LA CARTA DI LAMPEDUSA PER LA LIBERTÀ DI MOVIMENTO E DI RESTARE
FOCSIV insieme con numerose associazioni e singole persone ha firmato a Lampedusa una sorta di manifesto che afferma un diritto dal basso per la libertà di movimento e di restare dove si sceglie di vivere, di tutte e tutti, contro discriminazioni e violenze.
Tutto ciò parte dalla necessità di cambiare profondamente un sistema di politiche sulle migrazioni che causa migliaia di vittime lungo le frontiere dell’Unione europea. Questo non è più possibile e tollerabile.
La carta ha una tensione utopica (la prima parte) centrata sulla libertà e la dignità di ogni persona umana, che dovrebbe essere la guida essenziale per ogni comportamento e ogni politica. In questo senso si cerca anche di cambiare linguaggio, liberandolo da termini e concetti disumanizzanti utilizzati normalmente nel dibattito politico, che con tecnicismi rende le persone umane degli oggetti, delle cose da sistemare, gettare o scartare.
Si stabilisce così la libertà di muoversi e di restare dove si ha intenzione di vivere per la dignità di ogni essere umano. Sotto traccia al testo e in alcuni interventi di persone che hanno partecipato all’incontro, vi è un approccio che vorrebbe un’Europa (e oltre) più cosmopolita, dove l’appartenenza nazionale non è più segno di divisioni e discriminazioni, dove ciò che conta è semplicemente la persona umana in sé, a prescindere da differenze segnate da luoghi e da discriminazioni di qualsiasi genere.
La Carta ha una seconda parte più politica, dove viene affermata la necessità di abrogare le misure di militarizzazione dei confini, il reato d’ingresso e di soccorso, il sistema dei visti e delle quote con il vincolo del contratto del lavoro, così come i limiti al ricongiungimento familiare e alla circolazione nello spazio Shengen. E viceversa di riconoscere il diritto di soggiorno superando la logica delle sanatorie, e di assicurare la completa tutela dei diritti dei minori. Inoltre si sottolinea la necessità di impedire le clausole migratorie, l’esternalizzazione dei sistemi di controllo nei paesi vicini e le strumentalizzazioni delle politiche di cooperazione.
A tutto ciò deve corrispondere un sistema di norme e pratiche che affermi l’uguale accesso ai diritti di cittadinanza, l’accesso al lavoro, alla casa, all’istruzione e al welfare, ai diritti politici, a preservare e costruire il proprio nucleo familiare, combattendo ogni linguaggio di tipo razzistico. Il riconoscimento della cittadinanza europea in base allo ius solis.
Una particolare attenzione è rivolta al diritto all’asilo, e allo scandalo dei centri di detenzione, ai CIE così come agli altri centri disumanizzanti. Si afferma la necessità di abrogare il Regolamento di Dublino che impone al migrante di chiedere il riconoscimento nel primo paese membro dell’UE di ingresso, contro la sua libertà di chiedere asilo laddove decide di vivere, ha famiglia e conoscenti. E nel contempo la necessità di costruire percorsi di arrivo garantito immediato per chi lascia il suo paese, per sfuggire a guerre, persecuzioni, catastrofi climatiche e ambientali, così come economiche e sociali.
Occorre dare immediata tutela e protezione dei migranti mettendo fine al sistema di accoglienza basato su campi e centri. Va costruito invece un sistema condiviso nei diversi territori, del Mediterraneo e oltre, basato sulla predisposizione, in ogni luogo, di attività di accoglienza diffusa, decentrata e fondata sulla valorizzazione dei percorsi personali, promuovendo esperienze di accoglienza auto organizzate. Mettendo fine al formarsi di monopoli speculativi sui centri di accoglienza, che “gestiscono” centinaia di migranti senza promuovere il rapporto con la società.
Infine La Carta di Lampedusa ribadisce la necessità dell’immediata abrogazione dell’istituto della detenzione amministrativa e la chiusura di tutti i centri, comunque denominati o configurati, e delle strutture di accoglienza contenitiva. Convertendo le risorse fino ad ora destinate a questi luoghi a scopi sociali rivolti a tutti e a tutte.
La carta di Lampedusa ha una forte impronta libertaria ed egualitaria, nella migliore tradizione umanista, in un mondo che invece è sempre più stitico e cinico. Dove la fraternità e la com-passione sono quotidianamente messe sotto scacco dalla competizione e dalle differenze nazionalistiche, di caste, corporazioni e classi, che escludono gli ultimi. La Carta di Lampedusa rappresenta quindi una boccata di ossigeno e di richiamo all’impegno per un mondo migliore. Ora si tratta di metterla in pratica aderendo alle tante iniziative sui territori e mettendosi in rete, in Italia, in Europa, nel Mediterraneo.