In Perù una legge contro le ONG

Fonte immagine Los derechos humanos en el Perú en franco retroceso – IDEHPUCP
Ufficio Policy Focsiv – Da diversi anni le organizzazioni della società civile e in particolare quelle più impegnate nella difesa dei diritti umani e della democrazia segnalano come in molti paesi si stia “restringendo lo spazio” per la loro operatività. I governi impongono sempre più limiti alla denuncia delle violazioni dei diritti umani, alla libera circolazione delle informazioni, alla libera manifestazione del dissenso, alla libera circolazione delle idee. Con la crescita delle autocrazie e delle democrazie cosiddette illiberali, le organizzazioni della società civile e i loro attivisti vengono criminalizzati e osteggiati. Questo sta accadendo in tutto il mondo. E recentemente anche in Perù.
La Plenaria del Congresso della Repubblica del Perù ha approvato la cosiddetta “Legge anti ONG” con 82 voti a favore, 16 contrari e 4 astensioni, nella seduta di mercoledì 12 marzo. Con questa legge, le ONG non potranno più fornire consulenza legale gratuita alle vittime di violazioni dei diritti umani, sia a livello nazionale che internazionale. Questa legge rappresenta un grave attacco alla giustizia e alla democrazia, poiché casi come le sterilizzazioni forzate e altri crimini contro l’umanità rimarrebbero senza accesso alla giustizia.
La legge 276992 considera un grave reato per una ONG finanziare o consigliare azioni in cause giudiziarie davanti a organismi nazionali e internazionali contro lo Stato peruviano. Se lo fa, può rischiare una multa fino a 2,6 milioni di dollari o addirittura la cancellazione dal registro che consente di operare nel paese e lo scioglimento per motivi quali l’avvio di cause contro lo Stato. Le loro attività devono infatti essere autorizzate dall’Agenzia peruviana per la cooperazione internazionale (APCI), che risponde al governo. Questo aprirebbe le porte all’impunità nei casi di violazione dei diritti umani e non proteggerebbe le comunità più vulnerabili, comprese le vittime della repressione delle proteste sociali durante il governo di Dina Boluarte. Secondo i dati del Comitato nazionale di coordinamento dei diritti umani, tra il 1991 e il 2024, le ONG peruviane hanno ottenuto almeno 113 sentenze favorevoli per le vittime di gravi violazioni dei diritti umani davanti alla Corte interamericana dei diritti umani (fonte Rosa María Palacios, La Republica).
Violazioni dei diritti che continuano. Infatti lo stesso 12 marzo, in una deplorevole dimostrazione di violenza e impunità, un gruppo di leader illegittimi e discutibili ha sequestrato l’attivista Victoria Fernandez Gamboa, rieletta presidente della Central Única Provincial de Rondas Campesinas de la Provincia de Santiago de Chuco e nota per il suo lavoro di osservatore e controllore ambientale comunitario a Coñachugo.
Alla luce della sua detenzione arbitraria, al fine di salvaguardare la sua vita e la sua salute e di fronte a possibili rappresaglie contro la sua famiglia e i leader della sua organizzazione, la Coordinadora Macro Norte de Vigilancia y Monitoreo Ambiental Comunitario, condanna fermamente il sequestro e smentisce le imputazioni false a suo carico, chiedono l’immediato intervento delle autorità per garantire la sua vita, e sostengono la legittimità dell’azione di controllo ambientale comunitario delle comunità di Santiago de Chuco