La continua deriva della cooperazione allo sviluppo per contenere le migrazioni
Foto: Narinder Nanu/ AFP
di Andrea Stocchiero, Ufficio Policy FOCSIV
Domani il Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni dell’Unione europea discuterà l’ennesimo piano per contenere le migrazioni cosiddette irregolari usando i fondi della cooperazione allo sviluppo. Si scrive “cosiddette” irregolari perché le persone che fuggono da guerre, disastri climatici, fame, non possono certo aspettare un visto per muoversi. Sono chiamate migrazioni forzate e non hanno sufficienti canali regolari per spostarsi. Esistono pochi e insufficienti corridoi umanitari e programmi di reinsediamento. Di conseguenza sono costrette a stazionare indefinitamente nei campi profughi, a condurre una vita di stenti, per lo più sfruttati in lavori sporchi nelle città dei paesi di accoglienza dalla Turchia al Marocco, o a tentare rotte pericolose come l’attraversamento del canale di Sicilia.
La Commissione europea con i paesi membri ha usato più di 12 miliardi di euro della cooperazione allo sviluppo, dalla crisi del 2015 ad oggi, per contenere queste migrazioni nel Mediterraneo del Sud e in alcuni paesi di origine. Sono stati attuati l’accordo con la Turchia (Article: The EU-Turkey Deal, Five Years On: A Fray.. | migrationpolicy.org e EU: Anniversary of Turkey deal offers warning against further dangerous migration deals – Amnesty International), il Fondo di emergenza per l’Africa (ora terminato; “Partenariato o condizionalità dell’ aiuto?” Valutazioni sullo European Trust Fund – FOCSIV) e i programmi di protezione e sviluppo nei paesi mediterranei (Regional Development and Protection Programmes in North Africa projects’ implementation (europa.eu)). Parte di questi fondi sono andati a sostenere le frontiere di questi paesi, le loro guardie, polizie, forze speciali …, a scapito dei diritti umani dei migranti (Il Memorandum Italia-Libia compie 5 anni sulla pelle dei migranti – FOCSIV). Il nuovo bilancio per la cooperazione dell’Unione europea prevede altrettante risorse per i prossimi anni, circa il 10% di 80 miliardi di euro (A new neighbourhood, development and international cooperation instrument (europa.eu)).
Il “nuovo” piano di emergenza presentato dalla Commissione non è quindi una novità, continua con la politica precedente di “esternalizzare”, ovvero di delegare ai governi dei paesi del Sud (più o meno democratici), il contenimento delle migrazioni. Ben 13 misure su 20 riguardano la cooperazione con i paesi del Mediterraneo centrale, in particolare con Libia, Egitto, Tunisia, Niger. Si prevede di spendere 580 milioni di euro per soluzioni che non saranno durature. La stessa Commissione infatti (come si può leggere nella traduzione in italiano del piano qui sotto) scrive a chiare lettere che le soluzioni strutturali dipendono dalle riforme previste nel piano migrazioni e asilo tutt’ora in discussione (tra cui il famoso accordo di Dublino).
La cooperazione allo sviluppo ha dei fini grandi: lotta alla povertà e alle disuguaglianze, cambiamento climatico, diritti umani, avendo a disposizione poche risorse (sono circa 180 miliardi di dollari all’anno a livello globale contro i 4 trillioni necessari: Can the world still achieve the UN’s Sustainable Development Goals? | World Economic Forum (weforum.org)). L’Italia in questo contesto è ben lontana dall’obiettivo di dedicare lo 0,7% del reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo, così come l’insieme dell’Unione europea (La cooperazione allo sviluppo europea e italiana si è “gonfiata” e non raggiunge l’obiettivo delle 0.7% – FOCSIV). Queste scarse risorse sono sempre più spostate per contenere le migrazioni. In questo modo non si “risolve” niente: né la lotta alle disuguaglianze né un giusto governo delle migrazioni. I governi continueranno a spendere risorse pubbliche per le emergenze con scarsi risultati di medio lungo periodo.
Occorre uscire da schemi triti e ritriti, di emergenza in emergenza, di brevissimo respiro, incoerenti con il rispetto dei diritti umani e con il paradigma dello sviluppo sostenibile per tutti e tutte. E’ urgente invece un dibattito culturale e politico sulla rilevanza dell’aiuto pubblico allo sviluppo nel quadro di un nuovo paradigma entro il quale pensare in modo coerente il governo delle migrazioni (Il rapporto Migrazioni e Sviluppo Sostenibile – FOCSIV).
In questo paradigma accanto (e non dentro) la cooperazione allo sviluppo sarà necessario definire una coerente e consistente politica di cooperazione per la mobilità umana. Solo la cooperazione tra Stati in accordi regionali e multilaterali può garantire un giusto governo delle migrazioni. In questo senso il parlamento e il governo italiano devono firmare ed entrare nel Patto Globale sulle Migrazioni delle Nazioni Unite, solo insieme si possono affrontare fenomeni di interdipendenza.
