Il piano per l’integrazione può portare a maggiore coerenza nella politica migratoria UE?
Di Andrea Stocchiero
Nel quadro del progetto Volti delle Migrazioni diffondiamo questo articolo scritto per Progressive Post: Can the integration plan lead to greater coherence in EU migration policy? – The Progressive Post
Negli ultimi anni, in particolare a partire dalla crisi del 2015, la discussione politica, mediatica e pubblica europea si è focalizzata sulla questione migratoria ai confini dell’Unione. Non ultima quella sui confini con la Bielorussia. Le divisioni tra i paesi membri e la strumentalizzazione del dibattito ai fini del consenso per il potere ha fatto crescere la polarizzazione sociale e ha spinto verso una deriva securitaria, a danno dei valori fondanti dell’Unione.
La Commissione ha presentato il Nuovo Patto sui Migrazioni e Asilo[1] che viene portato avanti “a pezzi”, laddove vi è più consenso tra i governi, mentre alcune sue parti, come quella sulla riforma del regolamento di Dubino, rimangono in stallo. Ricordiamo che la competenza dell’Unione sul governo delle migrazioni è limitata. Tra i pezzi portati avanti vi è l’action plan on integration and inclusion for 2021-2027, presentato in November 2020[2]. Questo piano segue quello del 2011 e del 2016 on the integration of third-country nationals. E’ frutto di una ampia consultazione con diversi stakeholders[3]: local and regional authorities, social and economic partners, employers, civil society organisations, foundations, international organisations, migrants and refugees; oltre che con i governi dei paesi membri.
Guardando al piano di azione, si possono notare alcuni importanti elementi politici positivi mentre emergono alcune questioni su cui agire per superare le attuali contraddizioni.
Innanzitutto il piano fa un chiaro riferimento ai principi fondanti l’Unione, insistendo più volte sulla coesione sociale e la partecipazione democratica sia dei nuovi arrivati che delle persone con background migratorio. Sulla necessità di sostenere un processo di integrazione reciproco tra autoctoni e migranti, un processo “two way” per contrastare la polarizzazione. A tal riguardo si può ricordare anche il piano europeo contro il razzismo[4]. La coesione sociale si nutre di reciproca conoscenza e partecipazione alla vita, che si deve realizzare anche nella partecipazione ai processi decisionali.
Riprendendo i piani precedenti, quello nuovo propone una visione integrata e di medio lungo periodo dell’integrazione, non emergenziale e di corto respiro. E’ previsto un approccio per stadi con investimenti lungo tutto percorso dell’integrazione in modo da favorire un accesso universalistico ai servizi pubblici (6), e da evitare la separazione dei migranti da altri gruppi sociali vulnerabili.
Altrettanto importante è l’approccio di multi level governance, territoriale e multi stakeholder. Il piano riconosce il ruolo fondamentale del livello locale. L’integrazione si fa concretamente nei quartieri, nelle città e nelle aree rurali. Gli enti territoriali e le comunità locali, le organizzazioni della società civile, i sindacati e gli imprenditori, sono gli attori reali dell’integrazione dei migranti. La Commissione e i governi nazionali sono quindi chiamati a creare partnership con questi attori (15) per la migliore attuazione delle misure politiche di inclusione sociale.
Il piano indica una serie di azioni concrete da realizzare in alcuni settori prioritari dell’integrazione, chiarendo il ruolo della Commissione rispetto a quello dei governi nazionali e dei diversi attori, nel campo dell’educazione (8), dell’occupazione (11), della salute (13), e della casa (14). Indica anche le diverse opportunità di finanziamento a livello comunitario (17) che includono in particolare specialised funding instruments to support national integration policies: the Asylum, Migration and Integration Fund (AMIF) and the European Social Fund (ESF+)
Tra gli elementi di innovazione per la coesione sociale viene prestata attenzione al ruolo delle nuove tecnologie digitali. Tecnologie che possono sia favorire la coesione sociale, che creare nuove disuguaglianze di accesso ai servizi pubblici fondamentali, così come di sfruttamento e precariato nel mondo del lavoro. Per questo i migranti assieme ad altre categorie sociali hanno bisogno di importanti misure di alfabetizzazione digitale assieme al miglioramento delle proprie competenze linguistiche.
