Il mercato dei crediti per la biodiversità rispetto ai crediti del carbonio
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Ufficio Policy Focsiv – Nel quadro delle nuove politiche per contrastare il cambiamento climatico e arrestare la perdita di biodiversità stanno nascendo nuovi strumenti finanziari di mercato che cercano di promuovere investimenti sostenibili. Accanto ai crediti di carbonio stanno nascendo i crediti per la biodiversità che consentono alle imprese di proteggere la natura per compensare investimenti dannosi, o anche, in modo quindi migliore, senza la compensazione, come si evince dalla sintesi dell’articolo: Biodiversity credit market must learn from carbon offset mistakes (commentary) (mongabay.com), a cui si sono aggiunte informazioni da Crediti di carbonio (carbon credits) per compensare la CO2 | Rete Clima, e Carbon Credit: Cosa Sono, Quanto Valgono e Chi li Emette (lumi4innovation.it). Abbiamo dato spazio a questo argomento, che ha bisogno di maggiori approfondimenti, perché sta cominciando a rappresentare un modo, forse, per sostenere la vita delle comunità locali a fianco dell’aiuto pubblico allo sviluppo (vedi home – campagna 070).
La protezione e il ripristino della biodiversità sono stati argomenti chiave alla COP27 di Sharm el-Sheikh, e per una buona ragione. Il World Wildlife Fund ha pubblicato uno studio che ha rivelato l’effetto catastrofico dell’attività umana sulla fauna selvatica: secondo il Living Planet Report 2022, le popolazioni di animali selvatici si sono ridotte in media del 69% tra il 1970 e il 2018.
Questa perdita di biodiversità è tragica e pericolosa per il futuro del nostro pianeta, poiché gli ecosistemi ricchi di biodiversità, come le foreste, le torbiere e gli oceani, sono serbatoi naturali di carbonio che perdono la loro efficienza quando vengono minacciati. Dobbiamo agire rapidamente per invertire questa tendenza dannosa e proteggere il nostro pianeta.
I crediti volontari per la biodiversità potrebbero essere uno strumento potente, ma solo se usati correttamente. Il mercato dei crediti per la biodiversità deve trarre insegnamento dal mercato dei crediti di carbonio e costruire un sistema trasparente, responsabile e inclusivo fin dall’inizio. I crediti di carbonio rappresentano una strategia finanziaria sostenibile orientata alla promozione di progetti nazionali e internazionali di tutela ambientale e climatica, con l’obiettivo di riduzione o assorbimento dei gas ad effetto serra, i gas responsabili del riscaldamento climatico globale.
Un credito di carbonio è un certificato negoziabile, ovvero un titolo equivalente ad una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita grazie ad un progetto di tutela ambientale realizzato con lo scopo, appunto, di ridurre o riassorbire le emissioni globali di CO2 e altri gas ad effetto serra. Il credito di carbonio viene emesso a livello mondiale dalle Nazioni Unite (United Nations Carbon Offset Platform | UNFCCC), dall’Unione europea e dai singoli Stati (in Itaia vedi Emission Trading | Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (mite.gov.it)), e anche a livello volontario attraverso diversi sistemi di certificazione (si veda ad esempio Crediti di carbonio – Matteo Esposito (Assistant Portfolio Manager Carbonsink) – Bing video), e può essere acquistato dalle imprese per compensare l’emissione di una tonnellata di anidride carbonica equivalente, attraverso la realizzazione di un progetto di sviluppo con intervento da parte di un ente terzo.
Acquistare crediti di carbonio permette alle Aziende che emettono gas serra, di contribuire economicamente alla realizzazione di uno o più progetti di tutela ambientale. Questi progetti normalmente sono realizzati in Paesi in via di sviluppo, con valenze di promozione sociale e di autosufficienza economica per le popolazioni locali. Le aziende possono poi rendicontare lo scambio di crediti di carbonio e utilizzare una carbon label sui propri prodotti e servizi, come il marchio registrato emissioni CO2 zero.
Nonostante la promessa di combattere il cambiamento climatico, le compensazioni di carbonio non hanno ancora raggiunto il loro pieno potenziale. Permane una mancanza di fiducia dovuta alla presenza di molti intermediari, un livello di incertezza sulla destinazione del denaro e una certa mancanza di standardizzazione nella generazione dei crediti di carbonio.
I crediti volontari per la biodiversità sono stati uno degli strumenti utilizzati per incentivare gli sforzi di conservazione della natura. Non vanno confusi con le compensazioni di biodiversità, che sono specificamente concepite per compensare gli impatti sulla biodiversità di un progetto imprenditoriale, dopo che è stata applicata una gerarchia di mitigazione. I crediti di biodiversità sono invece utilizzati per finanziare azioni che producono risultati positivi misurabili per la biodiversità, attraverso la creazione e la vendita di unità di biodiversità. Tra gli esempi recenti di generazione di crediti di biodiversità, il World Economic Forum ha riconosciuto il lavoro di diverse organizzazioni, tra cui Ekos in Nuova Zelanda, per aver facilitato la vendita di tali crediti dal Sanctuary Mountain Maungatautari a Profile Group Limited nel luglio 2022, e South Pole per aver lanciato il credito EcoAustralia che combina unità di carbonio e biodiversità.
Sebbene le unità di queste organizzazioni rappresentino metriche diverse, esse sono state tutte sviluppate nel tentativo di avere i più alti standard di trasparenza e responsabilità. I loro sviluppatori hanno collaborato con tutti gli attori interessati dell’ecosistema, comprese le comunità locali, le ONG, i governi e i revisori dei conti, per garantire l’impatto positivo di queste unità per la protezione e il ripristino della biodiversità.
Ogni credito viene venduto una sola volta e i prezzi variano necessariamente in base alle specifiche di ciascun progetto che emette crediti per la biodiversità. I crediti sono basati sulla performance e vengono immessi sul mercato solo quando hanno raggiunto obiettivi di performance e di gestione verificabili. È forse questo il punto in cui si differenziano maggiormente dai crediti di carbonio, che non sempre comunicano chiaramente la loro struttura di prezzo.
Naturalmente, il mercato volontario del carbonio è estremamente complesso e diversificato, con una stima di 170 diversi tipi di progetti ammissibili, mentre il mercato dei crediti per la biodiversità è solo agli inizi. Inoltre, il carbonio è un bene intangibile e l’impatto positivo dei crediti può essere difficile da misurare e comunicare in modo adeguato, a differenza della protezione della natura e della biodiversità, che è molto più tangibile in quanto può essere legata a specie specifiche. Per esempio, il Bosque de Niebla-El Globo Habitat Bank ospita il pappagallo dalle orecchie gialle e l’orso dagli occhiali delle Ande, due specie endemiche e minacciate, e i crediti di biodiversità di Terrasos coprono 345 ettari di un ecosistema vulnerabile, la conservazione di 154 specie vegetali, 21 mammiferi, 154 uccelli e 16 sorgenti d’acqua.
I crediti per la biodiversità non sono concorrenti delle compensazioni di carbonio: sono stati concepiti per lavorare a fianco del mercato del carbonio, consentendo ai finanziamenti di raggiungere anche i più piccoli progetti di mitigazione del cambiamento climatico per proteggere gli ecosistemi minacciati. Tuttavia, essendo l’ultimo arrivato nella famiglia degli asset naturali, i crediti per la biodiversità hanno la possibilità di imparare dagli errori delle loro controparti di carbonio. È fondamentale che questo avvenga fin dall’inizio, perché la biodiversità è fondamentale per l’azione sul clima e non c’è tempo da perdere.