La Agroecologia Spazzatura
La cattura dell’agroecologia da parte delle grandi imprese agroalimentari, per una parziale transizione ecologica senza giustizia sociale.
Traduciamo qui di seguito l’introduzione e le conclusioni del documento pubblicato da Friends of the Earth International, il Transnational Institute e Crocevia, su come le grandi imprese agroalimentari si stanno appropriando del concetto di agroecologia snaturandone i suoi principi fondamentali.
“L’agroecologia ha guadagnato terreno negli ultimi anni mentre la necessità di trasformare il nostro sistema agroalimentare diventa sempre più chiaro. La crisi alimentare e finanziaria del 2008, e l’aggravarsi della crisi climatica e ambientale, hanno rivelato profonde sfide riguardo il modo in cui produciamo e consumiamo cibo. La giustizia agraria globale e i movimenti di sovranità alimentare, organizzati in convergenze globali come il Forum Nyéléni, hanno sottolineato l’importanza dell’agroecologia in questa trasformazione. Essi sottolineano la natura politica dell’agroecologia perché ci chiede di sfidare e trasformare le strutture di potere nella società .
Allo stesso tempo, il crescente riconoscimento di queste sfide ha portato una vasta gamma di attori a iniziare a usare il termine ‘agroecologia’ in modi diversi. In particolare le grandi imprese, e alcune ONG, gli stati e le organizzazioni intergovernative che li sostengono, stanno spingendo per una visione ristretta dell’agroecologia, basata sull’affrontare i danni ambientali associati all’agricoltura industriale. Ma anche in questi termini l’uso del concetto di agroecologia è inadeguato, perché affronta solo parzialmente i danni ambientali. Oltre a questo, mina il potenziale di trasformazione dell’agroecologia, preservando o approfondendo la disuguaglianza sociale, lo sfruttamento e gli squilibri di potere che stanno dietro al sistema agroalimentare attuale.”
“Il grande capitale agroalimentare, e le coalizioni e le iniziative che lo rappresentano, sono attori chiave dell’Iniziativa per l’Agricoltura Sostenibile (SAI), della Nuova Visione per l’Agricoltura (NVA) e della Coalizione per la nuova economia dell’alimentazione e dell’uso della terra (FOLU). Oltre alle corporazioni riconosciute dell’agribusiness, anche le aziende chimiche, le società finanziarie, le società di distribuzione dei beni di consumo, gli Stati e le organizzazioni intergovernative, alcune grandi ONG di sviluppo e ambientali, e entità filantropiche sono tutte impegnate in queste iniziative guidate dalle corporazioni, e che spesso sostengono l'”agroecologia spazzatura”. Allo stesso tempo, le iniziative ricevono fondi e sostegno pubblici, e si impegnano direttamente con gli Stati.
Attraverso queste iniziative, le grandi aziende propongono possibili riforme per affrontare alcuni dei peggiori impatti delle loro attività. L’obiettivo finale di queste riforme, tuttavia, è quello di assicurare che il grande business possa continuare a trarre profitto, senza trasformare fondamentalmente né le ingiuste relazioni socioeconomiche, politiche ed ecologiche su cui si basa l’attuale sistema agroalimentare, né l’ideologia escludente e miope che le legittima. Al fine di “cambiare tutto in modo che nulla cambi”, le principali multinazionali hanno integrato selettivamente alcuni obiettivi, discorsi e pratiche chiave dell’agroecologia. Usano significative risorse politiche, finanziarie, mediatiche e di pubbliche relazioni per portare avanti la loro visione ristretta dell’agroecologia, con l’obiettivo di assicurare che visioni più trasformative non prendano piede e minaccino i loro profitti.
Tuttavia, nelle parole delle organizzazioni che hanno partecipato al Forum Internazionale per l’Agroecologia del 2015 a Nyéléni, in Mali, “l’agroecologia è una questione politica”. Una vera transizione agroecologica deve andare di pari passo con politiche pubbliche che: i) garantiscano un ruolo centrale nella loro progettazione e attuazione ai piccoli produttori di cibo e ai lavoratori rurali e urbani; ii) siano coerenti con gli strumenti nazionali e internazionali sui diritti umani, compresa la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano nelle aree rurali, e iii) favoriscano un’agroecologia che sia fedele alla sua visione di sostenibilità dell’ecosistema e alle sue radici nella giustizia sociale e ambientale. Le sfide che le donne e i giovani affrontano nell’attuale sistema agroalimentare devono essere affrontate in modo profondo, sistemico, non solo attraverso un migliore accesso ai mercati o alla tecnologia. Al contrario, la promozione di iniziative di “agroecologia spazzatura” apre la possibilità ad un maggiore greenwashing di forme di produzione socialmente e ambientalmente distruttive, e radica più profondamente le dinamiche ingiuste che hanno portato alle crisi attuali.
C’è un urgente bisogno di costruire politiche pubbliche partecipative per lo sviluppo, la promozione e l’implementazione dell’agroecologia a beneficio di tutte le persone, e specialmente dei piccoli produttori di cibo e dei lavoratori rurali e urbani. Questo è il modello di agroecologia – da e per i popoli lavoratori del pianeta – che potrebbe portare ad una reale trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari, resistendo e facendo retrocedere la loro cattura corporativa.”
Il testo completo può essere qui scaricato.