Infine il piano prevede una azione di monitoraggio che sia evidence based (23), e che porti ad una mid term review da realizzare nel 2024.
Nonostante questi elementi politici positivi emergono alcune questioni.
La questione politica più rilevante è il rapporto sghembo, asimmetrico, distonico, del piano per l’integrazione con l’attuale dibattito politico focalizzato sulla gestione dei flussi migratori ai confini dell’Unione. Tanto il piano sostiene i principi fondanti dell’Unione, quanto le misure di screening e accoglienza ai confini creano situazioni di mancato rispetto dei diritti umani e di asilo. Il nuovo piano su migrazioni e asilo risulta contraddittorio riguardo i principi dell’Unione: da un lato li promuove con il piano per l’integrazione e dall’altro li rinnega con il controllo dei confini e il contenimento dei migranti nei paesi vicini e lontani. Manca una coerenza delle politiche.
I pezzi del nuovo piano su migrazioni e asilo risultano quindi non combacianti, poco integrati. Infatti l’unico elemento di collegamento del piano per l’integrazione con la politica del governo dei flussi migratori si coglie quando fa riferimento alle misure di pre partenza nei paesi di origine per preparare i migranti all’inclusione nelle società ed economie europee, e alle resettlement e community sponsorship (pag 7 e 20/21) che consentono l’entrata di rifugiati. Ma nulla vi è sul rapporto tra reception e integration.
Emergono anche alcune questioni più tecniche, la cui mancata risoluzione può inficiare la politica dell’integrazione. Le azioni del piano indicano i risultati da raggiungere ma in maniera generale e generica. Sarebbe invece utile un approccio realmente evidence based con l’adozione di target specifici da raggiungere (così come si sta facendo ad esempio con l’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile). Altra questione tecnica è la problematica dell’integrazione tra i diversi fondi perché le procedure e i tempi sono differenti. Il piano chiede una maggiore coordinamento tra le autorità di gestione (19), ma forse è necessario un migliore allineamento tra i fondi armonizzando i regolamenti.
Infine, altra questione politica rilevante è che, se da un lato il piano riconosce come le difficoltà di integrazione dei migranti si debbano a una intersezione di diseguaglianze, discriminazioni, segregazioni, che coinvolgono molte categorie sociali, dall’altro non si entra nel merito delle strutture economiche, sociali e politiche che le determinano. L’empowerment degli attori è fondamentale se è capace di cambiare i modelli diseguali ed escludenti, le barriere strutturali, e per questo la partecipazione attiva ai processi decisionali è molto importante. D’altra parte il dibattito politico e le proposte della Commissione potrebbero cercare di incidere di più nella regolazione delle strutture di mercato. Si può ad esempio fare riferimento all’introduzione della condizionalità sociale nella politica agricola comune, che può contrastare il fenomeno del caporalato, che sfrutta molti immigranti nelle campagne, ma anche nei servizi alla persona.
In conclusione, il piano per l’integrazione rappresenta uno strumento positivo, su cui investire l’attenzione politica e da cui attingere nuove narrazioni di inclusione sociale positiva. Occorre però approfondire e migliorare la coerenza delle politiche sia riguardo l’impianto complessivo del nuovo patto su migrazioni e asilo, sia rispetto alle condizioni strutturali delle disuguaglianze e discriminazioni.
[1] Available at: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/promoting-our-european-way-life/new-pact-migration-and-asylum_en.
[2] Communication on an Action Plan on integration and inclusion 2021-2024, COM(2020) 758 final, https://ec.europa.eu/migrant-integration/news/the-ec-presents-its-euaction-plan-on-integration-and-inclusion-2021-2027.
[3] Commission Report on the consultation on the integration and inclusion of migrants and people with a migrant background Final report, November 2020, https://ec.europa. eu/home-affairs/sites/homeaffairs/files/summary/summary_of_consultations_in_view_of_the_action_plan_on_integration_and_inclusion.pdf.
[4] A Union of equality : EU anti-racism action plan 2020-2025, COM(2020)565 final