Il Piano della Commissione
La Commissione europea ha presentato un piano di azione per il Mediterraneo centrale che sarà discusso domani al Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni. Qui di seguito la traduzione da Commission proposes Action Plan to address challenges (europa.eu)
In vista del Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni (Affari interni) del 25 novembre 2022, la Commissione presenta un piano d’azione dell’UE sul Mediterraneo centrale. Pur sottolineando che le soluzioni strutturali saranno trovate solo attraverso un accordo sull’intera serie di riforme in materia di asilo e migrazione attualmente in fase di negoziazione, la Commissione propone una serie di misure operative per affrontare le sfide immediate e in corso lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale.
Il piano d’azione propone una serie di 20 misure articolate attorno a tre pilastri che saranno portati avanti dall’UE e dagli Stati membri. Esse mirano a ridurre la migrazione irregolare e non sicura, a fornire soluzioni alle sfide emergenti nel settore della ricerca e del salvataggio e a rafforzare la solidarietà, in equilibrio con la responsabilità, tra gli Stati membri.
Primo pilastro: collaborazione con i Paesi partner e le organizzazioni internazionali
Una cooperazione rafforzata con i Paesi partner e le organizzazioni internazionali è fondamentale per affrontare le sfide della migrazione. L’UE rafforzerà le capacità di Tunisia, Egitto e Libia per garantire una migliore gestione delle frontiere e della migrazione. Rafforzerà la lotta contro il traffico di migranti e migliorerà l’impegno diplomatico sui rimpatri, intensificando al contempo i percorsi legali verso l’UE. Per coordinare queste azioni e massimizzarne l’impatto, l’UE farà un uso migliore delle sue strutture di coordinamento e lancerà un’iniziativa dedicata di Team Europe sul Mediterraneo centrale entro la fine di quest’anno.
Secondo pilastro: Un approccio più coordinato alla ricerca e al salvataggio
Il Piano d’azione propone misure per rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e tutti gli attori coinvolti nelle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, utilizzando il Gruppo di contatto europeo per la ricerca e il soccorso annunciato nell’ambito del Nuovo Patto. Frontex, insieme agli Stati membri interessati, effettuerà una valutazione della situazione nel Mediterraneo centrale. Sarà garantito un più stretto coordinamento con l’UNHCR e l’OIM. Dovrebbero essere promosse anche discussioni in seno all’Organizzazione marittima internazionale sulla necessità di un quadro specifico e di linee guida per le navi, con particolare attenzione alle attività di ricerca e salvataggio.
Terzo pilastro: Rafforzare l’attuazione del Meccanismo volontario di solidarietà e della Tabella di marcia congiunta
La Dichiarazione di solidarietà concordata il 22 giugno 2022 prevede un meccanismo volontario e temporaneo per un anno, che fa da ponte verso il futuro sistema permanente previsto dal Patto. Il piano d’azione propone di accelerare l’attuazione del meccanismo, anche per fornire un sostegno rapido agli Stati membri che ricevono gli arrivi via mare, migliorando la flessibilità, snellendo i processi e attuando il finanziamento di misure alternative di solidarietà.
Prossimi passi
La Commissione presenterà il piano d’azione al Consiglio in vista del Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni (Affari interni) del 25 novembre. L’UE rimarrà vigile sugli sviluppi di altre rotte migratorie chiave verso l’Europa, tra cui la rotta Turchia/Mediterraneo orientale, la rotta Mediterraneo occidentale/Atlantico e la rotta migratoria dei Balcani occidentali. A questo proposito, il presente Piano d’azione può servire da modello per sviluppare piani simili che affrontino le specificità di altre rotte migratorie.
Contesto
La presidenza ceca ha richiesto un Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni (Affari interni) a seguito dell’aumento degli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, con un incremento di oltre il 50% rispetto ai dati del 2021. La maggior parte delle persone che arrivano sulle coste europee ha rischiato la vita dopo viaggi pericolosi e operazioni di ricerca e salvataggio in mare.
Negli ultimi anni, la Commissione ha affrontato le sfide con un’azione mirata nei confronti di Paesi terzi come la Tunisia, l’Egitto e il Bangladesh. La Commissione ha creato partenariati strategici, tra cui quello con il Niger per la lotta al contrabbando e il rafforzamento delle capacità nei Paesi partner, migliorando la cooperazione sulla migrazione legale e sui rimpatri e affrontando le cause profonde. Inoltre, da giugno è in funzione un Meccanismo volontario di solidarietà per fornire solidarietà mirata ai Paesi che ricevono un numero sproporzionato di arrivi.
Il Consiglio Giustizia e Affari interni di ottobre ha affrontato i recenti sviluppi della rotta migratoria dei Balcani occidentali, che di recente ha visto un forte aumento dei movimenti migratori. La discussione si è concentrata, in particolare, sulla politica dei visti della regione dei Balcani occidentali e sui settori chiave per la cooperazione con i partner dei Balcani occidentali, individuando le iniziative comuni da mettere in campo per rafforzare l’azione europea.
I recenti sviluppi sottolineano ulteriormente la necessità di trovare soluzioni europee sostenibili e strutturali alle nostre sfide comuni, basate sull’approccio globale definito nel Nuovo Patto su Migrazione e Asilo proposto nel 2020. Resta fondamentale garantire l’adozione di queste riforme prima della fine di questa legislatura. Il Piano può essere qui scaricato: EU action plan for the Central Mediterranean (europa.eu)