La cooperazione nella revisione del bilancio UE
Fonte immagine – Bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027: il Consiglio conclude la revisione intermedia
Ufficio Policy Focsiv – Ad ottobre 2024, l’Unione Europea ha concluso la revisione di medio termine (Mid-Term Review, MTR) del NDICI-Global Europe, lo strumento principale per la cooperazione internazionale e lo sviluppo. Questo processo, avviato nel giugno 2023, ha segnato una tappa cruciale per ridefinire le priorità del bilancio europeo alla luce delle trasformazioni geopolitiche, economiche e sociali in corso (vedi La cooperazione allo sviluppo dell’UE ad un bivio – Focsiv), e le decisioni prese nell’ambito della revisione condizioneranno profondamente l’allocazione dei fondi e le strategie dell’UE per il periodo 2025-2027. Riportiamo di seguito quanto emerso da un’analisi tratta da alcune informazioni generate da organizzazioni della società civile.
La revisione aveva due obiettivi fondamentali:
- valutare i progressi dei Programmi Indicativi Pluriennali (MIPs) della cooperazione allo sviluppo, avviati nel 2021, e verificarne la coerenza rispetto alle necessità emergenti,
- ridefinire le priorità e le allocazioni finanziarie per il 2025-27, adattandole al contesto attuale.
In un periodo caratterizzato dalla crescente competizione globale per risorse strategiche, dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche e dalle crisi umanitarie (ad esempio in Ucraina), l’UE ha scelto di orientare il proprio bilancio sempre più verso il sostegno agli investimenti nelle infrastrutture, per e con il settore privato, attraverso il Global Gateway (Quale offerta del Global Gateway dell’UE. – Focsiv) e alla gestione della migrazione, a discapito di aree tradizionalmente prioritarie come la governance democratica, i diritti e lo sviluppo umano (vedi La cooperazione allo sviluppo dell’UE ad un bivio).
Uno degli aspetti centrali della revisione è stato il taglio complessivo di 2 miliardi di euro dal bilancio NDICI-Global Europe, che rappresenta una riduzione del 7,48% applicata in modo proporzionale a quasi tutti i programmi. Tuttavia, le riduzioni non sono state distribuite uniformemente, ma calibrate in base agli interessi strategici dell’UE nelle diverse aree geografiche e tematiche, con significative riallocazioni interne.
I programmi tematici, che affrontano questioni trasversali come i diritti umani, la democrazia e le sfide globali, hanno subito tagli significativi:
- diritti umani e democrazia: -39 milioni di euro,
- organizzazioni della società civile: -39 milioni di euro, riduzione che sarà in parte assorbita dal programma di educazione e sensibilizzazione DEAR, preservando i finanziamenti diretti alle organizzazioni della società civile (OSC) che operano nei paesi,
- pace, stabilità e prevenzione dei conflitti: -25,5 milioni di euro,
- sfide globali: -82,5 milioni di euro, sebbene siano stati mantenuti gli impegni verso i fondi multilaterali.
Le restrizioni non hanno chiaramente risparmiato i paesi in via di sviluppo, con impatti disomogenei tra le regioni. I cambiamenti più evidenti, infatti, si registrano nei programmi geografici, che abbracciano tre macroaree principali:
- Africa subsahariana (SSA): nonostante un aumento complessivo del budget regionale di 1,76 miliardi di euro (da 10,24 a 12 miliardi), settori cruciali come la salute (-40 milioni) e l’educazione (-10 milioni) hanno subito tagli significativi. La transizione verde ha visto una riduzione di 394 milioni di euro, mentre la ricerca scientifica e l’innovazione hanno perso 750 milioni. Al contrario, sono stati potenziati gli investimenti (+3,23 miliardi) e la gestione della migrazione (+260 milioni);
- Asia e Pacifico: anche in questa regione, l’aumento complessivo di 1,3 miliardi è stato accompagnato da tagli mirati. Ad esempio, il budget destinato alla digitalizzazione e all’innovazione è stato fortemente ridimensionato per liberare risorse da destinare agli investimenti (808 milioni di euro), mentre il sostegno alla migrazione è stato incrementato di 90 milioni di euro, in linea con le priorità UE;
- America Latina e Caraibi (LAC): l’aumento di 705 milioni è stato interamente dedicato agli investimenti, ma altre aree come la coesione sociale (-16 milioni) e la trasformazione digitale (-23 milioni) hanno subito tagli. Anche qui, emerge una chiara priorità verso settori strategici collegati al Global Gateway.
Rispetto a quest’ultimo punto, si osserva come l’integrazione della strategia EU Global Gateway sia uno dei capisaldi della revisione, che mira a rafforzare la connettività globale, soprattutto in settori come energia, trasporti, materie prime critiche e digitalizzazione. Sebbene offra opportunità di investimento, esso è stato criticato per il forte accento posto sugli aspetti economici e geopolitici, il che rischia di mettere in secondo piano obiettivi fondamentali come i diritti umani, sociali e della natura. Organizzazioni come Eurodad, Counter Balance e Oxfam hanno infatti evidenziato diversi rischi associati al Global Gateway, ovvero possibili violazioni dei diritti umani e danni ambientali, scarsa trasparenza nei processi decisionali e di allocazione dei fondi, marginalizzazione delle OSC e delle priorità legate allo sviluppo umano (vedi Who profits from the Global Gateway? The EU’s new strategy for development cooperation – Eurodad).
E’ necessario, dunque, portare avanti una mobilitazione per chiedere un riequilibrio delle priorità e una maggiore attenzione ai paesi e alle popolazioni più vulnerabili: è cruciale che, nonostante i tagli, l’UE continui a perseguire obiettivi come la riduzione della povertà, la promozione della democrazia, la tutela dei diritti umani e lo sviluppo sostenibile, in quanto solo così sarà possibile garantire che il bilancio dell’Unione non sia solo uno strumento di potere strategico, ma anche un veicolo per un cambiamento globale equo e sostenibile.