La COP27 deve arrestare la corsa verso un crollo climatico “irreversibile”
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In vista della COP27 che inizierà il 6 Novembre in Egitto presentiamo qui un riassunto dell’articolo “World close to ‘irreversible’ climate breakdown, warn major studies” di Damian Carrington del quotidiano Guardian (https://www.theguardian.com/environment/2022/oct/27/world-close-to-irreversible-climate-breakdown-warn-major-studies).
Negli ultimi tempi, i cambiamenti climatici si sono manifestati come una seria minaccia per l’umanità, ed i danni causati dalla crisi climatica sono ormai in parte irreversibili. Un’azione tempestiva collettiva è necessaria, più ora che in qualsiasi momento dalla Seconda guerra mondiale, per evitare punti critici di non ritorno. Le emissioni di gas serra devono diminuire di circa la metà entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo concordato a livello internazionale di contenere l’aumento della temperatura entro 1,5°, ma le temperature sono ancora in aumento. Mentre i giganti del petrolio stanno guadagnando cifre astronomiche. Tra queste, Shell e TotalEnergies hanno entrambi raddoppiato i loro profitti trimestrali a circa 10 miliardi di dollari. I giganti del petrolio e del gas hanno goduto di profitti vertiginosi con l’aumento della domanda post-Covid e dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Si prevede che il settore accumulerà 4 trilioni di dollari di profitti nel 2022, rafforzando le richieste di pesanti tasse per affrontare la crisi del costo della vita e finanziare la transizione all’energia pulita.
Una serie di importanti rapporti ha messo a nudo quanto il pianeta sia vicino ad una catastrofe. Il rapporto dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente ha rilevato che “non esiste un percorso credibile verso 1,5°C”, e che i progressi “terribilmente inadeguati” sulla riduzione delle emissioni di carbonio significano che l’unico modo per limitare gli impatti peggiori della crisi climatica è una “rapida trasformazione delle società“. Le attuali promesse di agire entro il 2030, anche se realizzate integralmente, significherebbero un aumento del riscaldamento globale di circa 2,5°C, un livello che condannerebbe il mondo a un catastrofico collasso climatico. Nonostante i paesi abbiano promesso di attuare e rispettare i piani definiti alla COP26 a Glasgow, solo una manciata di paesi ha intensificato i propri piani di riduzione delle emissioni nell’ultimo anno.
A sua volta, l’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite ha riferito che tutti i principali gas di riscaldamento hanno raggiunto livelli record nel 2021, con un allarmante aumento delle emissioni di metano, un potente gas serra.
Il rapporto mondiale sull’energia dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha offerto un barlume di progresso, secondo cui la CO2 dai combustibili fossili potrebbe raggiungere il picco entro il 2025 poiché i prezzi elevati dell’energia spingono le nazioni verso l’energia pulita, anche se ha avvertito che non sarebbe sufficiente per evitare gravi impatti climatici.
Il rapporto dell’AIE afferma però che: “L’utile netto per i produttori mondiali di petrolio e gas è destinato a raddoppiare nel 2022 a 4 trilioni di dollari, cifra senza precedenti, un enorme ulteriori guadagno di 2 trilioni di dollari”. Il settore del petrolio e del gas ha guadagnato una media di 1 trilione di dollari all’anno di profitti negli ultimi 50 anni. L’AIE sostiene che l’investimento nell’energia pulita dovrebbe essere di almeno 4 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 per raggiungere le emissioni nette zero entro la metà del secolo. “Se l’industria globale del petrolio e del gas investisse questo reddito aggiuntivo di 2 trilioni di dollari in combustibili a basse emissioni, come idrogeno e biocarburanti, finanzierebbe tutti gli investimenti necessari per il resto di questo decennio”.
Rockström, direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research in Germania, ha dichiarato: “È un momento davvero cupo, non solo per i rapporti che mostrano che le emissioni sono ancora in aumento, non stiamo rispettando né gli accordi sul clima di Parigi né di Glasgow, e abbiamo tante prove scientifiche che siamo molto, molto vicini a cambiamenti irreversibili: ci stiamo avvicinando a punti di non ritorno”. “Inoltre, il mondo è purtroppo in uno stato geopoliticamente instabile”, ha affermato Rockström. “Quindi, abbiamo bisogno di un’azione collettiva a livello globale, probabilmente più che mai dalla Seconda guerra mondiale, per mantenere stabile il pianeta”.
Le sue osservazioni sono arrivate dopo che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha affermato che l’azione per il clima “è penosamente insufficiente“. “Siamo diretti verso una catastrofe globale [e] verso livelli di riscaldamento globale che distruggono l’economia”. Ha aggiunto: “Siccità, inondazioni, tempeste e incendi stanno devastando vite e mezzi di sussistenza in tutto il mondo [e] peggiorano di giorno in giorno. Abbiamo bisogno di un’azione per il clima su tutti i fronti e ne abbiamo bisogno ora”. Ha affermato che le nazioni del G20, responsabili dell’80% delle emissioni, devono aprire la strada di questo cambiamento.
Ulteriori rapporti pubblicati negli ultimi giorni affermano che la salute della popolazione mondiale è in pericolo per la dipendenza globale dai combustibili fossili, con l’aumento delle morti per calore, della fame e delle malattie infettive con l’intensificarsi della crisi climatica.
In vista della COP 27, il professor Michael Mann, dell’Università della Pennsylvania negli Stati Uniti, ha affermato che è importante notare che si stanno facendo progressi: “È chiaramente necessario fare più lavoro se si vuole mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5°C, ma nessuno prevedeva i grandi progressi politici negli ultimi mesi sia in Australia che negli Stati Uniti. Si stima che la legislazione statunitense ridurrà le emissioni nazionali del 40% in questo decennio. Con la leadership statunitense, possiamo aspettarci che altri grandi emettitori ora si presentino al tavolo della Cop27”. Gli esperti del clima concordano sul fatto che ogni azione che limita il riscaldamento globale riduce la sofferenza delle persone causata dagli impatti climatici. “L’obiettivo di 1,5 °C è ora quasi impossibile, ma ogni frazione di grado equivarrà a enormi danni evitati per le generazioni a venire”, ha affermato il professor Dave Reay, dell’Università di Edimburgo, nel Regno Unito.
Röckstrom ha dichiarato: “Nonostante il fatto che la situazione sia deprimente e molto impegnativa, consiglio vivamente a tutti di agire nel mondo degli affari, della politica, della società o della scienza. Più cadiamo in profondità nell’oscuro abisso del rischio, più dovremo sforzarci per uscire da quella voragine. Non è che non sappiamo cosa fare, è piuttosto che non stiamo facendo ciò che è necessario”.