornarsi, imparare e crescere.
Quello che mi spaventava della sua candidatura era quanto questa parte legata alla professione fosse preponderante rispetto ad elementi trasversali che come selezionatori valutiamo in un anno, elementi che vanno oltre la dimensione professionale.
Questa è stata la grande sorpresa. Michele non solo ha confermato le sue capacità mettendo in campo il suo know how giuridico e ottenendo importanti risultati a favore di persone detenute ingiustamente o dei ragazzi di strada nel contesto di intervento, ma ha anche dimostrato di avere notevoli soft-skills ed una dimensione umana e relazionale che certamente sono coerenti con lo stile del Casco Bianco e con i valori e concetti di sobrietà, di attenzione all’altro, di gestione del conflitto, di sospensione del giudizio che riteniamo fortemente centrali nell’esperienza di SCU all’estero.
Paolo Caporali, COE